Il vertice europeo dedicato all’emergenza sbarchi ha stabilito di triplicare i fondi per le operazioni Triton e Poseidon. Deciso anche l’innalzamento del numero dei mezzi a disposizione e il rafforzamento delle politiche Ue con le organizzazioni che si occupano dei migranti. La maggior parte degli Stati europei ha chiesto di non modificare il mandato di Triton, preservandone il carattere di controllo delle frontiere anziché di ricerca e salvataggio. Per Matteo Renzi, il vertice “è stato un grande passo in avanti per l’Europa”. Ne abbiamo parlato con il generale Fabrizio Castagnetti, ex capo di Stato maggiore dell’Esercito Italiano.



Il vertice europeo è stato davvero un successo?

No, ma del resto chi si aspettava dei grandi risultati da questa riunione era un utopista. Se l’Europa politicamente non esiste, è difficile che possa prendere dei provvedimenti seri e concreti.

Al di là dell’entità dei fondi a disposizione, la missione Triton funziona?



Triton non serve assolutamente a nulla. Il problema è molto serio e non è sufficiente un provvedimento ma serve una serie di misure coordinate tra loro. Ciò che occorre è il coinvolgimento dell’intera comunità internazionale, a partire da Nazioni Unite e Ue. Tra i provvedimenti che vanno attuati, il primo è diminuire il numero di barconi utilizzati dagli scafisti.

In che modo?

Vanno usate prudenza e determinazione. La determinazione va usata nei confronti dei barconi che si trovano in mare. Una volta che i migranti sono saliti a bordo delle nostre navi, i barconi vanno distrutti. Se come è già successo gli scafisti sparano per farsi restituire il battello, i nostri soldati devono rispondere al fuoco e affondare sia gli scafisti sia i battelli. Maggiore prudenza va utilizzata invece nelle procedure di distruzione dei barconi nei porti.



Quali altre misure vanno adottate?

Bisogna aprire dei centri per migranti nei Paesi arabi disposti a farlo. Penso a Egitto, Tunisia, Algeria e alla stessa parte di Libia controllata dal governo di Tobruk. Vanno inoltre modificate le regole europee, per consentire a quanti hanno diritto all’asilo politico di arrivare direttamente in aereo nel Paese da cui desiderano essere ospitati. Una possibilità che per il momento è esclusa dalle norme comunitarie.

 

E a livello di intelligence?

Bisogna aumentare le operazioni dei servizi segreti per cercare di individuare e colpire le reti di comando e controllo della criminalità che gestisce questi traffici.

 

Che cosa accadrà se l’Europa non facesse nulla di tutto ciò?

Mi rendo conto che si tratta di provvedimenti complessi, ma bisogna fare qualcosa perché se non si fa nulla arriveremo al punto che sarà giocoforza un intervento militare in Libia per risolvere il problema.

 

Perché Triton non funziona?

L’operazione Triton si limita a un controllo del mare. Non è quindi un deterrente per chi vuole attraversare il Mediterraneo. Anzi poiché ci sono più navi, ci sono anche maggiori probabilità di essere soccorsi e in questo modo facciamo il gioco degli scafisti. Se invece si sapesse che intendiamo eliminare i barconi e aprire dei centri di raccolta in altri Paesi in modo che gli immigrati non vadano a finire in Libia dove sono torturati, il deterrente a partire sarebbe molto forte. I soldi che spendiamo per Triton sarebbero meglio investiti se aiutassimo quei Paesi che potrebbero organizzare dei centri di raccolta.

 

Uno dei nodi da sciogliere è la questione della quota degli immigrati per ciascun Paese Ue. Che cosa bisogna mettere in discussione per risolverlo?

Bisogna mettere in discussione i risultati del vertice di Dublino, in base a cui il Paese che accoglie per primo gli immigrati se li deve tenere. Di fronte all’attuale situazione questo è un principio che non può più reggere. L’Italia deve dire che non rispetterà più questo vincolo. Può darsi che ciò comporterà delle conseguenze, ma a mali estremi, estremi rimedi.

 

(Pietro Vernizzi)