“La vera partita per Verdini è riuscire a trovare dieci senatori disposti a passare insieme a lui dall’opposizione alla maggioranza subito dopo le Regionali. Comunque andranno le cose, Berlusconi non ha più nessuna intenzione di recuperare i rapporti con l’ex coordinatore”. E’ l’analisi di Fabrizio D’Esposito, giornalista politico de Il Fatto Quotidiano, dopo l’ennesimo scontro nel corso del quale Verdini ha urlato in faccia a Berlusconi: “Silvio, hai capito che ormai sei irrilevante e non contiamo più nulla? Non puoi vivere nella nostalgia di essere il numero 1. Ora il numero 1 è Renzi, tu puoi essere al massimo il numero 2”.
Che cosa è successo tra Verdini e Berlusconi?
Anche dopo la fine del Patto del Nazareno, Verdini non ha mai interrotto i rapporti con Renzi.Il suo punto di partenza è che ormai la spinta propulsiva del berlusconismo è finita, e che l’unica speranza di sopravvivenza dipende da Renzi e dal suo “Partito della Nazione”. Verdini sta progressivamente entrando in rotta di collisione con Berlusconi, e quando al Senato ci saranno altri passaggi sulle riforme sancirà questa rottura insieme ad altri colleghi di Forza Italia e Gal. Quella che sta avvenendo è una rottura molto seria, conseguenza di un processo che va avanti da mesi.
Verdini quanti parlamentari riuscirà a portare con sé?
Alla Camera dovrebbe contare su 17 parlamentari, al Senato su molti meno. La difficoltà di Verdini è nel riuscire a trovare dieci senatori che passino con lui dall’opposizione alla maggioranza. Se dovesse riuscire a formare soltanto un gruppo di verdiniani prendendoli già dal bacino della maggioranza, per esempio da Gal, non riuscirebbe a dare la dimostrazione di forza cui aspira. Il dato di fatto però è che con la fuga dei verdiniani e dei fittiani, Berlusconi rischia di vedersi svuotare il gruppo parlamentare. E magari, come ammettono con una battuta alcuni stessi esponenti azzurri, di qui al 2018 trovarsi senza un solo deputato o senatore.
Che cosa si aspetta dal voto sull’Italicum?
Il grosso delle truppe del Pd voterà l’Italicum e il grosso della stessa minoranza non farà scherzetti. Qualora dovesse paventarsi il voto segreto, i bersaniani dialoganti potrebbero scegliere di non partecipare al voto per mostrare di non essere loro i franchi tiratori. Nell’urna Renzi potrebbe poi ritrovarsi quei 20 voti in più dei verdiniani. L’Italicum potrebbe quindi essere il banco di prova per la frattura in Forza Italia.
Dopo avere sostenuto l’Italicum , Berlusconi ha accusato Renzi di fare una legge elettorale autoritaria. Che cosa ha in mente?
La rottura del Patto del Nazareno non è avvenuta sui contenuti della legge elettorale. Anzi, Berlusconi e Verdini litigarono proprio perché il primo concesse a Renzi il premio di lista anziché di coalizione. All’epoca Verdini commentò che così Forza Italia si suicidava. C’è poi stata la vicenda decisiva del Quirinale che ha segnato uno spartiacque. Oggi sull’Italicum Berlusconi sta facendo tattica, ma il nodo è politico: si tratta di una legge che ha fatto insieme a Renzi, e adesso non la vota perché si è rotto il patto.
Che cosa si aspetta dalle Regionali?
Personalmente non credo in un recupero di Toti in Liguria. L’unica partita seria che può giocarsi Berlusconi riguarda la Campania, dove pure lo stesso Caldoro è sfavorito rispetto a De Luca. Diverso il caso del Veneto, dove è candidato Zaia è della Lega e quindi Berlusconi fa la parte del comprimario.
Come cambieranno gli equilibri in Forza Italia dopo le Regionali?
Perché ci siano degli equilibri dovremmo avere un partito. Ormai quello di Berlusconi però non è più un partito, ma è sempre più una faida tra clan che si fanno fuori a vicenda. Altri sono pronti a uscire, e Berlusconi si affiderà quindi a un ristretto manipolo di persone che coincideranno con il cerchio magico. L’ultima new entry potrebbe essere Antonio Tajani, uno dei pochi esponenti “storici” di Forza Italia rimasti sulla piazza.
Quali sono i progetti di Berlusconi?
Berlusconi sta portando avanti un suo progetto di riduzione di Forza Italia a una sorta di enclave personale. Deve liberarsi di tutta la vecchia classe dirigente, da Fitto a Verdini, e quindi non ha fatto nulla per recuperare il suo rapporto con l’ex coordinatore. Berlusconi si farà così la sua “Repubblica di Salò”. Il motto dell’ultima fase berlusconiana pare che sia la canzone di Arbore “Meno siamo meglio stiamo”.
A chi sarà affidata la leadership?
Giovedì è tornata in campo la questione di Marina Berlusconi. Se il quadro politico dovesse precipitare e Berlusconi avesse bisogno di un leader nuovo, in grado di essere agibile a tutto campo, a quel punto potrebbe ritornare all’ordine del giorno la soluzione dinastica e affidarsi al volto di Marina Berlusconi come leader nazionale di Forza Italia.
(Pietro Vernizzi)