Per un po’ è sembrato che anche Gianfranco Rotondi, ex Dc, fedelissimo dell’ex Cavaliere, avesse lasciato Forza Italia, seguendo le orme di Sandro Bondi, della Repetti e di tanti altri. Ma il diretto interessato smentisce: nessun ripensamento, è vero, siamo nell’ “ora buia”— spiega Rotondi al sussidiario — ma io ho scelto il Cavaliere, non Forza Italia, di cui non me ne può fregar di meno. Anzi: mi candido premier.
Se da Forza Italia dopo un ex Pci come Bondi va via anche un democristiano doc come Gianfranco Rotondi…
Un momento. Ho il dovere di darvi un’esclusiva: i principali quotidiani annunciano il mio addio a Forza Italia, io vi dico che non è vero. Perché lo facciano, bisognerebbe chiederlo a chi lo scrive.
E chi la vuole fuori?
O c’è l’esigenza che io me ne vada per rilanciare Forza Italia, ma me lo devono dire, oppure c’è una manovra.
Di chi?
Non mi interessa. Come dicono a Roma, di Forza Italia non me ne po’ frega de’ meno. Io sto con Berlusconi.
Sta con Berlusconi perché Forza Italia è morta?
Io ho scelto nel ’95 di stare con Silvio Berlusconi, ed è stata una scelta lungimirante. Quando i democristiani più blasonati spiegavano che Berlusconi era un incidente della storia e che alleandoci con la sinistra saremmo tornati al potere, di fronte a questa sciocchezza io scelsi Berlusconi e affiancai sempre al suo lavoro una presenza organizzata dei cattolici, prima con il Cdu poi con la Democrazia cristiana. Questa è stata la mia scelta.
Ma la sua Dc…
E’ stato Berlusconi a chiedermi di sciogliere il mio partito e fondare con lui, da socio minoritario, il Pdl. Io sono in sostanza un amico di Berlusconi, non un fondatore di Forza Italia, perché nel ’94 ero popolare e resto un popolare. Sono convinto che nell’ora buia il mio dovere sia di restare accanto a Berlusconi. Se poi è necessario che io stia in Forza Italia o lo debba affiancare in altro modo, è una cosa che concorderò direttamente con lui.
Nell’intervista a La Stampa però lei dice che lascia.
La mia intervista mia alla Stampa è corretta, ma una manina è intervenuta sul titolo (Rotondi: “Lascio Forza Italia ma mi candido premier per cadere sul campo”, ndr). Questo dà ancor più l’idea di qualche manovrina in atto.
Ha parlato di “ora buia”. Perché Berlusconi ha regalato a Renzi una legge elettorale che lo fa fuori?
No, no. Berlusconi ha sbagliato a cambiare idea, il voto a favore dell’Italicum che premia la lista è stato un atto di audacia del migliore Silvio Berlusconi.
Ma la forza di Berlusconi è sempre stata nell’aggregare altre forze. Il premio di lista non lo condanna alla sconfitta?
Quando Berlusconi ha scelto il premio di lista ha scommesso su un’italia bipartitica, ma questo è stato proprio uno dei motivi storici per cui è sceso in campo. E il sì alla lista è coerente col suo percorso fin dal Pdl: o si fa il partito che sfida il Pd o tutti a casa. Io nelle sfide audaci trovo più gusto, e sono stato così contento della scelta che l’ho mantenuta anche quando lui l’ha cambiata. E ho votato sì alle riforme.
Forza Italia ha concluso l’accordo con la Lega. Non siete un po’ troppo a rimorchio di Salvini?
Onestamente sì… Salvini la trattativa l’ha condotta brillantemente, ha solo ceduto qualcosa nel finale. E noi impegnati a rincorrere chi se ne va e a cacciare chi non se ne vuole andare.
Renzi accelera sull’Italicum per andare presto alle elezioni?
Io credo che quando uno è seduto a Palazzo Chigi, la tentazione meno incalzante che ha sia quella di mettere in discussione tutto con un voto. Andrà a votare solo se servirà alla sua maggioranza.
Come spiega il cambio di linea politica per cui, smentito il Nazareno, ora Berlusconi fa opposizione dura su riforme e Italicum?
Renzi ha mostrato i muscoli imponendo Mattarella senza condividerlo con Berlusconi. Il quale, peraltro, lo avrebbe condiviso.
Lei, Rotondi, non si sente minacciato dal limite di tre legislature imposto dai vertici del partito?
No, perché io ho posto con umiltà ma anche con fierezza la mia candidatura a premier. E aspetto che la giudichi Berlusconi. Trovo naturale che dopo aver fatto cinque volte il deputato, o faccio il salto di qualità o me ne vado a casa. La cosa non mi fa paura.
Chi comanda adesso in Forza Italia?
Non lo so. Penso però che senza Berlusconi, Forza Italia sia solo una comitiva di amici che si lasciano senza nemmeno scambiarsi il numero di telefono.
Dell’addio di Bondi cosa dice?
Mettiamola così: non è nata una comunità di amici. Penso che finché Berlusconi è in campo, chi è stato suo ministro abbia il dovere di restare con lui.
Sappiamo che non è andata proprio così.
Tra i motivi per i quali mi sono candidato a premier vi invito a fare un gioco: quello di prendere una foto del Cdm di quando ci insediammo, nel 2008, e fare il giro del tavolo. Partiamo da Maroni: è di un altro partito, la Lega. Va a rompere l’alleanza con FI salvo poi ricomporla oggi. Alfano è il delfino che ha abbandonato Berlusconi. La Russa, ministro della Difesa, se n’è andato e ha fatto un altro partito. Frattini, ministro degli Esteri, pure lui ha abbandonato Berlusconi, è passato con Monti e non si è candidato più. La Meloni, tra i primi ad andarsene, ha fatto un altro partito. Altri — Galan e Scajola — hanno avuto disavventure che li hanno messi fuori gioco. C’era Fitto, che ora è il principale oppositore di Berlusconi, cosa più che legittima naturalmente; Tremonti se n’è andato, Bondi pure, il tavolo è quasi finito: restano Rotondi, Carfagna e Gelmini.
Dunque lei…
Non è che io sia un candidato bizzarro. Berlusconi potrebbe dire: Rotondi sarà anche un po’ matto, ma è uno di quelli che sono rimasti con me. Se chiede di fare il premier, prima di dirgli di no un esamino di coscienza lo debbo fare.
Il più è che ne siano persuasi anche quelli che gli stanno intorno: Toti, la Pascale, la Rossi, la Bergamini.
Perché mai dovrebbero essere contrari? Non credo che vedano in me un ostacolo al lavoro che stanno facendo. Una Forza Italia in difficoltà, con il sistema elettorale verso cui andiamo, a Salvini dovrà contrapporre un uomo suo. E’ legittimo che ci sia anche la candidatura di Rotondi, poi sarà Berlusconi a valutarla. E c’è un solo candidato che può metterci tutti d’accordo, si chiama Silvio Berlusconi.
L’ex Cavaliere allora non rinuncia affatto a far politica.
Il tema non è se rinuncia a far politica, ma se si candida premier. Se si candida premier il discorso finisce qui.
Ma non può ricandidarsi…
Questa è in parte una decisione sua, in parte dei giudici di Strasburgo.
(Federico Ferraù)