“I parlamentari che hanno votato l’Italicum nel miraggio di una prosecuzione della legislatura fino al 2018 rischiano di avere un brusco risveglio, in quanto l’obiettivo di Renzi è quello di andare a elezioni anticipate”. Sono le parole di Alfredo D’Attorre, deputato della minoranza Pd, dopo che Montecitorio ha approvato il primo articolo della legge elettorale con 352 sì, 207 no e un astenuto. In tutto 36 i parlamentari del Pd che non hanno partecipato al voto, cui vanno aggiunti anche i dissidenti Roberto Speranza e Guglielmo Epifani che non erano in aula perché “in missione”.
Come commenta il risultato di ieri?
Il risultato di ieri segna una giornata buia e triste sia per il Parlamento sia per il Pd, anche perché 38 deputati del Pd, alcuni particolarmente autorevoli, non hanno preso parte al voto di fiducia.
Il voto di fiducia è stato uno schiaffo alla minoranza, ma anche un segno di debolezza da parte di Renzi. Avete sprecato l’ultima opportunità per fermare l’Italicum?
Ci sono battaglie che vanno fatte comunque, in quanto sono legate a convinzioni profonde, soprattutto su un tema come quello dell’equilibrio democratico e costituzionale. E’ una battaglia che serve anche per tenere in vita l’idea del vero Pd, legato alla sua cultura istituzionale, a una democrazia non plebiscitaria, a una cultura del dialogo e dell’ascolto, e che non piega gli equilibri istituzionali a seconda delle sue convenienze. Tutto ciò che in passato abbiamo contestato duramente a Berlusconi.
Rinunciando al voto segreto avete teso una mano a Renzi che è stata subito respinta. Siete degli illusi?
Noi siamo delle persone leali. Abbiamo detto che avremmo espresso il nostro dissenso sulla legge elettorale a viso aperto e così abbiamo fatto. E’ Renzi che ha avuto un atteggiamento arrogante, e che oggi porta a casa una vittoria solo numerica ma che in realtà sul piano politico e del proseguimento dell’iter delle riforme si rivelerà ben presto una vittoria di Pirro. Dietro a questa arroganza si celano debolezza e insicurezza. Renzi ha dimostrato lo sguardo corto del giocatore d’azzardo, e non quello lungo dello statista.
Perché Area riformista si è spaccata?
Da tempo nutrivo perplessità sul fatto di organizzare un’area alternativa a Renzi sotto una sigla. Noi dobbiamo partire dalla chiarezza delle posizioni politiche. Può considerarsi espressione della minoranza del Pd chi in modo limpido esprime una posizione politica diversa da quella di Renzi sulle questioni più importanti. Proprio come ha fatto Roberto Speranza, che con un gesto esemplare ha dimostrato che c’è chi antepone le idee alle poltrone.
Adesso che cosa fate, il Pd è ancora il vostro partito?
Sì. Il gesto che abbiamo compiuto serve a evitare un definitivo divorzio tra il Pd e la sinistra, le sue radici e la sua cultura delle istituzioni. Il vero atto incompatibile con il Pd è quello di Renzi, che ha messo la fiducia sulla legge elettorale. E’ uno strappo molto profondo che lascia una traccia. Adesso bisognerà pensare al modo per riaprire un confronto interno al partito, chiamando al pronunciamento i nostri iscritti ed elettori. Su temi cruciali come lavoro, democrazia e costituzione, Renzi ha fatto scelte che non sono mai state discusse con la nostra base, e che non facevano parte del programma con cui era stato eletto segretario alle primarie. Per esempio non aveva mai detto che avrebbe resuscitato un pezzo del Porcellum.
Lei crede alle aperture di Renzi sulla riforma del Senato?
E’ tutto fumo. Incassato l’Italicum, Renzi si rende conto che dopo quest’ultimo strappo la riforma costituzionale rischia di finire su un binario morto. Si tiene quindi aperta la strada per andare al voto dopo l’approvazione dell’Italicum.
L’Italicum però non vale per il Senato…
Il Consultellum ha una soglia di sbarramento piuttosto ampia, pari all’8%, che potrebbe consentire a Renzi di avvicinarsi alla maggioranza anche al Senato. I parlamentari che hanno votato l’Italicum nel miraggio di una prosecuzione della legislatura fino al 2018 rischiano di avere un brusco risveglio. Renzi incassa l’Italicum e a quel punto potrebbe decidere di aprire la strada verso le elezioni anticipate.
Quindi si va al voto?
E’ uno scenario da non escludere. Quanto è avvenuto è uno strappo molto profondo sul tessuto della legislatura, che rende molto problematica la prosecuzione dell’iter delle riforme.
(Pietro Vernizzi)