“Questa legge elettorale affida di fatto al governo il potere di nominare tutte le istituzioni di garanzia, quali il presidente della Repubblica e i membri di Csm e Consulta. Ciò significa fare saltare le garanzie più importanti previste dalla Costituzione”. Lo afferma il professor Antonio Baldassarre, ex presidente della Corte costituzionale. Ieri la Camera dei deputati ha confermato la fiducia al governo, che era stata chiesta sul primo articolo dell’Italicum. L’aula ha votato la fiducia sul primo articolo della legge elettorale con 352 sì e 207 no.



Come valuta il ricorso alla fiducia da parte di Renzi?

Da un punto di vista giuridico-formale è possibile, nel senso che la fiducia si può mettere su qualsiasi voto alla Camera. Dal punto di vista sostanziale un problema c’è, perché si tratta di un voto sulla legge elettorale. E’ cioè una materia molto sensibile per il sistema costituzionale. Normalmente per queste norme si cerca il consenso più ampio, e non si procede a colpi di maggioranza. La scelta del governo lascia quindi un po’ perplessi.



Per Renzi, anche De Gasperi cercò di fare passare la legge elettorale con il voto di fiducia…

La “legge truffa” di De Gasperi non è certo un buon esempio, tanto è vero che poi nel 1953 gli elettori non fecero scattare il premio, dimostrando di avere un giudizio negativo sul comportamento della maggioranza di allora. All’inizio, tra l’altro, Renzi aveva sostenuto che l’Italicum doveva essere concordato con la minoranza.

Il voto di fiducia non è una contraddizione?

Senza dubbio. Per giustificare il patto del Nazareno con Berlusconi, Renzi affermò che si trattava della legge elettorale, e che quindi era suo compito cercare l’accordo anche con l’opposizione. Adesso dice esattamente il contrario.



Area, il gruppo che rappresenta le toghe di sinistra, ha affermato che il rischio è ridurre a “espressione della maggioranza politica del momento” organi costituzionali come presidente della Repubblica, Csm e Consulta. Lei che cosa ne pensa?

I magistrati in questo caso hanno ragione da vendere. La legge elettorale, sommata alla riforma costituzionale, attribuisce alla maggioranza un potere per le stesse nomine di garanzia che non esiste in nessun altro Paese al mondo. Il governo si ritrova con dei “superpoteri” che non hanno riscontro da nessuna parte. Nel Regno Unito per esempio non è elettiva nessuna delle istituzioni di garanzia, cioè la regina, il corrispettivo della nostra Corte costituzionale e la commissione Giustizia della Camera dei Lord. Il premier britannico gode di ampi poteri, ma tra questi non c’è la possibilità di nominare le istituzioni di garanzia.

 

Non ritiene giusto che la legge elettorale garantisca la governabilità?

Certo, ma occorre misura in tutte le cose. Non c’è dubbio che l’Italicum garantisca sia la rappresentatività sia la governabilità, il problema è il bilanciamento tra questi due valori. Quello che sottolineano i magistrati di Area, secondo me giustamente, è che la maggioranza arriverebbe a nominare le stesse istituzioni di garanzia. Con la nuova legge elettorale, i cinque giudici costituzionali di nomina parlamentare sarebbero tutti scelti dal governo. Ciò significa fare saltare le garanzie più importanti previste dalla Costituzione.

 

Secondo lei l’Italicum è costituzionale?

Ritengo che l’Italicum sia una legge a rischio di legittimità costituzionale. Non solo per la questione dei capilista bloccati, ma soprattutto per il fatto che nel momento in cui si dovesse andare al ballottaggio non ci sarebbe nessun limite al premio di maggioranza. Poniamo che al ballottaggio vadano un partito che ha preso il 25% e un altro con il 20%. In questo caso si riproporrebbe la stessa cosa che avveniva con il Porcellum, cioè un partito che arriva al 25% otterrebbe il 55% dei seggi.

 

Ma il ballottaggio di fatto non restituisce l’ultima parola agli elettori?

Il problema non è che sia o meno restituita l’ultima parola agli elettori, ma il venir meno della soglia di sbarramento per accedere al premio di maggioranza. La Corte costituzionale dichiarò illegittimo il Porcellum proprio perché non aveva previsto alcun limite ragionevole per arrivare a prendere il premio di maggioranza. Con il ballottaggio dell’Italicum avverrebbe esattamente la stessa cosa.

 

(Pietro Vernizzi)

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