“L’Italicum è una legge elettorale fatta su misura di un solo partito, il Pd, e che rischia di produrre un sistema politico caratterizzato da un aumento dei tassi di  consociativismo, di trasformismo e, purtroppo, di corruzione”. Lo afferma Miguel Gotor, senatore della minoranza Pd, a proposito del dibattito sulla riforma elettorale. Ieri il ministro per le Riforme istituzionali, Maria Elena Boschi, ha escluso qualsiasi possibile modifica del testo approvato dal Senato in gennaio: “Dal punto di vista del governo questa legge elettorale è corretta, funziona, va bene e non c’è necessità di modifiche”.



Perché le vostre proposte continuano a essere respinte dal governo?

Le proposte che avanziamo come Area riformista sono volte a migliorare l’Italicum anzitutto per quanto riguarda la selezione dei nuovi parlamentari. Abbiamo presentato degli emendamenti al Senato, e dal momento che non sono stati accolti, 24 senatori del Pd non hanno votato la legge. Un altro aspetto importante è consentire la possibilità dell’apparentamento tra liste al ballottaggio. Renzi ignora queste proposte, o le definisce solo dettagli, perché non ritiene che sia un valore aggiunto l’unità del Pd, nonostante l’ottima prova data in occasione dell’elezione del presidente Mattarella.



Renzi teme che se ascoltasse le vostre proposte si aprirebbe una “falla nella diga”?

Se Renzi ci ascoltasse avremmo una legge elettorale migliore, che non risponderebbe soltanto agli interessi di una parte, ma anche al funzionamento della democrazia nel suo insieme. Al Senato sarebbe per noi semplice trovare una maggioranza per votare questa legge, a partire dalla compattezza del Pd. Se ci fosse la volontà politica i tempi di approvazione si allungherebbero soltanto di poche settimane, il punto è che questa volontà non sembra esserci.

Che cosa ne pensa delle proposte di Roberto Speranza?



Mi riconosco in toto nelle proposte di Speranza e nel tentativo di dialogo animato da un sincero spirito riformatore che sta portando avanti come capogruppo. Prendo atto che le prime risposte sono negative, e questo è un errore. In primo luogo perché dividono il Pd e quindi indeboliscono il governo, e in secondo luogo perché riducono troppo la base politica delle riforme.

Che cosa dice della chiusura totale da parte del ministro Boschi?

Il ministro Boschi ha fatto delle valutazioni che ritengo sbagliate. Ora però la parola passa al Parlamento, ci sono le commissioni parlamentari e poi c’è l’aula. Il dovere di ogni parlamentare è quello di legiferare nel modo migliore possibile.

Gennaro Migliore ha sottolineato che l’Italicum è stato già modificato, e non capisce di che cosa si lamenti la sinistra Pd. Che cosa gli risponde?

Migliore ha quel misto di entusiasmo e di zelo  tipico dei neo-convertiti, ma spero che sia all’altezza del suo cognome e si impegni anche lui a migliorare il testo. I cambiamenti tra la prima e la seconda lettura dell’Italicum sono stati fatti per la consapevolezza che la legge era anti-costituzionale. Non sono state concessioni alla minoranza, ma l’esigenza di rispondere a un problema di costituzionalità sollevato in via informale dalle più alte cariche dello Stato.

Si spieghi, senatore.

Noi stiamo ponendo da sempre due questioni: la prima riguarda la selezione dei nuovi parlamentari, che diventa dirimente alla luce della riforma del Senato, e la seconda riguarda l’apparentamento al ballottaggio. Basta leggere i nostri interventi in commissione e gli emendamenti presentati in aula per verificare che abbiamo tenuto sempre una linea coerente e ferma, senza essere ascoltati dal governo.

 

Con una soglia d’ingresso al 3%, non vi conviene uscire e fare un vostro partito?

No. L’importante è condurre questa battaglia dentro al Pd, per evitare che il Pd subisca una deriva neo-centrista. Il disegno di un partito pigliatutto con delle opposizioni a cespuglio, identitarie, radicali e urlanti, è proprio ciò che va scongiurato perché non fa bene alla democrazia italiana. La sinistra Pd lo combatte se resta nel partito.

 

Come andrebbe allargata la base di consenso sull’Italicum?

L’unica cosa che Renzi non fa è ricercare l’unità del Pd. Dopo che la legge elettorale al Senato era passata con i voti decisivi di Forza Italia, anziché rispondere alla fine del patto del Nazareno ricercando l’unità del Pd, crea i presupposti di una divisione chiudendo la porta a ogni proposta di cambiamento. Prendo atto che valorizzare l’unità del partito non interessa al segretario del Pd, che in questo modo viene meno a quel compito di sintesi che il ruolo di segretario gli imporrebbe almeno di ricercare. Vedremo se questa strategia, che mi sembra corrispondere piu’ a un dato caratteriale che politico, si rivelerà lucida oppure no. Io penso che sia un segno di debolezza e una prova di mancanza di fiducia nei riguardi del proprio partito, che, prima o poi, sconteremo.

 

Dopo il Porcellum, l’Italicum non è quantomeno un passo in avanti?

L’aspetto più negativo del Porcellum, cioè la nomina dei parlamentari, resta sia pure in forma ridotta e diventa insostenibile alla luce della riforma del Senato. Un altro errore che rende l’Italicum simile al Porcellum è che si tratta di una legge che si pretende di ritagliare sugli interessi di un singolo partito, un abitello buono per una sola stagione, quella immediatamente successiva. Quando si fanno le leggi elettorali è invece importante guardare non solo ai legittimi interessi di parte, ma anche al funzionamento del sistema nel suo insieme. Stiamo commettendo lo stesso errore compiuto da Berlusconi con il Porcellum, ma dal Pd mi aspettavo di più, una maggiore attenzione e responsabilità democratica.

 

L’obiettivo di questa legge non è anche garantire la governabilità?

E’ un tipo di governabilità che è frutto di un’ingegneria istituzionale in un’ottica maggioritaria, ma non è accompagnata da un’idea di democrazia dell’alternanza. Se non c’è il ricambio delle acque, queste si intorbidano molto presto. Si sta costruendo un sistema che si ritiene ritagliato a misura sul Pd, dove c’è un “cartello pigliatutto” e tante opposizioni frastagliate e ai margini. Non sarà un bene per la democrazia italiana, e sarebbe un grave peccato di omissione non fare di tutto per evitarlo.

 

(Pietro Vernizzi)

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