C’è una grande confusione sotto cielo delle Dolomiti, per contrasto terso come non mai in questi giorni. Spiegare le dinamiche delle elezioni amministrative del Trentino-Alto Adige è impresa improba: anche chi è nato qui spesso fatica a capire. Di certo, dalle urne delle comunali del Trentino-Alto Adige è emersa una riconferma — ma molto più timida delle attese — dell’asse di ferro tra Pd ed autonomisti tirolesi (Sudtiroler Volskpartei) e Trentini (partito autonomista Trentino Tirolese Patt), un’asse che da decenni ormai fa il bello e cattivo tempo, grazie ad un accordo che prevede il voto spesso determinante dei parlamentari autonomisti locali per i governi di centrosinistra a Roma in cambio di carta bianca, o quasi, sulle norme amministrative in sede locale, con un progressivo ma costante allargamento delle competenze delle due Province autonome. 



E così a Trento è riconfermato già al primo turno il sindaco uscente Alessandro Andreatta, del centro sinistra autonomista, ma il suo omologo bolzanino Luigi Spagnolli, dopo due legislature che lo avevano visto vincitore già al primo turno, dovrà attendere il ballottaggio per essere certo di sedere ancora sulla poltrona di primo cittadino. Spagnolli si è fermato infatti al 41 per cento, moto al di sotto delle attese. Tra due settimane la sfida sarà con Alessandro Urzì, che ha messo insieme una sua lista di destra con ciò che resta di Forza Italia in Alto Adige dopo anni di liti interne pro o contro la deputata locale Michaela Biancofiore. Urzì però partirà da un misero 13 per cento, anche se potrà contare sul sostegno di una Lega nord che sull’onda del tema sicurezza, del problema dei profughi fermi in stazione a Bolzano nel tentativo di varcare il confine e dell’entusiasmo destato dalla visita di Salvini alla vigilia del voto è balzata in un colpo all’11 per cento. Per il resto, fanno notizia a Bolzano anche la buona affermazione dei 5 Stelle e l’ingresso in Consiglio al primo tentativo di Casapound. 



Andamento generale (Pd tiene ma ben al di sotto degli exploit delle ultime tornate elettorali, in Alto Adige Volkspartei in calo, Forza Italia ai minimi termini, bene Grillini e Lega, discreta affermazione di liste locali di centro destra non legate strettamente a Forza Italia) uniforme con le eccezioni di rito delle specifiche realtà locali. A Merano per esempio al ballottaggio andranno Svp e Verdi, con le liste civiche italiane di area centrista che saranno decisive — grazie al loro buon risultato — indipendentemente da chi vincerà il ballottaggio. Una loro alleanza con confini più ampi — ma il Pd ha fatto il primo della classe e così è saltato tutto — avrebbe potuto riportare a Merano un sindaco italiano. Ma proprio il Pd nella culla del turismo è stato pesantemente punito dagli elettori e si è fermato al 6 per cento. 



Preoccupa  l’incremento dell’astensionismo. Nella città di Trento l’affluenza si è fermata al 54 per cento (quasi 10 punti meno di 5 anni fa), a Bolzano al 57.

L’area centrista comincia a dare segni di vitalità. Walter Viola (Progetto Trentino), vicepresidente del Consiglio provinciale di Trento, rileva come “la coalizione provinciale di centro sinistra tranne pochi casi non ha né stravinto come al solito, né tantomeno convinto: ha vinto al primo turno a Trento (poco oltre il 50 per cento) e a Riva del Garda, ma ha perso nel terzo centro del Trentino, Pergine, nel secondo, Rovereto, è la seconda coalizione al ballottaggio è in vari casi si è presentata divisa. Certo il centro destra, tranne la Lega che esce rafforzata, non è certo vincente e 5 Stelle non sfonda, ma in moltissimi caso coalizioni civiche alternative al centro sinistra provinciale con candidati autorevoli e credibili hanno fatto bene e hanno anche vinto: a Pergine, a Brentonico, a Mezzolombardo, Tione, Pinzolo e anche Cles solo per fare qualche esempio. Oppure sono davanti al centro sinistra rispetto ai prossimi ballottaggi come a Rovereto, a Storo, Mori, Folgaria Aldeno e a Borgo Valsugana”.

Il dato più significativo è proprio questo: espressioni fortemente territoriali con persone autorevoli che esprimano la possibilità di un cambiamento reale e di un attaccamento responsabile alla propria gente non solo hanno buone possibilità di vincere le elezioni comunali, ma sono viste come concreta alternativa sia al populismo che all’apparato.