“Renzi è troppo furbo per ripetere gli errori di D’Alema, il cui governo cadde dopo la sconfitta alle Regionali. Anche perché il primo a non voler andare al voto anticipato è proprio Berlusconi”. Ad affermarlo è il sondaggista Alessandro Amadori, secondo cui in questo momento in Liguria Raffaella Paita (Pd) è al 40%, Giovanni Toti (Forza Italia) è al 34-35%, Alice Salvatore (M5S) al 20% e Luca Pastorino (sinistra) al 10%.
In Liguria tra Toti e la Paita sembra esserci un testa a testa. E’ realmente così?
No. Il Pd mantiene il suo vantaggio, anche se non è così elevato come potrebbe essere.
A quanto sono in questo momento Pd e Forza Italia?
Raffaella Paita viaggia intorno al 40%, mentre Giovanni Toti è al 34-35%.
Forza Italia in Liguria attraversa un calo d’immagine che può penalizzarla?
Su questo non c’è dubbio. Forza Italia sta attraversando una fase drammatica su tutto il territorio nazionale, e non soltanto in Liguria. Se tra Paita e Toti il distacco è meno abissale di quello che dovrebbe esserci, è solo perché c’è stata una conflittualità nel Pd che ha infastidito gli elettori. La situazione in Forza Italia è però sempre difficile. E’ un partito che virtualmente non esiste più, ed è anche per questo che ritengo che l’ipotesi del testa a testa sia molto azzardata.
Potrebbe essere l’M5S alla fine a battersi con la Paita?
Assolutamente sì. L’M5S è intorno al 20%, che è il suo livello fisiologico, e Pastorino al 10%.
I Cinque Stelle in Liguria catalizzano anche voti di centrodestra?
Non soltanto in Liguria, sono tutte dinamiche nazionali. C’è un dominio del centrosinistra, una grande difficoltà di Forza Italia, la possibilità per i Cinque Stelle di emergere come outsider forti proprio perché l’intero centrodestra non riesce più a ritrovarsi all’interno di un simbolo, di un progetto, di un brand e di una candidatura comune.
Quanto conta la sfida della Liguria per il futuro del governo?
Il futuro del governo è abbastanza indipendente dal risultato di queste Regionali. Renzi è troppo furbo per commettere un errore alla D’Alema. Non a caso in Liguria è comparso relativamente poco e non si può dire che abbia tirato la volata alla candidata locale. Renzi tira dritto per la sua strada, in Liguria come in qualsiasi altra Regione può succedere qualsiasi cosa ma il governo non è in discussione.
Perché?
In primo luogo perché se c’è un soggetto politico che ha tutto l’interesse a non andare a votare è proprio Forza Italia. Nel momento in cui si andasse a votare adesso, Fi crollerebbe dal 20% al 6% e quindi scomparirebbe. Il governo non corre nessun rischio, Renzi è abbastanza indifferente all’esito delle Regionali e un’eventuale improbabile sconfitta della Paita più che indebolire Renzi potrebbe dare un po’ più di voce e di tonicità alla sinistra Pd, che a sua volta è a rischio estinzione.
L’inquisito De Luca in Campania quali effetti politici può avere?
Essere inquisiti non è un titolo di merito, e gli elettori oggi sono abbastanza insofferenti nei confronti di politici che non rispettano le regole. De Luca però non è il classico personaggio inquisito per corruzione, potrebbe anche uscirne assolto come è capitato a tanti altri. Nei suoi confronti c’è un po’ più di beneficio del dubbio da parte dell’elettorato, perché la sua storia precedente non fa pensare a un “arraffone”, bensì a un uomo deciso che a Salerno ha lavorato bene.
In quale caso per Berlusconi la partita delle Regionali sarebbe un insuccesso?
Il vero insuccesso sarebbe perdere il Veneto. Forza Italia è debole ovunque, a contare è quindi piuttosto la tenuta complessiva del centrodestra. In queste elezioni il partito di Berlusconi non determina più nulla.
Per Renzi invece in quale caso questo voto sarebbe un insuccesso?
Un insuccesso potrebbe essere proprio la sconfitta in Liguria. Se il Pd dovesse perdere in una realtà che fa parte del blocco storico delle Regioni con una tradizione, una cultura e un’economia di centrosinistra, il segnale non sarebbe bellissimo. Ciò non tanto ai fini della stabilità del governo, quanto rispetto al disegno politico di Renzi. Certamente si rafforzerebbe la componente critica all’interno del Pd e quindi per Renzi potrebbe iniziare una fase più ambivalente.
(Pietro Vernizzi)