“Noi possiamo vincere anche senza fare marmellate. Io con Alfano non ho niente a che spartire, e con lo stesso Berlusconi su euro ed Europa siamo molto distanti. Bisogna vedere dove arriva il centrodestra, ma io sono qui per vincere, non per partecipare”. Parole di Matteo Salvini, europarlamentare e segretario federale della Lega nord, che a chi gli obietta che senza Forza Italia la Lega non andrà lontano risponde: “Ne riparliamo il primo giugno”. Sui lanci di uova di cui è continuamente bersaglio, Salvini dice di provare “sconcerto”, perché “non mi sembra un Paese democratico quello che permette tutto ciò”. E a giugno annuncia che andrà in Nigeria: “Volo in Africa per cercare di risolvere il problema immigrazione a monte”.
Fitto ha lanciato l’idea di Primarie del centrodestra nel 2018. Lei è d’accordo?
Le Primarie le abbiamo lanciate noi un anno fa. Semmai è Fitto che è d’accordo con me. Le Primarie però prima che sugli uomini vanno fatte sul programma. A me non interessa il nome, ma che la gente decida per fare che cosa ci si mette insieme. Bisogna trovare un accordo sui temi, come euro, tasse e immigrazione, e il resto verrà di conseguenza.
Se sul programma si trova un accordo si può fare una lista unica?
Una lista unica la vedo assolutamente improbabile. Per quanto mi riguarda la Lega è la Lega.
E allora a che cosa serve fare le Primarie se poi ciascuno corre da solo?
Di minestroni ne ho già visti troppi in passato. Ci sono ancora troppe differenze per pensare di mettere insieme tutto e il contrario di tutto. Su euro ed Europa la Lega è profondamente distante da Forza Italia.
La vostra politica sulle pensioni, in difesa del sistema pre-Fornero e dei rimborsi per tutti, non rischia di essere irrealistica e demagogica?
La Lega con Maroni aveva fatto una riforma delle pensioni più sensata ed equilibrata della legge Fornero, e poi la sinistra la cancellò. Noi quindi abbiamo già dimostrato che cosa faremmo senza combinare i danni del governo Monti. Oggi sicuramente quei miliardi vanno restituiti ai pensionati derubati.
Lei ha annunciato che andrà in visita in Nigeria. Che cosa ci fa un leghista in mezzo ai neri?
A parte il fatto che noi leghisti ci troviamo benissimo con tutti, a prescindere dal colore della pelle, vado in Nigeria per cercare di risolvere il problema immigrazione a monte. La sinistra cerca di arricchirsi con le cooperative qui in Italia, mentre io andrò a chiedere ai ministri nigeriani come potremmo aiutarli.
Con i soldi degli italiani?
Assolutamente sì, con i soldi italiani ed europei. Con i miliardi buttati via con Mare Nostrum e Triton, si potevano costruire non so quante scuole, strade e ospedali in Africa. La nostra ricetta è da sempre intervenire là.
Che cosa si prova a vedersi tirare addosso le uova tutti i giorni?
Sconcerto. Anche perché oltre alle uova ci sono i sassi, i petardi e le bombe carta. Non mi sembra un Paese democratico quello che permette tutto ciò. Chi compie questi gesti sono un’infima minoranza, ma la sinistra non li condanna con la dovuta fermezza.
Pare che Renzi corra il rischio astensionismo. Credete di poterne approfittare?
L’astensionismo è sempre una sconfitta per tutti. Mi auguro quindi che il 31 maggio chi ha la matita elettorale in mano la usi. Sicuramente vedo il Pd in forte difficoltà, e il fatto che Renzi passi il tempo a insultarmi lo dimostra.
Non crede che un moderato di centrodestra preferisca stare a casa piuttosto che votare per lei?
No. Il cosiddetto moderato è quella partita Iva, quel medico, quel commerciante, quell’imprenditore che sono massacrati dalle tasse e dall’Europa. E quindi o tira su la testa adesso oppure è finito.
In Liguria lei teme più il Pd o l’M5S?
Noi ce la giochiamo con la sinistra in tutte le Regioni.
In Veneto, Liguria e Campania avete fatto accordi di “desistenza” con Berlusconi. Non potete fare a meno di appoggiarvi a Forza Italia?
Ne riparliamo il primo giugno.
Sulla scuola sta con i sindacati o con Renzi?
Né con gli uni né con gli altri. Non con Renzi perché lascia a casa 70mila insegnanti con anni di esperienza sulle spalle. Ma neanche con i sindacati, perché se fosse per loro non si cambierebbe nulla, neppure il cancellino della lavagna.
Lei crede davvero di poter fare uscire l’Italia dall’euro?
Non sarà Salvini a fare uscire l’Italia, sarà l’euro a saltare in quanto è una moneta senza senso. Il problema di un politico è quindi capire che cosa fare il giorno dopo, altrimenti ci crollerà il soffitto sulla testa.
E secondo lei che cosa bisognerà fare?
Noi stiamo lavorando con un gruppo di economisti, ci sono diverse opzioni come il ritorno a monete nazionali o un euro a due velocità. Ma che l’euro stia finendo la sua corsa è chiaro a tutti.
(Pietro Vernizzi)