Raffaele Fitto e Silvio Berlusconi hanno risolto nel peggiore dei modi l’annosa disputa sulla necessità di primarie nel centrodestra. Hanno infatti optato per trasformare in primarie la vera competizione elettorale. In Puglia il centrosinistra vota per dare un governo ai suoi cittadini. Il centrodestra per decidere chi comanda al suo interno. Un atteggiamento perdente.



Intanto Fitto ha annunciato l’abbandono della famiglia Popolare europea per passare con i Conservatori britannici. Chiara la strategia: si distingue da Berlusconi ed Alfano e si propone come federatore degli antirenziani. Tutto giusto. Salvo per un particolare: ha il “phisique du role”? Per di più, cosa accadrebbe se prevalesse Adriana Poli Bortone sull’esangue Schittulli? E ancora, non rischia cercando parlamentari per formare nuovi gruppi di scoraggiare quelli che sul territorio parteciperebbero di un nuovo soggetto politico ma si vedranno sbarrare la strada da una pletora di sempiterni nominati? Forse per questo il rinvio di questa decisione. 



Ma il problema di fondo resta un altro.

Il centrodestra italiano non va ricomposto ma ripensato, e la definizione “conservatori riformisti” appare quanto meno contraddittoria ed ambigua. Meglio allora che decisioni improvvisate vengano precedute dalla creazione di un luogo di pensiero che aiuti l’elaborazione di idee e giudizi che non piuttosto affannarsi alla creazione di nuovi soggetti politici. Senza pensiero non c’è politica. E la nuova destra che si sta affermando in Italia appare carente di pensiero e di dottrina. La mancanza di democrazia interna è un problema per i partiti. Ma la mancanza di idee è un problema per la società ed il futuro di una nazione. Ci sono mesi a disposizione per andare oltre la politica dei risentimenti cui abbiamo assistito in questo scorcio di legislatura. Se le idee fioriranno dirsi popolari o conservatori tornerà ad avere un senso e non solo un orizzonte tattico. E sarà meglio per tutti.