Le tragedie non arrivano mai da sole: il sindaco di Napoli, sospeso-non sospeso e forse ri-sospeso, Luigi de Magistris, se n’è visto piovere in testa ben due in meno del volgere di una giornata.
Dopo la decisione della Cassazione che giudica esclusa dalla competenza dei tribunali amministrativi le decisioni in merito all’applicazione della “legge Severino”, e che quindi annullerà la sospensiva della sua sospensione costringendolo ad abbandonare nuovamente, e forse definitivamente, la poltrona di sindaco, oggi sono arrivate, subito commentate alle agenzie dallo stesso ex pm di Catanzaro, le indiscrezioni su una prossima decisione di pignoramento di un quinto dello stipendio.
La Cassazione starebbe per decidere l’esecuzione forzosa in conseguenza della condanna in primo grado, decisa dal Tribunale di Roma, per gli abusi che l’allora sostituto procuratore di Catanzaro e l’ex superpoliziotto Gioacchino Genchi commisero nella conduzione dell’inchiesta “Why not” e del risarcimento riconosciuto alla parte lesa. Abuso d’ufficio, sosteneva la sentenza di condanna, per aver illecitamente controllato il traffico telefonico di deputati e ministri, ma anche quello – come emerso, in un altro dibattimento in corso a Salerno, dalla testimonianza di un magistrato – delle quattro consacrate dei Memores Domini che assistevano Papa Benedetto XVI, dell’Ambasciata statunitense, dei vertici dell’antiterrorismo, dei capi dei servizi di intelligence militari e civili, di 56 utenze telefoniche del Csm e 14 utenze telefoniche della presidenza della Repubblica.
La parte civile è costituita dai parlamentari e ministri all’epoca illegalmente perseguiti nell’ambito dell’inchiesta catanzarese, ed in particolare il pignoramento si riferirebbe ad un risarcimento di complessivi 20mila euro riconosciuti a Clemente Mastella, indagato da de Magistris quando era ministro della Giustizia in carica, dopo che le stesso Guardasigilli aveva inviato in Calabria gli ispettori ministeriali perché il pm aveva iscritto nel registro degli indagati l’allora presidente del Consiglio, Romano Prodi. Una notizia, quella delle indagini su Prodi, che fu propalata in tempi record su tutti i giornali e le tv diventando un polverone mediatico.
Naturalmente, come ci ha ormai abituati, il sindaco di Napoli si cala subito nei panni della vittima, dapprima lamentandosi della fuga di notizie: «si registrano anomalie e macroscopiche violazioni di legge quale un’anticipazione di Camera di Consiglio prima che vengano depositate le motivazioni… lo ritengo estremamente grave». Sì, proprio lui diventato famoso da pm e poi parlamentare europeo grazie a mirate campagne di stampa e al clamore mediatico suscitato dalle sue fantasiose e infondate inchieste. Poi, per giunta, lamentando un disagio economico che gli sarebbe provocato dal pignoramento: scopriamo infatti, dalle sue dichiarazioni di oggi, che de Magistris vive con la sola indennità di sindaco e che la sua dolce metà è disoccupata.
Anche a de Magistris toccherà trovarsi un lavoro, magari iniziando a fare l’avvocato, o bisognerà fargli una colletta?