“Ho dato mandato al mio legale di querelare per diffamazione la signora Bindi. Io sfido la signora Bindi a un dibattito pubblico, entro la mattinata di domani, per poterla sbugiardare e dimostrare che l’unica impresentabile è lei”. Sono le parole di Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno e candidato del Pd in Regione Campania, dopo che la commissione Antimafia presieduta da Rosy Bindi ha pubblicato una lista di 17 nomi impresentabili tra cui compare anche il suo. Per De Luca è “evidente che questa campagna di aggressione, che sarebbe stata eccessiva anche per Totò Riina, ha un solo obiettivo: cercare di mettere in difficoltà il governo nazionale e Renzi. L’aggressione vera è al segretario del partito”. Abbiamo chiesto un commento a Gianfranco Pasquino, professore di Scienza politica alla Johns Hopkins University di Bologna.



Che cosa ne pensa della polemica sorta dopo la pubblicazione della lista degli impresentabili?

Un partito come il Pd deve darsi un regolamento per escludere dalle Primarie quanti hanno una qualche condanna di qualsiasi tipo, anche se in primo grado. Il problema nasce all’origine per il fatto che De Luca è stato ammesso alle Primarie. E’ stata una scelta politica perché il Pd si è reso conto che in Campania può forse vincere soltanto con De Luca.



Che cosa ne pensa invece degli impresentabili nelle liste collegate al Pd?

Il Pd deve fare sapere agli alleati che non accetta candidati impresentabili. In quanto presidente dell’Antimafia, Rosy Bindi ha fatto benissimo a occuparsi non soltanto di eventuali candidature mafiose, ma anche di coloro che hanno commesso dei reati di altro tipo.

Il tempismo della Commissione Antimafia è sospetto?

No, in quanto le liste sono state presentate meno di quattro settimane fa, un periodo di tempo appena sufficiente per vagliare 1.400 candidature.

La Bindi ha pubblicato la lista degli impresentabili per danneggiare Renzi?



Buttarla così brutalmente in politica perché la Bindi è un’anti-renziana e Renzi vuole rottamare la stessa Bindi mi sembra un’operazione inaccettabile. Molto più utile fare una riflessione sul fatto che chi è eletto in Parlamento o nei consigli regionali deve essere completamente immacolato. Non è soltanto una questione di pendenze con la giustizia, ci sono delle cose che semplicemente non si possono fare anche se magari non sono dei reati.

Renzi aveva anche detto: “Alcuni candidati non li voterei”. Non era un modo per scaricare De Luca?

Renzi ci ha già abituati ai suoi continui cambiamenti di posizione. Avrebbe comunque dovuto evitare di fare campagna elettorale in Campania.

Ernesto Carbone (Pd) ha scritto su Twitter che la Bindi “sta violando la Costituzione”. Quest’ultima non garantisce la possibilità di candidarsi a prescindere dal fatto di avere una condanna di primo grado?

La Bindi non ha nessun potere di violare la Costituzione, ma si è limitata a dire che la Commissione Antimafia ritiene che alcune candidature siano impresentabili. Basterebbe del resto una lettura attenta della legge Severino per giungere alle conclusioni condivise dalla stessa Rosy Bindi. In Italia molti politici sono stati inquisiti e dopo magari 15 anni si è scoperto che erano innocenti.

 

Se nessun indagato si candidasse quali conseguenze avremmo?

Ci sono 47 milioni di italiani maggiorenni, un numero adeguato di candidati li troveremo sempre. Comunque non è che siccome la giustizia funziona male dobbiamo accettare che i vari potenti di turno facciano tutto quello che vogliono. Contesto inoltre l’affermazione secondo cui ci sarebbero moltissime persone che volevano candidarsi, sono state escluse perché c’era un’obiezione giuridica e poi dopo 15 anni sono state riabilitate. Lo ritengo un fatto abbastanza raro, e comunque dal momento che si tratta di un’affermazione importante andrebbe controllata dati alla mano.

 

La lentezza della giustizia italiana però è un dato di fatto…

E’ un dato di fatto che riguarda innanzitutto i processi civili, cioè quelli nei confronti dei comuni cittadini. Ma mi permetta di insistere: i politici per potersi candidare devono essere più immacolati di qualsiasi altra persona.

 

Secondo lei esiste una tendenza al protagonismo di una parte dei pm che coinvolge anche la politica?

Sono sicuro che esistono dei magistrati che hanno un eccesso di protagonismo e un’eccessiva opinione di se stessi, in quanto si sentono i più bravi e i più giusti di tutti. Questo naturalmente non va bene. Spesso questa parte dei pm che hanno un’altissima considerazione di sé la utilizzano per entrare in politica. Basta vedere quanti magistrati ci sono attualmente in Parlamento, a partire dal presidente del Senato, Pietro Grasso, che pure non ha mai fatto del protagonismo la sua bandiera. D’altra parte sappiamo che abbiamo dei politici corrotti, e questo non possiamo dimenticarlo. Noi dobbiamo liberare il Paese dalla corruzione dei politici perché si tratta di un contagio che finisce per coinvolgere anche l’economia e la società.

 

Finché era pm De Magistris ha fatto tutto quello che voleva, da quando è diventato politico è finito sulla graticola. Non le sembra un fatto emblematico?

Non c’è dubbio che all’interno del corpo dei magistrati ci siano delle gelosie interpersonali. De Magistris aveva ottenuto una sua grande visibilità, traducendola prima nella carica di europarlamentare e poi in quella di sindaco. Tra i suoi colleghi ci sono magistrati di destra che politicamente non la pensano come lui e altri che sono gelosi del suo successo personale. Chi potrebbe reagire a questa possibile deriva sarebbe il Csm, se ritenesse di essere immacolato, e in alcun casi anche altre istituzioni come per esempio la Corte costituzionale.

 

(Pietro Vernizzi)