Il Pd vince in Liguria, Campania, Puglia, Toscana, Marche e Umbria, il centrodestra elegge Luca Zaia in Veneto, mentre nelle Comunali a Venezia e Giugliano passano Felice Casson e Francesco Guardascione, entrambi candidati di centrosinistra. Sono le stime del sondaggista Alessandro Amadori, secondo cui come risultato medio nelle sette Regioni il Pd prende il 37-38%, l’M5S il 20% e Forza Italia il 10-15%. Pastorino (sinistra) in Liguria prende il 10% e Tosi (centro) in Veneto il 10-12%, mentre la Lega nord prende il 20% in Veneto e il 5-10% in Liguria e Toscana.



Amadori, partiamo da uno sguardo complessivo sui risultati di queste Elezioni Regionali 2015… Ci sono tre Regioni dove il Pd vince sicuramente: Toscana, Umbria, Marche e Puglia. Nelle Marche in particolare il ribaltone di Gian Mario Spacca, passato dal Pd al centrodestra, ha disorientato gli elettori che gli hanno preferito Luca Ceriscioli. L’unica sicurezza per il centrodestra è il Veneto. Liguria e Campania sono invece due Regioni più complesse. In entrambi i casi c’è però un vantaggio del centrosinistra, e quindi l’ipotesi più probabile è che finisca 6-1 per il Pd. Con una probabilità un po’ inferiore potrebbe però finire anche 5-2.



In quale Regione il centrodestra ha le maggiori probabilità di riuscire a rimontare? Fino a ieri sembrava più incerta la Campania, oggi forse è invece più in bilico la Liguria. Negli ultimi giorni Giovanni Toti (Fi) ha rimontato qualche punto. L’ultimo sondaggio dell’Istituto Piepoli dava Raffaella Paita (Pd) al 31%, Toti al 27% e Alice Salvatore (M5S) al 22%. Luca Pastorino (sinistra) è invece calato al 10%.

Che cosa ha consentito a De Luca di vincere nonostante le polemiche? A favorire De Luca è stato il fatto che il voto campano è sempre in qualche modo allineato sul governo. A differenza di Sicilia e Sardegna, la Campania è una Regione che raramente fa dei colpi di testa al momento del voto. Se la Sicilia con Crocetta (Pd) nel 2012 ha anticipato le elezioni politiche dell’anno dopo, la Campania di solito si allinea al voto nazionale. Anche perché stiamo parlando di una Regione molto dipendente dalla sinergia con il governo, proprio in quanto ha molto bisogno dei fondi nazionali per infrastrutture, sostegno economico, lotta alla criminalità organizzata. Per questa natura prudente degli elettori campani è molto difficile che vinca il centrodestra.



Alla fine l’M5S resta a bocca asciutta? L’M5S non conquista neanche una Regione. La croce e la delizia di Grillo è il fatto di essere spesso il miglior secondo classificato, con una tonicità notevole che non basta però a consentirgli di andare al governo. L’M5S resta pur sempre su percentuali ragguardevoli.

Quanto prendono i singoli partiti? Quello delle Regionali 2015 è un voto molto feudale con i partiti “destrutturati” a seconda delle singole Regioni. E’ un voto alle persone, con partiti che presentano tutti delle profondissime spaccature. Basti pensare a Forza Italia in Puglia, al Pd in Liguria, alla Lega nord in Veneto. A parte Campania, Puglia e Veneto inoltre, le altre sono Regioni piccole ed è un voto solo fino a un certo punto rappresentativo della situazione nazionale.

Quali sono i numeri?

Il Pd rimane al 37-38%, l’M5S va sopra quota 20%, Forza Italia dimostra di essere diventato ormai un partito di dimensioni intermedie, al massimo del 10-15%.

 

E la Lega nord quando prenderà? Non si realizzerà uno sfondamento della Lega in nessuna delle Regioni al voto. Succederà un po’ come con il Fronte National in Francia, con una buona affermazione ma non con un successo dilagante. In Veneto la Lega nord prenderà almeno il 20% e Tosi il 10-12%. In Toscana e Liguria se la Lega riuscisse a muoversi tra il 5 e il 10% sarebbe già un buon risultato. La prima pur non essendo una Regione leghista ha una tradizione localista. E anche in Liguria è interessante capire se la Lega può iniziare a esprimere una sorta di lepenismo all’italiana. Marche e Umbria sono piccole Regioni del centro, prive di una grande affinità con la Lega, e anche in Campania e Puglia il partito di Salvini non fa parte del Dna locale.

 

Chi favorisce e chi danneggia l’astensionismo? L’astensionismo tradizionalmente danneggia il centrodestra, il cui elettorato è meno mobilitato, mentre il centrosinistra mantiene storicamente una maggiore capacità di mobilitazione. La percentuale del Pd è così robusta perché ha subito un astensionismo meno forte degli altri partiti. Mi aspetto quindi che il partito più penalizzato da questo punto di vista sia Forza Italia, quelli meno invece Pd, M5S e Lega nord.

 

Chi vince nelle Comunali a Venezia e a Giugliano, in Campania? In entrambi i casi mi aspetto una vittoria dei candidati del Pd, e quindi di Felice Casson nel capoluogo veneto e di Francesco Guardascione nella città campana.

 

(Pietro Vernizzi)