“E’ naturale che se c’è un big bang dentro al Pd, con figure come Civati che escono per rimettere in piedi una nuova soggettività della sinistra, Sel ovviamente mira a costruirla insieme a loro”. Lo afferma Arturo Scotto, capogruppo di Sel alla Camera dei Deputati, commentando la scelta di Pippo Civati di dimettersi tanto dal gruppo parlamentare quanto dal Pd. L’ex sfidante di Renzi alle primarie ha commentato la sua scelta in un’intervista uscita sul Corriere: “Esco per coerenza, per le troppe differenze di metodo e di merito e per lo spostamento a destra del baricentro politico. La mia uscita è una conseguenza logica per chi ha vissuto in modo drammatico il passaggio della fiducia”.



Che cosa ne pensa dell’uscita di Civati dal Pd?

Non parliamo di un fulmine a ciel sereno. Civati aveva maturato da molto tempo un distacco dal Pd e dalle sue scelte politiche, innanzitutto quelle messe in campo dal governo Renzi. Le sue dimissioni sono l’epilogo di una vicenda abbastanza consolidata.

E’ una scelta che può movimentare lo scenario politico o è un fatto solitario?



Non penso affatto che Civati si sia mosso in solitudine. Essendo una personalità di peso della politica e della sinistra italiana, la sua scelta inevitabilmente pone un problema alla sinistra politica, in quanto ricostruisce un’aggregazione politica e sociale in grado di coinvolgere e includere soprattutto coloro che sono più colpiti dalla crisi. Una scelta come questa produce anche un impatto molto forte dentro agli ambienti del Pd che non hanno ancora maturato questa stessa decisione. Pone quantomeno delle domande.

Civati sarà seguito da altri parlamentari del Pd?

Molti stanno facendo questa riflessione. Siamo inoltre in tanti a lavorare insieme su piattaforme e posizioni comuni, e quindi il tempo è molto più maturo di quanto noi stessi immaginiamo.



Sel sarebbe disposto a mettersi in discussione come partito?

Sel è nata per costruire un’aggregazione larga, popolare e di governo della sinistra italiana. E’ nata nel 2010 con questo specifico mandato, Nichi Vendola ha ribadito questa posizione in maniera molto forte e netta alla convenzione nazionale che abbiamo fatto a Milano, dove abbiamo lanciato con grande forza il tema di una nuova rappresentanza della sinistra italiana. E’ naturale che se c’è un big bang dentro al Pd, con figure come Civati che escono per rimettere in piedi una nuova soggettività della sinistra, Sel ovviamente mira a costruirla insieme a loro.

Con quale base sociale ed elettorale?

C’è una domanda di cambiamento che non riesce a esprimersi in nessuna soggettività politica, che è delusa dal Pd e dalle sue politiche, ma non riesce a immaginare un’offerta politica nuova. Noi in queste settimane abbiamo provato a metterla in campo, in Liguria come in Campania, dove il Pd si presenta con il volto ferito di un Partito della Nazione che imbarca tutto e il contrario di tutto.

 

Sulla candidatura di Pastorino in Liguria si fanno le prove generali della nuova sinistra?

In Liguria c’è un seme, come pure nella candidatura di Salvatore Vozza in Campania. Roberto Saviano ha denunciato “le infiltrazioni di Gomorra dentro le liste di De Luca”. C’è un’emergenza morale che attraversa questo Paese e che in particolar modo nel Mezzogiorno assume caratteristiche inquietanti. La rottamazione sembra fermarsi a Roma, mentre quando vai sul territorio trovi i soliti vecchi possidenti di preferenze.

 

Il Pd di Renzi ha aggirato la questione morale?

La questione morale è un problema della politica italiana, che attraversa molto spesso trasversalmente non solo le formazioni politiche ma l’intera società. Nei ceti professionali, nel mondo dell’impresa, nella burocrazia pubblica, noi vediamo un Paese che sta vivendo un abbassamento consistente della tensione etica, con situazioni fortemente innervate dentro a un tessuto politico e sociale che non si è riuscito a rinnovare.

 

Con quali conseguenze?

Oggi vedo un abbassamento di tensione morale anche nei gruppi dirigenti del Pd e del centrosinistra. Si promuove in modo così spregiudicato il trasformismo, come vediamo nel Parlamento ma non solo, in quanto si vede la politica esclusivamente come carriera e opportunità di autorealizzazione economica. Quando questo accade siamo di fronte a un sentimento molto pericoloso che attraversa il Paese.

 

Quale spazio può esserci per la sinistra con questa legge elettorale?

I progetti politici vengono prima delle leggi elettorali. La sinistra deve saper stare nelle istituzioni ma anche nel Paese, se vuole cambiare profondamente la società. L’Italicum è costruito per premiare un partito, cioè il Partito della Nazione che ha in mente Matteo Renzi, una forza “pigliatutto” caratterizzata da una trasversalità sociale.

 

(Pietro Vernizzi)