Non esiste una legge contro il conflitto di interessi che non sia anche illiberale e non esiste categoria politica o civile che non sia in qualche modo a rischio di interessi personali. Piero Sansonetti intervistato da ilsussidiario.net non ci mette molto a liquidare l’idea uscita nelle ultime ore dalla compagine governativa di fare una legge contro il conflitto di interessi come puramente strumentale e priva di una qualunque motivazione. In particolare, è stato il ministro Maria Elena Boschi a circa venti giorni dalle importanti elezioni regionali a dire che il governo ha intenzione di proporre quello che altri, ha detto senza fare nomi ma i riferimenti erano chiari (Bersani, Prodi, D’Alema) in vent’anni non hanno saputo fare. Per Sansonetti si tratta solo di una manovra propagandistica interna al Pd, senza tenere conto che o si torna alla Prima Repubblica quando esistevano politici “puri” (non tutti, precisa, ma molti) o ci sarà sempre un conflitto di interessi.



Facciamo il punto sul conflitto di interessi. Perché Renzi lo tira fuori proprio adesso?

Infatti non c’è nessun bisogno oggi di questa legge, anche perché Berlusconi è fuori dal Parlamento. Il conflitto di interessi è un tema specifico che nasce proprio dalla presenza di Berlusconi in politica.

Ma perché secondo lei per vent’anni non si è arrivato mai a nulla su questo tema?



Si tratta di quello che è diventato un grande tema di una parte dello schieramento politico italiano quando questo schieramento ha subito delle sconfitte elettorali da parte di Berlusconi. Questo schieramento pensò di ribaltare queste sconfitte con una legge che gli impedisse di fare politica. 

E cosa è successo?

Che il problema è stato risolto per vie traverse con i vari processi Mediaset e Ruby, cioè usando la magistratura, visto che non si riusciva a fare una legge che affossasse Berlusconi.

Oggi Berlusconi è un problema?

E’ quello che mi chiedo: prima di tutto Berlusconi non è in Parlamento poi è quasi scontato che non si candiderà neppure come premier alle prossime elezioni.



Secondo lei è possibile pensare in Italia a una legge sul conflitto di interessi senza che non sia contro qualcuno?

E’ un tema che si può affrontare in vari modi ma un conflitto di interessi ci sarà sempre per qualcuno.

Cioè?

Chi ha il potere ha quasi sempre anche interessi personali che difende o non difende. La Corte costituzionale ad esempio in questi giorni ha deciso il reintegro degli adeguamenti delle pensioni non pagate, ma la Corte è composta per lo più da pensionati che riceveranno il reintegro. Dunque si tratta di un caso di conflitto di interessi. 

In questo modo non si salva nessuno.

Esatto. Può un ex magistrato come Felice Casson occuparsi di riforma della giustizia? Evidentemente no. Non ci sarebbe forse conflitto nel caso di un primario che si occupasse di riforma della sanità?

 

Ma così non si va da nessuna parte.

Qualunque legge sul tema rischia di essere illiberale. Se è una legge fatta bene è illiberale perché dovrebbe impedire ai magistrati di occuparsi di giustizia, agli operai di occuparsi di sindacato, ai medici di sanità e così via. Una legge sul conflitto di interessi non può non essere contro qualcuno, è contro quasi tutti, o altrimenti devono governare i saggi e basta. Oppure si dovrebbe fare una legge contro i grandissimi interessi ma allora è un’altra cosa.

 

Cosa intende?

Intendo che chi è troppo ricco non può governare e io da quasi comunista quale sono sarei pure contento, ma sarebbe comunque una legge illiberale. Ad esempio ritengo che sia del tutto illiberale chiedere che i parlamentari non siano pagati, perché così farebbe politica solo chi è ricco e i poveri non potrebbero permettersi di andare in Parlamento. Sarebbe un’iniziativa reazionaria, che tra l’altro oggi come idea sta riscuotendo grandissimo successo a destra e a sinistra.

 

C’è chi accusa il governo Renzi di essere pieno di casi di conflitto di interessi, ad esempio lo stesso ministro Boschi. Si ricorderà del caso della riforma delle banche popolari, quando si scoprì che la Banca Popolare dell’Etruria ebbe un vistoso beneficio in Borsa ed era amministrata proprio dal padre del ministro.

Ma non è una colpa del governo Renzi, qualunque governo avrebbe gli stessi problemi. In alternativa si torni ai puri professionisti della politica come De Gasperi o Togliatti, di cui si diceva che girasse senza neanche 50 lire in tasca per non essere accusato di nulla e che avesse sempre qualcuno intorno che pagava per lui anche il gelato.  Ma nel 2015 possiamo pensare a una politica così? La Prima Repubblica in parte era così, fatta da professionisti puri della politica. Personalmente sono un nostalgico della Prima Repubblica, mi andrebbe benissimo ma sono anche un nostalgico della libertà e questo tipo di leggi, ripeto, sono illiberali. Sono anni che ci rompono le scatole dicendo che la società civile deve entrare a palazzo, ma la società civile ha i suoi interessi e se li porta dentro al palazzo.  

 

Qualcuno ha detto che questa idea di Renzi è solo un problema interno al Pd, che ne pensa?

E’ molto probabile e mi confermerebbe che si tratta di una iniziativa puramente propagandistica, della serie: dove non è riuscito Prodi ci riesco io. E forse sarebbe meglio se fosse solo propagandistica. Io ho sempre paura degli unti del Signore, ma se si tratta di una polemica tra Renzi, la Boschi e D’Alema facciano quello che vogliono, sono affari interni loro. 

 

(Paolo Vites)