Il presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi è tornata sulla vicenda degli impresentabili, dopo la vittoria di Vincenzo De Luca nelle elezioni regionali in Campania. L’ex vicepresidente della Camera, ospite nella trasmissione Piazza Pulita, ha chiesto al suo partito, il Pd, le scuse per gli attacchi ricevuti e per la delegittimazione della Commissione e ha sottolineato come tale atteggiamento abbia influito sui risultati elettorali, con il calo dal 40% delle europee fino al 25% delle ultime elezioni. Rosy Bindi ha ribadito di aver combattuto molte battaglie, “ma sempre a viso aperto” e che sul caso De Luca il suo partito “ha sbagliato a reagire in quel modo”.
Il senatore del Pd Andrea Marcucci ha commentato gli ultimi aggiornamenti relativi ai risultati delle elezioni regionali, smentendo le opposizioni che parlano di frenata del Governo Renzi. Marcucci ha sottolineato come il centrosinistra si sia imposto in 10 regioni, contro le 2 delle opposizioni, definendo improprio il collegamento con le ultime elezioni europee (in cui il centrosinistra e in particolare il Partito Democratico avevano ottenuto risultati migliori), in virtù “delle inevitabili peculiarità locali” che influiscono sui risultati. Il senatore ha tracciato la rotta per il Partito Democratico che “dovrebbe seguire il modello toscano”, abbinando “buon governo alla capacità di rinnovamento”.
L’analisi del premier Matteo Renzi sui risultati delle elezioni regionali 2015 e sulle comunali era molto attesa all’indomani del voto che ha visto il Pd prevalere in cinque regioni su sette. E il suo parere si è però fatto attendere parecchio, man mano che le ore passavano e le argomentazioni dei critici del Pd (e della sua persona in particolare) si facevano sempre più insistenti e fastidiose. Il perchè del silenzio via Twitter di Renzi è stato presto (ufficialmente) spiegato. Era in viaggio per l’Afghanistan. Una visita a sorpresa al contingente italiano, il viaggio in aereo e la necessità di segretezza limitando le comunicazioni telematiche. E intanto Guerini e Serracchiani ci hanno messo un ombrello, prima che in serata Renzi ci mettesse l’ultima parola: «Il risultato del voto è molto positivo, andiamo avanti dunque con ancora maggiore determinazione nel processo del rinnovamento del partito e di cambiamento del paese», ha detto Renzi al suo rientro in Italia
Matteo Renzi non ha commentato il risultato delle elezioni regionali. Uno dei suoi ministri principali, ovvero Pier Carlo Padoan, ha rilasciato alcune dichiarazioni al Festival dell’Economia di Trento. Il titolare di via XX settembre si dice certo che il voto non avrà ripercussione né sul Governo, né sulla credibilità del Paese, che invece si fonda sulle riforme e sui risultati sempre più concreti che esse avranno, in particolare sull’occupazione.
Antonio Ingroia, presidente di Azione civile, ha commentato il forte astensionismo che ha caratterizzato queste elezioni regionali: “Circa il 50% degli elettori ha deciso di non andare a votare. Un dato che si conferma e che macchia anche le vittorie più limpide. Sono certo che in pochi ricorderanno che, ad esempio, Enrico Rossi in Toscana vince con 400.000 voti in meno. Lo stesso discorso vale per Zaia in Veneto” ha detto. Sottolinea anche la vittoria di quelli che definisce impresentabili, non solo De Luca ma anche Toti e Zaia e infine quella che definisce sconfitta per i renziani. Se Emiliano e De Luca hanno vinto per meriti personali, dice, le candidate renziane hanno tutte perso: “Ed è il Pd complessivamente a uscire sostanzialmente ridimensionato. Si consola con cinque presidenti di regione ma con un consenso decisamente minore”. Ma a uscire ancora peggio, continua, è la sinistra alternativa al Pd: la strada intrapresa da Altra Europa è fallita, spiega, “Restano le macerie cominciate ai tempi di Sinistra Arcobaleno, continuate con la mia esperienza con Rivoluzione Civile e che solo per un attimo, esattamente un anno fa, avevano riacceso un focolaio di speranza che oggi, soprattutto a causa dei tanti errori commessi, va considerata un’esperienza completamente fallita”.
“Il futuro leader del centrodestra dovrà essere espressione di un’area moderata, che aggreghi le varie identità del centrodestra. Questo leader non può essere Salvini, che è a capo di un partito esclusivamente calato in una parte del territorio”. lo ha detto ai microfoni di Sky Tg24 Renato Schifani (Ncd), commentando l’esito elettorale. “La Lega è un partito estremista e integralista, che si pone come interlocutore alla pancia degli italiani. Vi è una grande distinzione tra i valori del popolarismo europeo di Berlusconi e il no all’Europa e l’antisistema di Salvini. La politica è l’arte del mai dire mai. Il problema non è trovare una quadra, ma trovare la condivisione attorno a progetti e programmi e un leader condiviso da tutto il centrodestra, che aggreghi”, ha aggiunto.
“Dal voto esce un risultato chiaro: Renzi vince ma non deve perdere la vocazione maggioritaria guardando solo a sinistra”. E’ il commento del ministro della Salute Beatrice Lorenzin sull’esito delle elezioni regionali: “Renzi rischia di perdere tutti i voti di quei moderati che alle Europee l’avevano portato al 40%”, ha aggiunto il ministro, spiegando invece che il Nuovo Centrodestra, “pur avendo avuto una media del 4% con punte del 6%, e quindi ben al di sopra dei pronostici pre-elettorali, paga su alcuni territori rilevanti la mancanza di una linea politica coerente, frutto di tutte quelle persone che non sono mai veramente uscite da Forza Italia e che quotidianamente destabilizzano il partito guardando a progetti da ‘ritorno al futuro’, che non hanno portato nessun risultato netto a due cifre, né aiutato la crescita di NCD”. Le parole della Lorenzin sembrano rivolte in modo particolare a Nunzia De Girolamo, negli ultimi mesi molto critica con la linea governativa scelta dal partito: “È ora che queste persone prendano la loro strada se non vogliono più stare con noi in maggioranza. Per capitalizzare il nostro determinante contributo alle riforme non si può uscire dal Governo, faremmo lo stesso errore di Forza Italia che è sceso alle percentuali di consenso più basse della sua storia politica. Non ci sono altre strade”.
Qualcuno ha già fatto notare che in queste elezioni regionali 2015 il Pd di Renzi e “ritornato” entro i confini bersaniani; Federico Fornaro, senatore della minoranza dem, si è incaricato di mostrarlo numeri alla mano. “Se si guardano con attenzione i dati delle regionali 2015 — ha detto Fornaro — si scopre che la realtà dell’andamento del centro-sinistra a guida Matteo Renzi è assai differente rispetto al trionfalismo della narrazione dei tweet e anche assai più articolata della semplice trasposizione sportiva della vittoria 5 a 2”. Infatti, spiega il senatore, anche nel 2010 il Pd a guida Pier Luigi Bersani vinse 5 a 2, conquistando la poltrona di Liguria, Toscana, Umbria, Marche e Puglia e perdendo Campania e Veneto; ma i candidati 2015 arretrano dappertutto: in Liguria, 27,8% (contro il 52,1% del 2010); in Veneto, 22,7% (29,1% nel 2010); in Toscana, 48,0% (59,7% nel 2010); nelle Marche 41,1% (53,2%nel 2010); in Umbria 42,8% (57,4% nel 2010); in Campania 41,0% (43,0% nel 2010); Puglia 47,3% (48,7% nel 2010). Ma il Partito democratico, rileva Fornaro, arretra non soltanto quanto ai voti ottenuti dai suoi candidati governatori, ma anche nei voti di lista (Pd): infatti in queste regionali del 2015 si registra un aumento rispetto al 2010 soltanto in due regioni: la Toscana (dal 42,2% al 46,3%) e le Marche (dal 31,1% al 35,1%). I democratici calano, invece, sempre nei voti di lista, nelle altre cinque regioni: Liguria (25,6% contro 28,3%), Veneto (16,7% rispetto al 20,3%), Umbria (35,8% contro 36,2%), Campania (19,8% contro 21,4%), Puglia (19,3% contro 20,7%).
Se il Pd non ha ottenuto il risultato sperato a livello nazionale, nel paese dove risiede il premier alle porte di Firenze il suo partito continua a stravincere. A Pontassieve infatti il Pd ha preso il 61,5% dei voti mentre il governatore riconfermato Enrico Rossi ha ottenuto il 64% delle preferenze. Un successo di massa dunque che conferma un legame fortissimo tra Renzi e i suoi concittadini. Il candidato della Lega Claudio Borghi ha ottenuto il 20% dei voti mentre il suo partito l’11% mentre il candidato del M5S si è fermato al 12%.
Mentre in diverse regioni italiane era ancora in corso lo spoglio delle schede, Matteo Renzi è volato in Afghanistan per una visita a sorpresa ai militari italiani. Il presidente del Consiglio è diretto a Herat per incontrare il contingente del nostro Paese in occasione della festa della Repubblica che si celebra domani, 2 giugno. Non si tratta comunque di un viaggio organizzato all’ultimo momento: “Come potete ben immaginare l’organizzazione di un viaggio in Afghanistan è piuttosto complessa, la decisione era già stata presa, non è una cosa che si può decidere all’ultimo anche per motivi di sicurezza”, ha detto in conferenza stampa il presidente del Partito Democratico, Matteo Orfini, spiegando che “non è stata data notizia in anticipo per ragioni di sicurezza”.
Beppe Grillo ha commentato sul suo blog il risultato elettorale. Ha ringraziato calorosamente tutti gli italiani che hanno votato cinque stelle e ha chiarito che non ci saranno “inciuci” con la sinistra. Come si sa il nuovo presidente della Puglia Emiliano aveva invitato la candidata grillino a prendere il posto di assessore all’ambiente nella sua giunta: “No ad alleanze con la sinistra, gli inciuci non ci appartengono” ha scritto. Poi si è dedicato a Renzi, dicendo che il Pd ha dimezzato i voti delle scorse europee: non si gestisce un paese con le menzogne e l’arroganza ha detto. La replica del Pd è arrivata quasi immediatamente: “Il movimento 5 stelle festeggia ma il loro risultato è zero, non governeranno in nessuna regione”, ha commentato Matteo Orfini. Pu non avendo vinto in alcuna regione, il M5S è invece oggi il secondo partito a livello nazionale. IL commento di Di Maio: “E’ un risultato che lancia un segnale al presidente del Consiglio: si deve fare il reddito di cittadinanza. Non vogliamo poltrone, vogliamo il reddito di cittadinanza prima dell’estate”.
Prenderà il via tra pochi minuti la conferenza stampa del Partito democratico organizzata alle 11 nella sede di via Sant’Andrea delle Fratte a Roma per commentare l’esito delle elezioni regionali 2015. Parteciperanno il presidente del Pd Matteo Orfini insieme ai i vicesegretari Debora Serracchiani e Lorenzo Guerini. Proprio la Serracchiani, intervistata recentemente da La Repubblica, ha parlato di “un risultato che è molto soddisfacente”. L’unica amarezza rimane la Liguria, dove la vittoria di Giovanni Toti “ha dei responsabili precisi: quella parte della sinistra che, lasciando il partito e presentando una propria lista, e con una campagna elettorale molto aggressiva, cattiva, ha giocato sulla pelle dei cittadini della Liguria a far perdere il Partito democratico”, ha detto Serracchiani.
Ospite ad Agorà, programma di Rai Tre condotto da Gerardo Greco, Matteo Salvini ha analizzato il preoccupante dato dell’affluenza:”E’ una mezza sconfitta pure mia, quindi non mi siedo. Non sto qui a stappare spumante o chinotto. Dobbiamo concretizzare di più». Il leader del Carroccio ha così commentato un servizio in cui alcuni cittadini spiegavano perchè avevano preferito non recarsi alle urne: “Cosa vuol dire non mi piace andare a votare? Se chiude un pronto soccorso, un ospedale, è colpa della Regione, mica lo fanno i marziani!”
Queste elezioni Amministrative 2015 saranno ricordate a lungo come la tornata elettorale degli “impresentabili”, del “Pd vince ma non troppo”, del “Renzi schiaffeggiato” e della rinascita del Movimento Cinque Stelle nella sua forma più “de-grillinizzata”. Aspettando i risultati definitivi, i quotidiani italiani – che si vedono costretti come sempre a titoli in sospeso per la lentezza degli scrutini – si sbilanciano quasi tutti sul finale di 5-2 per il centrosinistra, tranne La Stampa di Torino che titola ancora sul bilico in Liguria con Raffaella Paita che rischia: rischio confermato a vantaggio di Giovanni Toti, neo governatore ligure. I due quotidiani a maggior tiratura nazionale, titolano in maniera simile: il Corriere di Fontana apre con “Le proiezioni, Liguria e Umbria in bilico” mentre la Repubblica del binomio Mauro-Scalfari titola affondando su Renzi, “Dal voto regionale uno stop per Renzi. Liguria e Umbria a rischio, De Luca in testa. Il Giornale di Sallusti apre puntando decisamente sul fattore-Renzi di queste elezioni in forte calo, “Regionali: schiaffi per Renzi”, mentre l’altro quotidiano milanese, Il Giorno, più cautamente titola sul PD in bilico: “Vacilla il Pd, bene Lega e Cinque Stelle”. Unico tra tutti i quotidiani a puntare forte sul dato dell’astensionismo è il Fatto Quotidiano di Padellaro, titolando “Uno su due non vota, Renzi affoga in Liguria. Riecco i Cinque Stelle”. Passando ai quotidiani locali più interessati dal voto di queste Regionali, si evidenzia il titolo del Mattino di Napoli che punta sulla vittoria di De Luca “Campania, De Luca in vantaggio”; Il Gazzettino giustamente punta l’occhio sul voto veneto e apre la prima pagina celebrando la vittoria della Lega da un lato ed evidenziando il netto divario della candidata pluvi-renziana dall’altro : “Vince Zaia, la Moretti staccata”. L’unico quotidiano controcorrente è il Sole24Ore che apre le proprie pagine sul costo dei bilanci regionali, lasciando al sito online i risultati aggiornati delle elezioni 2015.
Se nella precedente proiezione su dati nazionali della percentuale-partiti si era arrivati al 13% dei seggi scrutinati, il dato ora fornito da Piepoli per RaiNews24 copre un ben più sostanzioso 44% del campione nazionale. Si conferma ancora una volta in testa al gruppo dei partiti il del premier-segretario Matteo Renzi, in leggera crescita rispetto all’ultima proiezione con un dato percentuale del . Segue a ruota la grande affermazione l’M5S di Grillo e Di Maio – sempre più al centro del progetto del movimento e che raccoglie con soddisfazione i buoni risultati di queste Amministrative – con il , ben 6 punti percentuali in più rispetto alla terza forza nazionale, ovvero la nuova Lega antisistema di Matteo Salvini (). Forza Italia scende ancora rispetto alle ultime europee e si attesta sul mentre il partito della Meloni si conferma con un onesto , comunque superiore alla vera delusione elettorale, ovvero le liste dell’Area Popolare che prendono una brutta batosta, raffigurata dal 3,2%.
L’analisi dei risultati di queste elezioni regionali 2015 ha preso una consistenza a livello nazionale. Tracciando un breve bilancio di queste prime 3-4 proiezioni uscite a livello italiano, si evidenziano risultati importanti per quanto riguardano le proiezioni generali dei partiti che concorrono a questa tornata elettorale delle Regionali 2015. Il PD a livello nazionale si conferma il primo partito al 22,6%, secondo il Movimento 5 Stelle al 19,6% che si attesta però primo in almeno tre regioni. In terza piazza segue la grande affermazione della Lega Nord di Salvini al 12,9%, quarto partito Forza Italia al 10,3%, più indietro invece Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale con il 3,9%. I dati sono forniti dall’Istituto Piepoli relativi al riepilogo nazionale dei voti di lista nelle Regionali sul 13% dei seggi scrutinati
Risultati delle elezioni regionali 2015 che hanno un retrogusto agrodolce per il Pd che – da partito di maggioranza e super favorito – di certo era “obbligato” a fare un grande risultato. Sulle valutazioni di cosa sia un grande risultato per il Partito Democratico in queste elezioni amministrative pesa la parola del segretario-premier Matteo Renzi, ma un po’ di malumore nel tam-tam a 140 caratteri di Twitter si fanno sentire. Marcucci è laconico, “Aspettare i dati veri è sempre una buona regola”, e Guerini parla di “risultato importante per il PD un 5-2”
Urne chiuse per le elezioni regionali 2015 e già ci sono i primi exit poll, che arrivano da Emg Acqua di Fabrizio Masia. In particolare, per la7, sono stati diffusi i dati di Liguria e Campania. A sorpresa Toti risulta in testa in Liguria, mentre De Luca sarebbe in vantaggio in Campania.
Lo stato maggiore del Partito democratico si sta riunendo al Nazareno per seguire le elezioni regionali 2015. Maria Elena Boschi, Matteo Orfini, Lorenzo Guerini e Deborah Serracchiani sono già sul posto. Ancora non è giunto il Premier Renzi, sul quale saranno puntati i riflettori, nonostante abbia tenuto a precisare che il voto non può essere considerato un referendum su di lui.
In attesa dei risultati delle elezioni regionali 2015, si intensificano le analisi sui primi dati – quelli dell’affluenza – che possono dare una chiave di lettura per arrivare a sfornare le percentuali dei partiti in corsa alle elezioni secondo forbici sempre più precise, tenendo conto della consistenza del corpo elettorale. Secondo il sondaggista Alessando Amadori (Coesis) il risultato di queste elezioni amministrative potrebbe essere schiacciante, a favore del centrosinistra. In un’intervista esclusiva rilasciata al il.sussidiario.net, prevede un tennistico 6-1 per il PD, in cui solo Zaia in Veneto avrebbe le carte in regola in uno scenario di astensionismo galoppante (il Veneto infatti fa registrare uno dei tassi più alti di partecipazione al voto) per uscirne come unico vincitore di centrodestra. Nelle Comunali a Venezia il sondaggista analizza le stime e dice Casson, mentre a Giugliano la spunterebbe Guardascione, in entrambi i casi ancora un PD vincente. Stime in percentuali previste dalle analisi di Amadori, il PD prende il 37-38%, il M5S il 20% e Forza Italia il 10-15%. Pastorino (sinistra) in Liguria prende il 10% e Tosi (centro) in Veneto il 10-12%, mentre la Lega nord prende il 20% in Veneto e il 5-10% in Liguria e Toscana
Secondo il sondaggio realizzato da Nicola Piepoli, il Movimento 5 Stelle può risultare determinante in quanto sottrae voti al centrodestra. “Sei mesi fa su scala nazionale (i grillini) venivano dati al 15%, adesso sono oltre il 20%. Essendo la destra in fase di ricerca di un leader, questo fa sì che essa sia corrosa violentemente dai 5 Stelle molto di più della sinistra in quanto guidata bene da Renzi” ha detto Piepoli a ilsussidiario.net. Per questo, secondo Piepoli, De Luca — nonostante risulti “impresentabile” secondo la commissione Antimafia — può imporsi su Caldoro proprio grazie a Grillo; lo stesso può accadere a scapito di Toti, e a vantaggio di Paita, in Liguria.
Dopo il Veneto e la Liguria, per le elezioni regionali 2015 si hanno già dati di stima delle proiezioni finali delle ore 23 di altre 4 regioni. La percentuale di affluenza dei toscani si attesterà attorno al 46-49%, stesso range per quanto riguarda i marchigiani. Nella regione dell’ex governatore Nichi Vendola invece si calcola una stima finale tra il 45% e il 48%, ma va all’Umbria la palma della regione che sfiderà il Veneto per la maggiore affluenza in percentuale: 53-56%.
Con l’aggiornamento dei dati d’affluenza delle ore 19, si ha già una proiezione dell’affluenza finale nelle due regioni più equilibrate come risultato finale; per quanto riguarda il Veneto, si parla di una percentuale che non uscirà dal range del 57-60%, mentre la regione ligure vede una proiezione finale che si attesterà tra il 49-52% degli aventi diritto al voto. Di certo un dato oltre alle aspettative, guardando sia alle scorse regionali e sia alle più recenti elezioni europee.
Sono definitivi in quasi tutte le regioni italiane interessate dal voto i dati relativi all’affluenza delle ore 19. In tutta Italia ha votato fino a questo momento il 39,24%, ma all’appello manca ancora la Puglia che sta tardando a pubblicare i dati provenienti dai singoli comuni dove alle 7 di oggi sono iniziate le operazioni di voto. Rispetto alle elezioni Europee del 2014, la partecipazione alle urne tiene ancora in Veneto e Campania, ma cala drasticamente in Umbria, Toscana e Marche. Un calo si registra anche in Liguria. Entrando nel dettaglio, in Veneto ha votato fino alle 19 di oggi il 43,14% degli aventi diritto. Questi i dati delle singole province: Belluno 34,15%, Padova 45,78%, Rovigo 41,82%, Treviso 41,72%, Venezia 43,65%, Verona 42,71% e Vicenza 44,81%. In Liguria si registra un’affluenza del 39,53% (16,80% alle ore 12): per quanto riguarda le singole province, a Genova ha votato il 40,59%, a Imperia il 35,29%, a La Spezia il 37,63% e a Savona il 40,82%. In Campania il dato definitivo mostra una percentuale del 35,92% (Avellino 30,96%, Benevento 30,22, Caserta 36,75%, Napoli 36,79% e Salerno 36,88%), mentre in Umbria ha votato in tutta la regione il 34,88% (Perugia 33,81% e Terni 37,90%). In Toscana l’affluenza delle 19 è del 35,48% (Arezzo registra il 36,72%, Grosseto il 35,43%, Livorno il 33,75%, Massa-Carrara il 31,27%, Prato il 34,76%, Pistoia il 34,77%, Lucca il 32,88%, Pisa il 35,82%, Siena il 37,84% e Firenze il 37,39%) mentre nelle Marche il dato è pari al 34,18%: a Pesaro e Urbino l’affluenza più alta (35,96%), poi Ancona (35,67%), Fermo (34,79%), Macerata (32,08%) e Ascoli Piceno (30,83%).
Una nota dell’ufficio stampa di Forza Italia ha smentito quanto pubblicato oggi sul quotidiano La Stampa a proposito di Berlusconi, in un articolo di “retroscena” che attribuisce all’ex premier “stati, pensieri, intenzioni e addirittura frasi virgolettate che sono frutto esclusivo della fantasia del cronista o di qualche sua ‘fonte’, forse intenzionata a danneggiare l’immagine del Presidente e di chi collabora con lui”, si legge nella comunicazione del partito dell’ex Cavaliere. La ricostruzione del quotidiano torinese, così dice ancora FI, “è l’emblema del cattivo giornalismo, quello che contribuisce ad allontanare sempre più cittadini dall’acquisto e dalla lettura dei giornali”. Un altro “caso” che arriva a movimentare la politica nel giorno del voto.
Allarme diretta rientrato per Enrico Mentana. Un’agitazione dei tecnici di La7 infatti sembrava mettere in pericolo il regolare svolgimento della trasmissione che dovrebbe seguire l’andamento dei risultati delle elezioni Regionali. Mentana si era detto pronto anche a rassegnare le proprie dimissioni da direttore del tg di La7 nel caso in cui l’agitazione avesse impedito alla trasmissione di andare in onda, dal momento che lo sciopero, così si legge nella lettera che il direttore ha indirizzato ai giornalisti di La7, avrebbe inficiato la reputazione dell’intera rete che fa dell’informazione puntuale e dell’attualità il proprio cavallo di battaglia, gettando alle ortiche il lavoro dei suoi professionisti. Stando agli ultimi aggiornamenti, la maratona televisiva dedicata ai risultati delle elezioni andrà regolarmente in onda a partire dalle 20 e proseguirà fino al mattino, a confermarlo lo stesso Enrico Mentana sulla sua pagina Facebook.
In una nota del partito Italia Unica, guidato da Corrado Passera, l’ex banchiere e ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e Trasporti del governo Monti, si dichiara preoccupato per la bassa affluenza alle urne in questa giornata di elezioni. Solo una percentuale estremamente ridotta di Italiani si è recata alle urne oggi, circa il 15%. “C’è un enorme bisogno di democrazia e di rappresentatività oggi in Italia e questa può essere garantita solo da un grande sforzo di fiducia da parte di un’opinione pubblica troppo spesso dimenticata da parte della politica in generale e dei partiti in particolare”, scrive Passera. L’astensionismo, aggiunge, è sintomatico di una scarsa fiducia da parte della popolazione nei confronti della politica, dei partiti e dei loro esponenti ed è un segnale chiaro dello stato di salute dell’Italia. L’esponente di Italia Unica si rivolge ai 22 milioni di elettori coinvolti da questa tornata elettorale, invitandoli a esprimere le proprie preferenze alle urne perché “chi tifa per l’astensionismo non crede nella democrazia”. Passera, però, non si limita a richiamare i cittadini a compiere il proprio dovere di elettori, egli fa anche un appello ai partiti, responsabili di questa scarsa partecipazione, essi dovrebbero farsi un esame di coscienza per aver dimenticato l’opinione pubblica.
Berlusconi ha pranzato in un ristorante di Bocca di Magra in compagnia di Giovanni Toti, candidato alla presidenza della Liguria in queste elezioni regionali. Il pranzo è durato fino alle 16, al suo termine l’ex premier ha fatto ritorno ad Arcore. Il menu del cavaliere e dei suoi ospiti? Insalatina di mare, trofie al pesto senz’aglio, pesce al sale, il tutto accompagnato da un Vermentino dei Colli di Luni.
“È una bufala, una storiella montata come al solito”. Così Silvio Berlusconi ha risposto a chi gli chiedeva chiarimenti sulla vicenda di Segrate (Milano) dove l’ex premier avrebbe sbagliato evento in piazza e involontariamente sostenuto un candidato di centrosinistra. “Quella sera ho sentito un’orchestrina che suonava e sono sceso perché ero curioso. Non ho parlato con nessuno, ho soddisfatto la mia curiosità e me ne sono andato”, ha spiegato il leader di Forza Italia che oggi era a Bocca di Magra (La Spezia) per pranzare con il candidato governatore del centrodestra Giovanni Toti.
Lo studioso, politologo e tra i massimi esperti di scienza politica al mondo Gianfranco Pasquino ha rilasciato un tweet ironico ma dal profondo significato. Scherzando sulla polemica degli impresentabili, ha infatti scritto che “sedici persone sono sicuramente impresentabili, ma ci sono anche diverse centinaia di incompetenti invotabili”. Invitando gli elettori a “meditare”.. Un invito alla anti politica?
Non ha resistito alla tentazione di fotografare il suo voto appena espresso con il cellulare, cosa che come si sa è vietata dalla legge. Le preferenze di voto infatti devono restare segrete fino all’inizio dello spoglio delle schede. E’ successo a Napoli nel quartiere di Bagnoli, dove un uomo di 55 anni è stato fermato dalla polizia che si è accorta del suo gesto, lo ha fermato e lo ha quindi denunciato. Secondo la legge non si può nemmeno entrare nella cabina elettorale con cellulari che siano in grado di scattare anche fotografie, il presidente del seggio dovrebbe infatti chiedere a tutti gli elettori di depositare presso di lui il proprio cellulare prima di entrare nella cabina, ma quasi nessuno lo fa.
Anche Matteo Renzi si è recato alle urne questa mattina per le elezioni regionali 2015. Il presidente del Consiglio è arrivato insieme alla moglie Agnese al seggio allestito presso alla scuola De Amicis a Pontassieve (Firenze). Dopo aver stretto qualche mano e salutato gli scrutinatori e il presidente del seggio, Renzi ha espresso la propria preferenza e ha lasciato la scheda elettorale nell’urna. Clicca qui per vedere il video
Il mio partito ha stroncato il lavoro dell’antimafia solo per una convenienza elettorale: Rosy Bindi ribatte puntigliosamente alle accuse che ha ricevuto negli ultimi giorni dopo la pubblicazione della lista dei candidati impresentabili. E’ stata accusata di vendetta personale nei confronti di Renzi, lei ribatte parlando a Repubblica: “Prima di tutto non ho inserito io De Luca e questo lavoro non ce lo siamo inventati. Ce lo assegna la legge istitutiva della commissione. Ma se in quell’elenco fosse mancato De Luca che, ahimè rientrava nei criteri del nostro codice, come sarebbe stato giudicato il lavoro della commissione? Chiedo di ristabilire la verità dei fatti”. La sua, spiega, non è stata una decisione personale ma frutto del lavoro di molte persone e alla fine critica il suo partito: “Non è una bella pagina per il Pd, che ha come elementi costitutivi i principi della legalità e dell’etica in politica”.
“Dal Pd non me ne vado: io il Pd lo voglio salvare. Prima o poi tornerà il Pd delle origini. Lo spirito dell’Ulivo non è morto, lo dobbiamo recuperare. Io resto qui e combatto”. Lo dice Pier Luigi Bersani, intervistato da Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera. L’ex premier ha commentato anche la lista dei cosiddetti impresentabili nella quale compare anche il nome di Vincenzo De Luca, candidato del Pd in Campania: “Dare addosso a Rosy Bindi in questa maniera è una vergogna – dice Bersani – Sia chiaro: deve essere la legge a decidere chi si può candidare e chi no. Però esiste anche il codice antimafia. L’abbiamo approvato tra l’entusiasmo di tutti. E il codice va rispettato. La polemica sui tempi del pronunciamento della commissione antimafia è sbagliata. Bisognava aspettare che fossero depositate le candidature, e che arrivassero le informazioni dalle prefetture. Dare addosso in questa maniera alla Bindi, una donna del suo rigore e della sua passione politica, è indegno. Vuol dire che abbiamo perso la bussola. E qui o si va a messa o si sta a casa”. L’ex segretario Pd difende però De Luca: “Io ho fatto l’amministratore per trent’anni. L’abuso d’ufficio per un amministratore è come una multa per un camionista. Non a caso il codice etico del Pd, che pure è rigorosissimo, non prevede che l’abuso di ufficio possa precludere una candidatura. La legge Severino però lo prevede. E allora dovevamo sanare questa contraddizione: o cambiando il codice etico del partito, o cambiando la legge Severino, che sarebbe stata secondo me l’opzione giusta”.
I primi dati sull’affluenza alle urne a livello nazionale, quelli relativi alle ore 12, dicono di una percentuale di votanti pari al 15,60%. Nel 2010 l’affluenza era pari al 10,19%, si nota dunque una crescita dei votanti, dato interessante che bisognerà vedere se sarà confermato nelle prossime ore. Al momento l’affluenza più alta si registra nel Veneto con 17,63% quella più bassa in Umbria con il 12,17%.
Seggi aperti in sette regioni e 742 comuni italiani per le elezioni amministrative 2015. A spaventare è ancora una volta il rischio astensionismo: “Non dobbiamo lasciarci schiacciare da cattivi esempi, da opinioni generali o da pregiudizi di parte – ha detto a riguardo ieri Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei) – non dobbiamo lasciarci scoraggiare e quindi rinunciare al nostro diritto e dovere di partecipare alle elezioni a qualunque livello esse si pongano”. Secondo Bagnasco, infatti, “la disaffezione che porta all’astensione non è certamente buona, per cui bisogna reagire”.
Il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini torna ad attaccare Rosy Bindi, accusata di aver cercato “rivincite interne al partito”. Parlando in una intervista concessa al quotidiano La Stampa ha commentato: “Ci sarà molto da decidere sulle modalità con cui si sta insieme e sulla lealtà. Nessuna rappresaglia, ma è giunto il momento di guardarci negli occhi” spiegando che non sta dicendo che Rosy Bindi debba lasciare il Pd. “Non è oltremodo tollerabile che nei momenti clou ci sia chi non vota le riforme chiave, chi lavora per mettere in difficoltà il partito; o chi addirittura come Fassina voterebbe per i candidati avversari. Così non può funzionare” ha detto ancora. Guerini difende dunque De Luca che ha rinunciato alla prescrizione altrimenti non sarebbe finito nella lista degli impresentabili.
Per il presidente della Cei il cardinale Angelo Bagnasco la questione dei cosiddetti candidati impresentabili è una questione da risolvere sul piano giuridico, legale, politico e legislativo. Lo ha detto a margine di un convegno sulla scuola a Genova, invitando poi la gente a recarsi a votare: “La disaffezione che porta all’astensione non è certamente buona per cui bisogna reagire”. Non bisogna farsi scoraggiare dai cattivi esempi, ha aggiunto, e rinunciare al diritto di voto e al dovere di partecipare alle elezioni. Chi si presenta candidato, ha detto infine, “deve farlo in modo onorabile”.
Nessuno questa volta ci ha detto per chi votare. A dire così sono le suore di clausura delle Clarisse di Napoli che secondo quanto riporta l’agenzia AdKronos sono rimaste anche colpite negativamente dalla lista degli impresentabili di cui fa parte come si sa anche il candidato presidente della Campania Di Luca. La madre abbadessa Rosa Lupoli avrebbe detto all’agenzia di stampa che dopo aver discusso fra di loro le suore non sanno se questa volta andranno a votare. Si tratta delle stesse suore diventate famose dopo la visita del papa nel loro monastero, prese in giro ad esempio da Luciana Litizzetto per la loro effusione di abbracci al papa stesso e alla quale risposero per le rime tramite twitter. “In genere abbiamo anche le idee chiare prima di recarci alle urne. Idee che abbiamo avuto modo di formarci perché in genere, tempo prima di recarsi alle urne, ci vengono a trovare persone in convento e ci parlano dei singoli candidati” ha detto l’abbadessa. Quest’anno invece nessuno ha bussato al loro portone.
Renzi se ne frega delle regole e del buon gusto”: così Pippo Civati ha commentato la presenza del premier Matteo Renzi al Festival dell’economia di Trento nella giornata di oggi, in cui per legge bisogna osservare il silenzio elettorale. Civati ha detto che aveva chiesto personalmente al “Presidente del Consiglio e Segretario del maggior partito italiano di evitare la comparsata”. Con Civati anche il coordinatore nazionale di Sel Nicola Fratoianni che sottolinea come Renzi abbia fatto propaganda al suo governo e alle sue riforme: “È una violazione grave delle regole. Del resto ormai abbiamo capito che le regole sono buone solo se non valgono per lui. Ci auguriamo a questo punto che i tg del servizio pubblico e privato e i loro direttori siano più corretti del premier e almeno loro rispettino le leggi di questo Paese”.
Errore madornale per l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che erroneamente si sarebbe recato alla manifestazione a sostegno del candidato sindaco del centrosinistra a Segrate, Paolo Micheli. Lo racconta lo stesso candidato sindaco del comune in provincia di Milano, secondo cui l’ex premier avrebbe anche detto ai giovani presenti (la manifestazione era stata organizzata dalla Lista Civica a sostegno di Micheli) “di trovare un’ora per andare a votare per Paolo”, prima di accorgersi dell’errore e allontanarsi, dopo aver scoperto che la manifestazione non era quella organizzata per sostenere Tecla Franceschini, candidata di Forza Italia sostenuta dal centro-destra.
Appello al voto o rottura del silenzio elettorale previsto dalla legge? Matteo Salvini è intervenuto scrivendo sulla sua pagina facebook un messaggio che appare altamente ambiguo: “Chi non vota domani è complice dell’invasione in corso”. Invasione che per il segretario della Lega è quella dei migranti: “Altri 4.243 CLANDESTINI in arrivo in Italia. Altri morti, altri scafisti soddisfatti, altri milioni per le cooperative” ha scritto. Dunque un invito alquanto esplicito a votare Lega Nord, il partito che da sempre vuole fermare l’arrivo dei migranti, che sembra violare la legge che impone a 24 ore dal voto l’astensione da qualsiasi dichiarazione di tipo elttorale.
«Quella degli impresentabilì è una categoria sui generis, figlia del populismo giuridico e della mancanza di autonomia della politica». Lo dice – intervistato da La Stampa – Luciano Violante, già Presidente della Camera e in passato presidente della Commissione Nazionale Antimafia. Violante sottolinea che «il fatto di arrivare all’ultimo minuto – ma Rosy Bindi non ne ha la responsabilità – presenta un problema. Si stabilisce che alcuni candidati rientrano in una lista nera ma non si dà loro la possibilità di replicare, visto che domani si vota; nè si dà la possibilità ai partiti, contrariamente a quanto stabilisce l’articolo 3 del codice di autoregolamentazione, di illustrare le ragioni per cui hanno scelto una candidatura discussa». A questo problema, secondo Violante – che specifica il punto in una intervista all’Huffington Post – se ne aggiunge un altro di responsabilità politica: “Si discute di Severino, incandidabilità, decadenza, codice penale, Antimafia, di tutto un groviglio di regole e principi, ma la questione di fondo è che chi fa le liste sono i dirigenti dei partiti politici, che su questo devono essere giudicati dai cittadini.” Secondo Violante se si continuerà a seguire questo metodo si formerà presto “una giuristocrazia, pericolosa per i valori costituzionali e per la stessa indipendenza della magistratura”. Dalle parole di Violante, appare lampante come, più che la scelta della Commissione Antimafia di far trapelare i nomi degli impresentabili a due giorni dal voto, quella da condannare sia una classe politica desiderosa soltanto di battere l’avversario ad ogni costo, anziché di governare:”Ormai da anni il tema di fondo delle elezioni non è governare, ma vincere. E viene candidato chi offre maggiori garanzie di vittoria. È una visione ludica, infantile della politica. Leggiamo di sei a uno, quattro a tre, sette a zero. Non è il tennis, sono le elezioni. Ma chi vince come governerà, con chi, per quali obbiettivi?”.