“Io non ho problemi di numeri e vado avanti. Chi vuole bloccare le riforme mi tolga la fiducia qui e in Parlamento”. Il segretario del Pd, Matteo Renzi, ha esordito così nella prima direzione post-elezioni regionali. Anche se poi riferendosi alla riforma della scuola ha significativamente aggiunto: “Prendiamoci altre due settimane di tempo e andiamo a discutere in ogni circolo”. Come a dire che il premier rinuncia ai tempi da marcia forzata che hanno caratterizzato tutte le sue altre riforme, e stavolta pigia sul freno per rallentare perché ha capito che sulla scuola rischia di finire fuori strada. Ne abbiamo parlato con Piero Sansonetti, direttore del quotidiano Il Garantista.



Come spiega le parole di Renzi sulla scuola?

Renzi ha fatto una sciocchezza che ha pagato a caro prezzo. Non si è accorto che stava sfidando, in modo anche un po’ violento, uno dei bacini elettorali più forti del Pd alla vigilia del voto. La conseguenza è stata la sconfitta alle regionali, in Liguria e non solo, tanto è vero che adesso il premier ci sta ripensando. Che gli insegnanti siano una risorsa elettorale fondamentale per il centrosinistra non è certo una novità.



Renzi continuerà a fare il bulldozer o ha capito che non gli conviene?

Renzi continua a fare la faccia cattiva, ma in cuor suo ha cambiato atteggiamento. Ha capito che non può andare avanti così o durerà al massimo tre mesi.

Sempre in direzione Renzi ha detto che la Lega “sferra l’attacco più insidioso”, mentre la sinistra di Landini è “pura demagogia destinata alla sconfitta”. Il premier ha davvero più paura di Salvini che del leader Fiom?

Renzi vuole dire esattamente il contrario. Il messaggio che vuole mandare è che la sfida è tra lui e Salvini, perché è quella che è in grado di vincere, mentre Landini e Grillo non gli devono rompere le scatole. In realtà è chiaro che Renzi non ha paura di Salvini, anzi ambirebbe a un ballottaggio Pd/Lega nord perché in questo caso sarebbe sicuro di spuntarla. Il punto è che ci sono tanti altri che si possono mettere in mezzo e ostacolarlo, e in particolare Landini e Grillo.



Quanto è ancora forte Renzi in Parlamento?

Oggi (ieri, ndr) in commissione gli è stato dato parere di incostituzionalità sulla riforma della scuola. Per il premier è la prima sconfitta che riceve in Parlamento, e a questo punto la riforma della scuola diventa problematica. Il messaggio rivolto a Renzi è: “Stai attento perché puoi perdere”. Poi in genere quando gli votano contro, Renzi di solito risponde sciogliendo le commissioni. Ma dopo averne sciolte due o tre alla fine il prezzo lo pagherà anche lui.

Fino a poco tempo fa la maggioranza dei parlamentari non voleva il voto anticipato per non perdere il vitalizio. E’ un teorema che regge ancora?

Questo teorema reggeva finché Renzi aveva in mano tutto, oggi però non è più così. Basare tutte le proprie speranze sul fatto che i parlamentari non vogliano andare a casa non basta. I parlamentari non vogliono mai andare a casa, però di legislature anzitempo ne sono state interrotte molte in passato.

 

Sulla testa di Renzi si addensano anche le nuvole di Mafia capitale. Quanto c’è di vero in questa storia?

Il sistema di tangenti sicuramente c’era. Sulla sua estensione e su chi abbia coinvolto ho invece dei fortissimi dubbi. Escludo innanzitutto che ci sia di mezzo la mafia, e quindi sono colpito molto negativamente dalla decisione di procedere per associazione mafiosa. E’ uno strappo al diritto molto forte che getta un’ombra sull’intera inchiesta.

 

Le lobby degli appalti sono una finzione?

E’ evidente che esistessero lobby che pagavano per truccare gli appalti. Bisognerà però provare i singoli reati, perché per ora abbiamo soltanto delle intercettazioni di terzo grado (cioè prese involontariamente intercettando una terza persona, ndr), la cui consistenza è pari a quella degli incontri ravvicinati del terzo tipo. Ieri Il Fatto Quotidiano ha lanciato una fatwa contro Bettini, ma contro di lui non c’è veramente nulla. Tutto nasce dal fatto che Buzzi dice: “Andiamo a parlare con Bettini”. Se avesse detto “andiamo a parlare con il Papa” avrebbero incriminato pure lui?

 

Lei che idea si è fatto del modo in cui sono state usate le intercettazioni?

Le intercettazioni sono le nemiche giurate della verità, perché sono manipolabili come si vuole. Nessuno si è scandalizzato del fatto che la Procura sia giunta a intercettare Maroni, uno scandalo clamoroso per il quale dovrebbe venire giù tutto il Palazzo (un segretario di Maroni è intercettato mentre parla di inserire una ragazza, Maria Grazia Paturzo, in una delegazione, ndr).

 

Che cosa c’entra tutto ciò con l’intera vicenda?

Maroni è stato inquisito perché la Procura ha stabilito che il governatore voleva bene alla Paturzo, e forse aveva anche una storia d’amore con lei. Come sappiamo le storie d’amore ormai sono molto importanti nelle indagini giudiziarie. La Procura ha preso una telefonata e ci ha aggiunto un pezzo, poi si è giustificata dicendo che era stato un errore. Nel virgolettato si chiedeva di inserire questa ragazza nella delegazione, e la Procura ha aggiunto arbitrariamente: “Datele un albergo di prima classe e fatela viaggiare in business”.

 

(Pietro Vernizzi)