“Marino è una persona perbene, lo riconoscono tutti. Si continua a dire se va avanti o no. A me interessa capire se l’amministrazione pulisce le strade, mette a posto buche ed emergenze. Se sanno governare, governino e vadano avanti, se non sono capaci vadano a casa”. Matteo Renzi parlando a Porta a Porta ha di fatto “scaricato” il sindaco di Roma, Ignazio Marino. Che però risponde a muso duro: “Non mi dimetto, neppure se me lo chiedono”. Ne abbiamo parlato con Peppino Caldarola, ex direttore dell’Unità ed ex parlamentare dei Ds.
Che cosa ne pensa della scelta di Renzi di scaricare Marino?
Renzi si è reso conto del calo di popolarità di Marino indipendentemente dal caso Mafia capitale. Sa che il sindaco non è apprezzato dai romani, è consapevole del fatto che la sua amministrazione è immobile, vede che la città è mal governata, e quindi prende le distanze. Il premier teme inoltre che vi sia un terzo passaggio dell’inchiesta, ancora più doloroso per l’amministrazione, e quindi segnala la necessità di un cambio di passo. E in terzo luogo l’uscita di Renzi segnala una crisi nel rapporto con Matteo Orfini, il quale si era schierato con Marino.
Il sindaco ha replicato che non intende dimettersi. Quali sono le sue ragioni?
Nessuna. Marino non intende dimettersi perché capisce che questo è un fallimento personale che gli chiude qualsiasi prospettiva. Da parte sua c’è una totale incomprensione della situazione della città che governa. Un sindaco la cui unica “bandierina” è avere bloccato il traffico intorno al Colosseo non ha molto da dire a una città di quattro milioni di abitanti. La gara per il peggior sindaco di Roma finisce alla pari tra Marino e Alemanno, e questa dal punto di vista di chi, come me, ha votato Marino ma non Alemanno, non è una bella considerazione.
Renzi ha detto: “Sacrifichiamo Roma o saremo travolti tutti”. Che senso ha un’affermazione del genere?
Renzi ha capito con il consueto ritardo che la degenerazione politico-giudiziaria a Roma fa crescere in modo esponenziale i consensi del centrodestra e soprattutto quelli di Grillo. Se l’M5S conquistasse Roma, ciò avrebbe un significato nazionale e internazionale senza precedenti e per Renzi rappresenterebbe una catastrofe. Sarebbe come Podemos che ha preso Madrid. Il premier si rende conto che per affrontare una campagna elettorale deve avere davanti a sé un anno di lavoro per ripulire e rilanciare il Pd romano.
Grillo ha scritto su Twitter: “Via Marino o Roma sarà sommersa da topi e clandestini”. Che cosa ne pensa di questa polemica?
E’ una polemica francamente un po’ cretina. Roma non è sommersa di immigrati più di quanto non lo siano altre città, né ci sono più topi rispetto a Parigi. Semplicemente è vero che Roma non è governata. Marino non ha autorevolezza su ciò che potrebbe controllare direttamente, come trasporti e nettezza urbana, e non ha un progetto per le periferie che vediamo decadute. Grillo fa delle affermazioni imprecise, però la sostanza che Roma è governata male rimane.
Su Mafia capitale e scuola Renzi ha deciso di tornare a fare il “rottamatore”?
Il Renzi rottamatore non esiste più. Avrà pure mandato via D’Alema, Veltroni e Livia Turco, ma in compenso si è tenuto De Luca, Burlando e Crisafulli. Nessuno dei “califfi” del Pd è stato accantonato dal segretario. Renzi comincia però a capire che alcune cose vanno fatte diversamente.
Che cosa in particolare?
La scuola è un tema su cui sono cadute decine di governi dal Dopoguerra a oggi. Non ci vuole un genio per capire che non si può affrontare questo problema senza discutere con gli insegnanti. Mio figlio ha 13 anni e tutti i professori nella sua scuola sono arrabbiati, a prescindere dall’orientamento politico. Il decisionismo è una virtù quando è fondata sulla presa d’atto dell’interesse generale. Se gli insegnanti non la pensano così evidentemente c’è un problema di sostanza e non solo di comunicazione.
Che cosa ne pensa dell’empasse del governo sull’immigrazione?
Sull’immigrazione si fa una demagogia enorme. Salvini dice solo stupidaggini, perché l’Ungheria può costruire un muro ma l’Italia è una penisola e non può fare altrettanto. I flussi dall’Africa hanno le stesse proporzioni che nei secoli scorsi ebbe l’emigrazione dall’Europa all’America. Quello che deve fare Renzi è dire la verità, cioè che è probabile che arriveranno molti immigrati. Dobbiamo però gestire la quotidianità. Mi domando come sia possibile che arrivino 100 immigrati a Roma o Milano e vengano lasciati a dormire per terra nelle stazioni, senza che vi sia un minimo di accoglienza.
Come valuta invece il fronte aperto con l’Europa?
Con il caso immigrazione si sta consumando uno dei miti del centrosinistra: quello europeo. L’Ue appare sempre più ai cittadini come un organismo vessatorio. Se lascia a Grillo e Salvini la critica dell’Europa, il Pd perde la battuta. L’Italia può selezionare, accogliere, fare sentire le sue ragioni nelle sedi europee fino al punto di minacciare l’uscita, perché se l’Europa non è solidale con l’Italia su un tema così cruciale non si capisce che cosa rimaniamo a fare nell’Unione.
(Pietro Vernizzi)