“Sul caso De Luca, Renzi ha mostrato tutto il suo opportunismo politico. Non ha fermato il candidato, condannato per tre volte in primo grado, solo perché sapeva che nessun altro sarebbe stato in grado di battere il centrodestra. Anche se in realtà per il Pd e il governo sarebbe stato meglio se avesse vinto Caldoro”. Lo sottolinea Gianfranco Pasquino, professore di Scienza politica alla Johns Hopkins University di Bologna. Il Consiglio regionale della Campania doveva insediarsi oggi, ma all’ultimo minuto la prima seduta è saltata. Dopo il decreto di sospensione per De Luca firmato da Matteo Renzi, il consigliere anziano della Campania Rosetta D’Amelio ha optato per l’annullamento della convocazione che era prevista per oggi.
Professore, l’insediamento del Consiglio della Campania è saltato. Incominciamo bene?
Sì è creata una situazione molto aggrovigliata. In realtà il Consiglio doveva essere insediato proprio per decidere che cosa fare. Dal momento che invece i consiglieri si chiamano fuori qualcuno dovrà decidere al loro posto, e presumo che la persona più indicata sia il commissario del governo. La Regione va commissariata il prima possibile perché ci vuole qualcuno che la governi, anche se non è la persona che avevano scelto i campani.
Lei come valuta il fatto che la segreteria del Pd abbia mandato avanti De Luca, quando si sapeva fin dall’inizio che poi sarebbe stato sospeso?
Qui evidentemente ha scelto Renzi, non la segreteria. Era lui l’unico che poteva bloccare De Luca, invece non ha voluto farlo. E’ un fatto che giudico in modo molto negativo.
Perché Renzi non ha fermato De Luca?
E’ stato totale opportunismo politico. E’ chiaro che De Luca era il candidato con le maggiori probabilità di vincere, e probabilmente persino prima delle stesse primarie si dava per scontato che avrebbe vinto. Renzi voleva vincere in Campania, De Luca era quello che gli dava le maggiori garanzie, e quindi il premier lo ha lasciato correre.
Per Renzi sarebbe stato meglio se avesse vinto Caldoro?
Probabilmente sì, se avesse vinto Caldoro sarebbe stato meglio. Non ci sarebbe stato il caso De Luca, non avremmo avuto queste perdite di tempo e avremmo un governatore al secondo mandato che probabilmente sarebbe riuscito a fare un po’ meglio del primo. E tutto sommato la vittoria di Caldoro avrebbe fatto piacere a Ncd, che è comunque pur sempre un alleato di governo.
Il caso De Luca documenta che la rottamazione di Renzi è stata un’illusione?
Non è solo il caso della Campania a documentarlo. Se il criterio era l’età, il sindaco di Bologna, Virginio Merola, ha felicemente compiuto i 60 anni e probabilmente sarà ricandidato. Merola è un “convertito”, dopo la vittoria di Renzi da bersaniano che era è salito sul carro del vincitore. Sergio Chiamparino, pur avendo 65 anni fa il governatore del Piemonte, almeno fino a che non si scoprirà che qualcuno ha fatto il furbo con le firme. Insomma ci sono molte eccezioni. Di fatto Renzi prende atto che ci sono alcune zone nelle quali è meglio che non rottami, perché non sa che cosa succederebbe dopo.
Il ricorso di De Magistris intanto è stato accolto. Quanto assomiglia il suo caso a quello di De Luca?
De Magistris rappresenta il disastro del centrosinistra nella città di Napoli, mentre De Luca rappresenta il disastro del Pd in Campania. C’è però una differenza in quanto il sindaco partenopeo non proviene dal Pd. In un certo senso De Magistris ha fato un’Opa (Offerta pubblica di acquisto, ndr) sulla carica di sindaco, mentre De Luca giocava in casa.
La vittoria di De Magistris finirà per salvare anche De Luca?
Da un punto di vista giuridico le posizioni di De Magistris e De Luca sono diverse, e quindi il fatto che il primo sia stato assolto non consente di pensare che avverrà lo stesso anche per il secondo. Le norme in materia andrebbero però disboscate, stabilendo quali sono le procedure con le quali si può essere candidati.
De Magistris si è salvato anche perché è un ex pm?
Credo di no, perché i magistrati tra di loro hanno antiche gelosie e inimicizie. Il sindaco di Napoli non era così popolare tra giudici e pm campani, anzi secondo loro aveva acquistato troppa visibilità. Quindi non si salva per la benevolenza nei suoi confronti da parte delle altre toghe. Tutt’al più ha vinto il ricorso perché in uno scontro tra due gruppi di magistrati uno ha voluto fare un dispetto all’altro.
Da Napoli a Roma, perché Renzi ha salvato De Luca ma chiede le dimissioni di Marino?
A parte il fatto che mi ha colpito particolarmente il fatto che a chiedere le dimissioni di Marino sia stata la stessa Maria Elena Boschi, la quale in quanto ministro per le Riforme istituzionali non c’entra nulla e dovrebbe stare zitta… Dopo di che, Marino ha vinto le primarie e le elezioni e non ha nessuna pendenza giudiziaria. Mandarlo via soltanto perché si asserisce che non è capace di governare, mi sembra molto grave e fuori luogo.
Anche in questo caso Renzi si sta dimostrando opportunista?
In questo caso non vedo che cosa abbia da guadagnarci Renzi. Se anche riuscisse a costringere Marino alle dimissioni, nessun candidato del Pd risulterebbe in vantaggio. Andremmo così verso elezioni anticipate in un periodo delicatissimo, perché coinciderebbero con il Giubileo, senza neanche sapere se ci sono ragionevoli possibilità di vincere. Nei limiti della legge, mi auguro quindi che Marino resista.
(Pietro Vernizzi)