Sconfitta o vittoria di Berlusconi in queste elezioni regionali? Giovanni Toti ha espugnato la Liguria, Claudio Ricci ha battagliato in Umbria con Catiuscia Marini in un testa a testa durato buona parte della notte. Forza Italia però, rispetto alle politiche del 2013, perde più di due milioni di voti. Abbiamo girato la domanda ad Arnaldo Ferrari Nasi, analista politico. “Bisogna distinguere. Berlusconi ha vinto, ma il popolo di centrodestra ha perso”.
Ha senso dire che il “centrodestra unito” vince, come in Liguria?
In qualche modo è vero. L’unione era necessaria, anche se non sufficiente. L’unione è stata fittizia, o, se vogliamo parziale. L’alleanza FI-Lega ha captato solo parte dell’elettorato di destra e centrodestra. Grazie alle altre variabili, comunque (la divisione del Pd, il candidato debole, la mancanza di alternative), è risultata vincente. In senso generale però la chiave di lettura è quella giusta: con queste leggi elettorali, solo uniti si vince.
Perché lei dice che il popolo di centrodestra ha perso mentre Berlusconi ha vinto?
Berlusconi ha vinto, indubbiamente. Anche se ormai l’obiettivo non sono più la Champions o lo scudetto, ma solo il raggiungere la parte sinistra della classifica. Ha vinto perché ha azzeccato la Liguria, imponendo Toti che alla fine ha vinto e, soprattutto, dandogli la spinta finale con quelle sue apparizioni tv degli ultimi giorni in cui è stato un leone. Non più con la forza di un tempo, ma ci ha ricordato che nel centrodestra, sotto di lui, c’è il nulla.
E il popolo di centrodestra?
Ha perso, perché con questa vittoria simbolicamente forte la classe dirigente uscente di centrodestra riacquista fiato e non fa altro che ritardare l’inevitabile e necessario rinnovamento.
Brunetta ha detto che “il centrodestra unito come in Liguria è una proiezione per il futuro”. Probabile che sia stato questa la strategia di Berlusconi nel candidare Toti in Liguria?
Non credo che Berlusconi abbia pensato ad un qualcosa di strategico, ma di tattico, di contingente. In ogni caso, penso che questo colpo lo saprà ottimizzare in diverse direzioni. Gli darà forza per le questioni interne e la possibilità di poter discutere al tavolo di Salvini da una posizione di tutto rispetto.
Toti chi deve ringraziare? Gli elettori di centrodestra, Lega e Forza Italia, o più la prima? O semmai Cofferati e Pastorino?
L’arroganza della classe dirigente del Pd, la sua miopia ed alcuni pacchiani errori politici. Ad esempio, non pensare che Cofferati, uomo arrivato politicamente e in chiusura di carriera, non aveva alcuna necessità di fare compromessi, anzi, e che quindi la sua battaglia sarebbe stata vera. E comunque, avevano il tempo ed il modo per rimediare, queste situazioni sono conosciute e si risolvono, qualsiasi staff politico ne è al corrente. Vi sono dei momenti in cui i numeri dei sondaggi riservati, o altri segnali, come gli avvisi di garanzia di aprile per le presunte responsabilità in occasione dell’alluvione dell’ottobre precedente, non lasciano scampo.
In tutte le regioni FI ha perso voti, sia rispetto alle europee 2014 sia rispetto alle politiche 2013. Basterà la vittoria di Toti a rilanciare il partito di Berlusconi?
In una recente intervista, proprio al sussidiario, parlavo di morto che cammina. Lo stesso Berlusconi ha parlato di una nuova formazione. Magari non ci credeva neanche lui, poteva essere solo uno specchietto per allodole preelettorale, non so, ma ora potrebbe essere un’idea per veicolare questa favorevole situazione.
Lei cosa vede in Toti? L’inizio di una nouvelle vague berlusconiana? Il nuovo anti-Renzi? O solo un paracadutato senza esperienza di governo?
Non lo vedo realmente portatore di forte personalità politica. Paracadutato di sicuro, ma Berlusconi ci ha abituati a questa tecnica, per sparigliare i colonnelli: ricordate la Brambilla? Ma attenzione, sceglie comunque delle persone molto in gamba, adatte agli scopi che si è prefisso e non a quelli che noi crediamo di vedere.
Ma Berlusconi potrebbe vedere in lui un anti-Renzi da far correre nel 2018?
Renzi non è la Paita.
Veniamo alla Lega. Dove può arrivare Salvini? Rispetto alle europee ha ovunque incrementato i voti…
Fino a che la situazione è questa e nel centrodestra non ci sono alternative, lui può imporsi. Un anno senza avversari, anzi con gli avversari (nel centrodestra) in decrescita, farebbero rafforzare chiunque. In questo momento, però, non mi sembra che ci abbia proposto grandi intuizioni politiche, voglio dire, idee vincenti. In realtà, una possibilità ce l’ha.
Quale?
Lo fa lui il nuovo partitone di centrodestra. Scioglie la Lega in qualcosa di più grande, si ripulisce dal verde, mantiene certi toni di destra ma trova il modo di conquistare Sud, moderati, nazionalisti. Di buono ha l’età, il provenire da una struttura politica, aver fatto la gavetta. Bisogna esserne capaci, ci vuole il colpo di reni all’italiana e l’astuzia del Gambler che si porta via il piatto. E’ più o meno quello che ha fatto Renzi scalando il Pd. Ma ci vogliono le idee, i contenuti: Renzi le aveva.
Ovviamente non basta fare il candidato premier, perché senza i voti del Sud non si vince. FI non potrebbe essere il “partito del Sud” in grado di fare da stampella ad una leadership nazionale di Salvini?
Non solo del Sud. Ricordiamoci che la Lega ha ancora al primo punto dello statuto la separazione dall’Italia della Padania. Molta destra avrebbe comunque problemi. Comunque, in termini di transizione della transizione, l’idea potrebbe funzionare. Con Berlusconi che farebbe da garante. Una win win situation, altro che de profundis.
Nel dopo-voto ligure vede elementi interessanti, suscettibili di una proiezione nazionale?
Vediamo cosa succede in Campania. Bellissimo, querela e controquerela. Vediamo cosa succede nel Pd.
Transizione della transizione, ha detto. Che significa?
La transizione principale è quella iniziata nel ’92-’94, quella che noi chiamiamo “Seconda Repubblica” e che come sappiamo è un’incompiuta. Ora siamo alla fine di quel periodo, una fine che si dilunga, la transizione della transizione appunto. In questo contesto calcificato, continuiamo ad assistere agli stessi fenomeni che 10, 20 anni fa ci sembravano vivi ed interessanti, ma che ora, invece, odorano di vecchio.
(Federico Ferraù)