“Il caso Mafia capitale favorisce M5S e astensionismo e indirettamente avvantaggia anche Forza Italia. Berlusconi è stato accusato di essere privo di credibilità per le sue vicende giudiziarie, ora invece emerge che il problema non riguarda solo lui”. Lo afferma Renato Mannheimer, presidente dell’Ispo, a proposito dell’inchiesta che coinvolge ambienti politici e affaristici romani. L’ondata di arresti del secondo atto di Mafia capitale è nata dalla scoperta di un giro di denaro e interessi sporchi sulla gestione degli immigrati.



Di quanto riduce i consensi di Renzi il caso Mafia capitale?

Non di molto. Il caso Mafia capitale accresce i voti di Grillo e l’astensionismo, mentre tutte le restanti forze sono indebolite. Tuttavia è difficile fare un calcolo oggi, perché i consensi si misurano dopo una campagna elettorale.

Gli effetti si registrano solo a Roma o su tutto il livello nazionale?



Gli effetti sono soprattutto a Roma, con delle più modeste implicazioni a livello nazionale.

La vicenda può influenzare i ballottaggi per le amministrative?

La maggior parte dei ballottaggi è una questione che interessa soltanto la dimensione locale. A essere determinanti sono le figure dei candidati, e quindi l’influenza sarà relativa.

Lei ha detto che tutte le forze a parte l’M5S risulteranno indebolite. Quali in particolare?

La Lega nord non ne sarà condizionata, mentre un certo atteggiamento di disgusto per la politica potrebbe avere conseguenze anche sugli elettori di Forza Italia.



Quindi Berlusconi non riuscirà ad avvantaggiarsi su Renzi?

La mancanza di credibilità in conseguenza del caso Mafia capitale si spalma sull’intero arco politico. Berlusconi era stato accusato di non avere credibilità per le sue vicende giudiziarie, ora invece emerge che il problema non riguarda solo lui. E quindi da questo punto di vista Berlusconi indirettamente se ne avvantaggia. In termini di voti però la disaffezione colpisce un po’ tutti. Renzi continua a sostenere che il partito è diverso e che si tratta di casi isolati, e una buona quota di elettori del Pd può credergli.

Aumenta anche la sfiducia dei cittadini verso un’istituzione come il Comune?

A Roma sicuramente sì, tanto è vero che da alcune parti si chiedono le dimissioni di Ignazio Marino. Nel resto d’Italia invece dipende molto dai contesti locali. La maggior parte dei Comuni italiani sono realtà piccole in cui ci si conosce tutti. A Milano l’istituzione di Palazzo Marino, sia pure con le dovute differenze politiche, è piuttosto stimata e sicuramente non è sospettata di malaffare.

Gli scandali nelle Regioni hanno provocato l’astensionismo alle regionali. Può esserci un effetto simile anche alle prossime comunali?

In realtà c’è una differenza tra Regioni e Mafia capitale. Gli scandali hanno riguardato praticamente tutte o quasi le Regioni italiane. La discussione sulla spesa dei consiglieri regionali e degli assessori ha coinvolto tutte le singole amministrazioni e la Regione come istituzione è oggetto di discredito, tanto che molti ne chiedono l’abolizione o comunque una revisione forte del Titolo V.

 

E nel caso dei Comuni?

Nel caso dei Comuni invece gli scandali sono limitati ad alcune singole realtà. Non sono inoltre affatto convinto del fatto che l’astensione alle ultime elezioni sia dovuta al discredito delle Regioni, quanto piuttosto a motivazioni di carattere politico più generale, nonché all’analisi della figura dei candidati. Non dobbiamo dimenticarci che al giorno d’oggi conta sempre di più la figura del candidato, perché l’elettore non ragiona più sulla base dei partiti. Se Berlusconi trova un candidato efficace cambia tutto, se invece non lo trova, perde.

 

(Pietro Vernizzi)