“Monti è un pessimo economista che ha tentato di fare il politico con risultati disastrosi. Renzi invece è un pessimo politico che tenta di ragionare di economia con risultati ancora più disastrosi”. A constatarlo è Aldo Giannuli, politologo, saggista e professore all’Università degli Studi di Milano. Al Cern di Ginevra il presidente del Consiglio aveva detto: “Il problema ancora più grande dell’emergenza greca è che tipo di Europa vogliamo fare. L’Europa che dobbiamo costruire oggi ha bisogno di tutta la nostra intelligenza, forza, passione, e deve essere non solo economica, non solo basata sull’austerity”. Per il professor Giannuli però rispetto alla crisi greca “l’Italia avrebbe potuto giocare un ruolo di mediazione politica importante, se Renzi nei giorni più critici non si fosse ‘spalmato’ sulla Merkel. Oggi come oggi se qualcuno riuscirà a mediare sarà piuttosto Hollande”.
Com’è la nostra situazione?
Renzi tenta di convincere tutti che non ci sono rischi per l’Italia. In realtà nessuno sa qual è l’evoluzione di questo stato di cose, non soltanto per il nostro Paese ma per tutti. Se poi parte la speculazione finanziaria e questa dovesse accanirsi nei confronti dei titoli dei Paesi più deboli, tra i quali c’è certamente l’Italia, non basterà certo che Renzi ricordi che abbiamo fatto le riforme, a prescindere poi dal fatto che queste riforme sono altamente discutibili. Come pure che la nostra situazione è diversa dalla Grecia e che abbiamo un’economia più importante. Di fronte a una situazione come quella dell’autunno 2011, il prezzo da pagare diventerebbe pesante.
Come giudica l’operato del presidente del Consiglio?
L’Italia avrebbe potuto giocare un ruolo di mediazione politica importante, se Renzi non si fosse “spalmato” sulla Merkel. Oggi come oggi se qualcuno riuscirà a mediare sarà piuttosto Hollande. Renzi è costretto a dire: “Non è giusto che io non sia tra gli invitati”. Ma è stato il premier italiano ad avere sprecato l’occasione in cui poteva effettivamente avere un ruolo.
Che cosa possiamo fare per ridurre le probabilità di finire nell’occhio del ciclone come la Grecia?
La domanda da porci è: “Che cosa avremmo potuto fare in passato?”. Il vero problema è se l’intera Europa del Sud possa o meno sostenere una moneta come l’euro.
Il problema è solo l’euro?
Anche dal punto di vista fiscale sono state attuate soluzioni folli per le quali i Paesi indebitati non possono diminuire le tasse, mentre i Paesi virtuosi sì. Il risultato è che Stati indebitati come Italia o Portogallo vedono le loro aziende emigrare nei Paesi Bassi. E così l’Olanda fa da “vampiro” nei confronti delle “cicale” del Mediterraneo.
A questo punto quali sono i margini di manovra di un Paese come l’Italia?
Sono decisamente limitati. Qui c’è da infrangere tutta una serie di vincoli. Quando Monti è stato nominato premier il debito pubblico era al 119% del Pil. Grazie ai suoi aumenti di tasse è riuscito a portare il debito pubblico al 133% del Pil…
E quindi?
Se non vogliamo fallire e intendiamo ritornare a tassi positivi di Pil, la prima cosa da fare è abbattere la pressione fiscale. Quella cioè che è stata inaugurata dal governo Monti e che è stata debitamente proseguita da Letta e da Renzi. In questo senso, è perfettamente vero che tra Renzi e Monti non ci sono differenze… In secondo luogo occorre riaprire in Europa una discussione politica sul debito pubblico, che è indispensabile per il futuro. Il problema è che non c’è molto tempo e bisogna sbrigarsi.
Com’è la riforma fiscale di cui ha bisogno l’Italia?
C’è poco da dire, va abbattuta e subito. Il vero problema di fondo è che con la globalizzazione è possibile una mobilità di capitali, per cui il grande contribuente si sceglie il sistema fiscale nel quale pagare le tasse. E guarda caso sceglie sempre quello che costa meno.
Che cosa ne pensa del fatto che il governo Renzi non è ancora riuscito ad avviare il taglio della spesa pubblica?
La prima cosa da tagliare sono gli stipendi dei manager pubblici. Gran parte di quelle retribuzioni non si trasforma in consumi, bensì in acquisto di titolo finanziari per lo più stranieri. E’ un’esportazione tacita di capitali sottratti all’economia reale.
(Pietro Vernizzi)