“Se al tavolo delle trattative, anziché Hollande e Renzi, ci fossero Le Pen e Salvini anziché cercare di raggiungere un accordo a ogni costo la Germania sarebbe messa alla porta”. Lo sottolinea il professor Claudio Borghi Aquilini, responsabile economico della Lega nord. Ieri nel parlamento greco sono state presentate le misure con le richieste dell’Eurogruppo in cambio del salvataggio di Atene.



La Grecia poteva essere il primo Paese a uscire dall’euro, ma ha preferito accettare un accordo umiliante. Perché?

Proprio per la natura violentemente anti-democratica dell’Europa. L’Italia non si illuda di essere dalla parte dei “picchiatori”, anziché di quelli che in futuro saranno picchiati. Nello stesso forno in cui adesso si trova la Grecia, ci potremmo trovare anche noi, e le stesse possibilità di un’uscita da parte della Grecia sono ancora intatte. Quanto è avvenuto ad Atene del resto ha fatto aprire gli occhi a molti.



L’opinione pubblica italiana però ora ci penserà due volte prima di prendere posizioni anti-euro…

Non vedo perché. Il motivo per cui una Grexit sarebbe dolorosa non è per l’uscita dall’euro in quanto tale, ma per il fatto che si tratta di un Paese che sopravvive solo grazie ai sussidi esterni. Se il tuo portafogli è vuoto, è del tutto indifferente che sia vuoto di euro o di dracme. Inoltre, anche se Atene resta nella moneta unica l’Europa potrebbe decidere in ogni momento di bloccare i sussidi. La Grecia è quindi destinata a finire sott’acqua indipendentemente dal fatto di essere dentro o fuori dall’euro.



L’Italia non riceve sussidi, eppure per Umberto Bossi “tornare alla lira distruggerebbe il Nord”. Come la mettiamo?

Bossi è una grande figura che ha delle sue opinioni,ma anche una certa età. Cambiamenti molto forti non si possono pretendere da una persona come lui, che comunque è un po’ anziano.

Anche nell’immaginario dei più giovani l’uscita dall’euro è associata a spread alle stelle e bancomat chiusi. Come evitare tutto ciò?

Un’uscita dell’Italia comporterebbe in ogni caso il disfacimento dell’Eurozona. Sarebbe quindi nell’interesse di tutti prevedere un’uscita concordata. In che modo? La soluzione più semplice e indolore sarebbe l’uscita della Germania dall’alto. Se al tavolo delle trattative, anziché Hollande e Renzi, ci fossero Le Pen e Salvini anziché cercare di raggiungere un accordo a ogni costo la Germania sarebbe messa alla porta. Un’uscita di Berlino “dall’alto” risolverebbe qualsiasi tipo di problema, sia relativo alla corsa agli sportelli sia di ridenominazione (cioè di conversione del debito pubblico da una valuta all’altra, Ndr).

Un’uscita della Germania dall’euro non scatenerebbe il panico?

No, perché nessun tedesco correrebbe a prelevare i suoi risparmi in banca temendo il ritorno del marco. Si riuscirebbe così a riportare la situazione a come era prima dell’euro, smantellando progressivamente l’Eurozona in frazioni più piccole, sempre partendo dalla parte alta.

Alla fine resterebbero dentro solo i Paesi più deboli?

Sì, ma con il tempo uscirebbero anche loro. Si creerebbero così delle differenze così piccole tra la parte più forte e quella più debole dell’ex Eurozona, da non rendere nemmeno conveniente provare a ritirare i soldi dagli sportelli. Prima arriveremmo a un euro che include soltanto Spagna, Portogallo, Francia e Italia. Nel momento in cui uno di questi quattro Stati decidesse a sua volta di uscire la sua moneta si troverebbe ad avere un valore analogo a prima.

 

E se la Germania si rifiutasse di uscire in modo concordato?

E’ uno scenario che non considero, perché in ogni caso porterebbe a una dissoluzione dell’Eurozona e a un’uscita unilaterale di un solo membro. La soluzione consensuale è nell’interesse di tutti. Nel malaugurato caso in cui ci fosse effettivamente la necessità di andare a vedere le carte per un’uscita unilaterale, io ho un piano studiato ad hoc per l’Italia.

 

E’ uno scenario molto ambizioso. Ma nel breve periodo come pensate di muovervi?

L’arma di chi sta all’opposizione è l’informazione. Poiché non siamo al governo nazionale, possiamo semplicemente prepararci. Stiamo costruendo una struttura più forte della Lega nord, in modo da prepararci a governare. Un conto infatti è un avere partito del 4%, un altro un movimento che potenzialmente può ottenere la maggioranza relativa e andare a Palazzo Chigi. Lo scenario rispetto a cui ci stiamo muovendo è inoltre quello delle elezioni anticipate.

 

Contate di fare cadere il governo?

Sicuramente. Sfrutteremo qualsiasi occasione per fare cadere l’esecutivo. In questo momento Renzi sta avviandosi a larghi passi verso decisioni che sono assolutamente distruttive per il nostro Paese.

 

A che cosa si riferisce?

In primo luogo all’impegno di altri 16 miliardi per il salvataggio della Grecia. A ciò si aggiunge il Ttip (Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti), che in modo incredibile è stato votato dagli europarlamentari italiani sia del Pd sia di Forza Italia, mentre è un trattato che deve essere fermato a ogni costo.

 

(Pietro Vernizzi)

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