“Il Pd fa valere la sua maggioranza ‘drogata’ alla Camera dei deputati per prendersi tutto”. Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera, commenta così l’elezione dei nuovi presidenti delle commissioni di Montecitorio. Via tutti i nomi di Forza Italia e M5S, mentre al loro posto arrivano esponenti fedeli alla maggioranza. Francesco Paolo Sisto (Forza Italia) lascia gli Affari costituzionali, sostituito da Andrea Mazziotti di Celso Scelta Civica). Elio Vito (Fi) lascia invece per Francesco Saverio Garofani (Pd). Daniele Capezzone,vicino a Raffaele Fitto, è sostituito alle Finanze da Maurizio Bernardo (Ap-Ncd).



Come legge l’elezione dei nuovi presidenti di commissione?

Questa è una legislatura che ha vissuto due volte. La prima parte era basata su un accordo di larghe intese dovuto al fatto che nessuno aveva vinto le elezioni, ma c’era stato il pareggio a tre tra M5S, Pd e Pdl. La distribuzione degli incarichi delle commissioni corrispondeva a questa situazione. La seconda parte della legislatura è invece a maggioranza Pd.



Che cosa è cambiato nel frattempo?

Il partito di Renzi si è costruito Ncd e altri pezzi intorno ai numeri che ha alla Camera. Numeri che come sappiamo sono drogati dal premio di maggioranza, perché pur con il 25% dei voti il Pd ha quasi la maggioranza assoluta dei deputati. Oggi il Pd fa valere questa sua maggioranza di parlamentari alla Camera prendendosi tutto.

E’ una scelta “normale”?

Di solito i presidenti delle commissioni spettano alla maggioranza, in quanto sono abbastanza importanti proprio per la gestione dell’attività parlamentare. Quello che mi stupisce un po’ è piuttosto la punizione inflitta ai Cinque Stelle, perché tutto sommato l’M5S non era neanche nella maggioranza del governo Letta.



Questa mossa sancisce anche la fine ufficiale del patto del Nazareno?

Sì, sul piano dei rapporti parlamentari si prende atto della fine di quel patto. Non soltanto dunque del patto di governo che c’era con Letta, ma anche del patto sulle riforme costituzionali. Il timbro ufficiale sui rapporti bipartisan non c’è più. Ciò non vuol dire che Renzi non cerchi e Berlusconi non offra i voti di Forza Italia per le riforme costituzionali.

Perché?

Le riforme costituzionali per loro stessa natura richiedono un dialogo tra maggioranza e opposizione. Non c’è nulla di strano in sé che maggioranza e opposizione possano convergere sulle riforme costituzionali, per la semplice ragione che la Costituzione stessa richiede maggioranze più ampie di quelle normali. Non c’è più però un vero accordo di potere per sostenersi l’uno con l’altro.

Questa operazione prelude all’ingresso dei verdiniani in maggioranza?

I verdiniani per il momento non hanno avuto posizioni, e non possiamo quindi mettere in relazione le due cose. Certamente il voto di questi senatori a favore della riforma costituzionale è un tema che esiste. E’ molto dibattuto dall’interno del partito di maggioranza, c’è chi dice che il Pd dovrebbe innanzitutto cercare la sua unità prima di rivolgersi a soccorsi esterni anche così originali e “oscuri”. E’ comunque una questione diversa rispetto a quella dei presidenti di commissione.

 

Eppure il taglio di tasse annunciato da Renzi sembra essere l’apertura a un soccorso “da destra”…

Io più che altro vi leggo innanzitutto l’esigenza di un rilancio dell’azione del governo, che era già chiaramente in affanno. E’ inoltre un tentativo anche di rilanciare il consenso del governo, perché i sondaggi registrano un calo costante e del resto quello delle tasse è un tema cruciale. Più in generale, questo governo si dà una prospettiva, con una “deadline” di tre anni per tagliare le tasse. E soprattutto c’è un messaggio di trasformazione del Pd in un partito molto diverso rispetto a una sinistra tradizionale, che generalmente non è particolarmente impegnata a tagliare le tasse.

 

Il caso Crocetta è il segno di uno scontro governo-magistratura?

Più che uno scontro, mi sembra uno sfruttamento improprio di un’inchiesta giudiziaria da parte della politica. In pratica si approfitta della prima inchiesta per sfruttarla e ottenere un determinato risultato politico. E’ abbastanza sorprendente che si possa usare contro Crocetta un’intercettazione la cui esistenza è stata esclusa dalla stessa Procura. Lo stesso Faraone, parlamentare del Pd e aspirante sostituto di Crocetta, ha esplicitamente detto che l’intercettazione era sufficiente affinché il governatore si dimettesse.

 

Come legge infine la visita di Renzi in Israele?

La valuto in modo positivo. Renzi è il primo governante occidentale ad andare in Israele dopo l’accordo con l’Iran. In questo modo si rassicura Israele sul fatto che la sua sicurezza è anche una preoccupazione fondamentale dell’Europa e dell’Italia. E quindi che l’Occidente non interpreta l’accordo con l’Iran come il via libera alla costruzione della bomba atomica, ma come il modo di ingaggiare Teheran in una politica mediorientale più pacifica.

 

(Pietro Vernizzi)