“Vile, tu uccidi un uomo morto”: forse avrà urlato così davanti ad attoniti Letta e Confalonieri Silvio Berlusconi rivolgendosi a quel Maramaldo di Denis Verdini. Ma come, il “fogliante” Verdini? Il “Nazareno” Verdini? Il falco Verdini? Come Alfano. Cagnolino di compagnia del Bomba fiorentino. Già, Matteo Renzi è fiorentino e, nonostante abbiano dissimulato a lungo, si conoscono al punto che Verdini di Renzi ha detto: “Stava a casa mia giornate intere e apriva il frigorifero senza chiedere permesso”. Berlusconi rincula: “Lo fa perché ha bisogno di essere tutelato dalla procura di Firenze”. Ma sono considerazioni che con la diaspora di Pdl e Forza Italia hanno poco a che fare. Vero è invece che tra le prime imprese di cui potrà fregiarsi il nuovo gruppo azione-popolare-liberale-autonomie, tanto per aumentare la confusione, ci sono operazioni mirate di killeraggio politico comandate da Renzi.



In primis, neutralizzare la minoranza Pd e far capire chi è il capo ai riottosi bersaniani. In secondo luogo, frastornare i senatori azzurri indicandogli la strada di una nuova corte. Da ultimo, servire su un piatto d’argento a Salomè Boschi la testa del coriaceo Mario Mauro, solitario leader dei Popolari per l’Italia e ultimo lettiano di complemento destinato a essere epurato ancora una volta dalla commissione Affari costituzionali in ragione dei mutati equilibri tra maggioranza e opposizione, considerati i problemi che riesce di volta in volta a creare sulle riforme costituzionali.



Denis giura: Matteo è meglio di Silvio. Farà lui quel che Berlusconi ha promesso. Sulle tasse per esempio. La più grande riduzione di tasse della storia repubblicana, 50 miliardi in tre anni. Certo! Serviranno per contenere l’effetto dei 75 miliardi di nuove tasse già messe in campo dal governo Renzi. Non ci credete? Sommate i 51,4 miliardi di maggiori entrate in tre anni frutto della cosiddetta clausola di salvaguardia richiesta dall’Ue in assenza di credibili tagli alla spesa pubblica con gli aumenti renziani di Tasi, Tari, tasse sui risparmi, sul fondo Tfr, sui fondi pensione, sulle casse professionali, sui condizionatori persino e potrei continuare e arriverete alla mie stesse conclusioni: il liberale Matteo è niente altro che il capo dei comunisti. E Denis più che di Machiavelli rischia di interpretare il ruolo, lui, proprio lui, laico per definizione, di un cattocomunista qualsiasi: il ruolo della foglia di fico che copre pudicamente la nuda realtà di una nuova Satrapia.



Ma alla fine contano i numeri e sui numeri garantisce il presidente del consiglio. Il fido Lotti ha tranquillizzato Verdini: “Anche se Silvio te ne sfila qualcuno ricicliamo in salsa liberal-democratica un po’ tra ex grillini e sciolticivici e il gioco è fatto!”. Forza Denis.