“Renzi ha perso credibilità perché gli italiani si aspettavano che facesse molto di più per rilanciare l’economia italiana, mentre non c’è riuscito in quanto è stato frenato dalla sinistra Pd. E quindi ora gli elettori lo considerano come un politico alla stregua di tutti gli altri”. E’ l’analisi del sondaggista Renato Mannheimer, presidente dell’Ispo,secondo cui solo il 30-40% della popolazione ha fiducia nel taglio delle tasse annunciato da Renzi, mentre il 60-70% è scettica o diffidente. Per Mannheimer da maggio 2014, quando si tennero le Europee, il Pd di Renzi è passato dal 40% al 30%, e il 5-6% di questi consensi è stato eroso dall’M5S. Rispondendo ai lettori dell’Unità nella rubrica “Caro segretario”, Renzi aveva scritto: “Supereremo di nuovo il 40%, facendo vedere che la sinistra taglia le tasse e non i servizi”.



I consensi di Renzi continuano a calare. Perché nemmeno il taglio delle tasse funziona più?

Perché non c’è più credibilità nei confronti della politica, la gente è disillusa e non ci crede più. L’atteggiamento generale delle persone, ai tempi di Berlusconi, era comunque quello di seguire le idee al centro del dibattito. Mentre adesso Renzi fa fatica a convincere e a comunicare, in un momento in cui il suo rapporto con l’opinione pubblica è in difficoltà.



Fino a che punto questo rapporto è davvero in difficoltà?

E’ sempre una relazione buona, perché Renzi è bravo a comunicare, ma il suo successo comunicativo non ha paragoni con quello di Berlusconi a suo tempo. Probabilmente anche la delusione di Berlusconi ha contato, nel senso che la gente ha visto che le sue speranze e le sue idee non sono state realizzate una volta, e la seconda volta è più scettica.

Renzi è meno dotato di Berlusconi sul piano comunicativo?

Non ho detto questo. Sul piano personale Renzi ha sicuramente una grande capacità comunicativa. Ha però a che fare con un partito molto diviso e deve stare attento agli equilibri interni. Ha inoltre una minoranza risicata in un ramo del Parlamento, il Senato, e quindi il suo è uno “stop and go”. Non riesce cioè sempre a tradurre in fatti le cose che promette, perché lo frena il dibattito all’interno del partito, mentre Berlusconi aveva il suo partito coeso con lui.



Quanto incide il caso Mafia Capitale sul calo dei consensi di Renzi?

Il caso Mafia Capitale incide molto, perché rafforza l’idea di sfascio dei governi e della PA e incrina ancora di più la sfiducia nei politici. Buona parte della sfiducia generalizzata trae origine dalle tante inchieste giornalistiche nel corso degli anni. Un articolo come quello pubblicato ieri sul Corriere della Sera da Stella e Rizzo, dedicato al sindaco Marino, determina un enorme impatto in termini di sfiducia non solo verso il sindaco Marino, ma in generale verso tutti i politici.

 

Basta questo a spiegare il fatto che in un anno Renzi ha perso il 10% dei consensi?

No. Renzi ha perso consensi perché la gente si è sentita delusa dopo che il premier aveva promesso tante cose. In parte quindi hanno iniziato a vederlo alla stregua degli altri politici.

 

Ma in particolare che cosa ha deluso la gente?

La gente è delusa perché si aspettava ancora di più. C’è un sentimento generale di delusione. Anche Renzi ha fatto le riforme, ma con grandi conflitti nel Pd, e quindi non sono state un fatto indolore.

 

Che cosa si aspettavano gli elettori del Pd?

Dopo il bonus da 80 euro, si aspettavano ancora più crescita economica e sgravi fiscali.

 

Quindi il vero problema è l’economia che non riparte?

Esattamente.

 

Che cosa ha frenato Renzi?

Renzi è stato frenato dai conflitti interni al suo partito. La minaccia per il premier è molto più rilevante, perché non viene dagli alleati come al tempo del governo Berlusconi, bensì dall’interno dello stesso Pd.

 

Quanto contano i vari Fassina, Civati e Cuperlo?

Nell’area del partito contano, rappresentano voti e consensi. Ricordiamoci che Renzi ha un grande problema al Senato.

 

Renzi esce frenato e sconfitto dal confronto con la minoranza Pd?

Sconfitto no ma frenato sì. Gli italiani hanno ancora fiducia in Renzi, se il premier smettesse di accettare i condizionamenti che lo frenano tornerebbe ad avere tutti i suoi consensi.

 

Eppure la principale accusa che gli è stata mossa è quella di decisionismo…

Non mi risulta, a me non sembra che sia questo il principale problema che pesa sul suo calo di consensi.

 

Quanto ha inciso sulla sua perdita di consensi il fallimento del Nazareno?

Ha inciso nel senso che il fallimento del Nazareno ha portato a una maggiore difficoltà di voti in Parlamento, e quindi a una maggiore rilevanza della sinistra Pd.

 

Nel caso del Nazareno, Renzi è passato come uno che non mantiene le promesse. E’ il motivo per cui gli italiani non si fidano più di lui?

Non credo che sia stato fatto questo ragionamento. Il problema è innanzitutto interno al partito.

 

L’appoggio di Verdini fa perdere consensi a Renzi?

No. Il caso Verdini è poco conosciuta e rilevante per l’opinione pubblica.

 

Renzi ha perso credibilità in modo definitivo?

Il futuro non lo sa nessuno. Ci può essere un lento declino di Renzi come pure una sua ripresa.

 

Perché non sappiamo ancora che “animale” sia Renzi o perché in politica nulla è definitivo?

Renzi ha già fatto capire benissimo che “animale” è. Il motivo è che in politica nulla è mai definitivo.

 

L’M5S beneficia ancora dell’antipolitica?

Sì. Anzi meno si dà da fare in Parlamento, più fa protesta nel Paese, e più l’M5S prende voti

 

(Pietro Vernizzi)