“Renzi andrà al voto nel momento esatto in cui gli italiani si sentiranno meglio dal punto di vista economico. In quest’ottica non intende rompere con la sinistra Pd, i cui voti al Senato gli sono indispensabili come documenta anche l’incidente di ieri sul Dl enti locali”. Lo evidenzia Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera, dopo che ieri per quattro volte è mancato il numero legale a Palazzo Madama mentre i senatori erano impegnati in una votazione pomeridiana. Al centro della giornata politica anche le dimissioni di Silvia Scozzese, assessore al Bilancio del Comune di Roma. Mentre domenica il sindaco Ignazio Marino aveva cacciato dalla giunta il renziano Improta, assessore ai Trasporti.



Dietro alla richiesta che Marino si dimetta in realtà c’è anche un problema di immagine di Renzi?

Renzi ha un talento speciale per dare ad altri le colpe quando queste possono intaccare la sua immagine. E’ il suo modo di fare abituale, lo ha fatto anche dopo il voto per le amministrative. Nel momento in cui si è accorto che a Roma il rapporto tra il sindaco e la città è gravemente deteriorato, si è messo nella sua posizione classica di essere nello stesso tempo governo e opposizione.



Con quali risultati?

E’ una tecnica che non ha inventato lui e che è molto efficace: Renzi sta al governo ma non rinunci a fare opposizione contro quei pezzi di potere nel Paese a cui può dare la colpa delle cose che non vanno. Il sindaco Marino ne è un esempio. Ma ne è un esempio anche lo stesso Crocetta, investito appena possibile dalla bufera non appena si è creato il caso della presunta intercettazione. E’ il modo di fare di Renzi, e dal suo punto di vista è anche redditizio perché in questo modo allontana da sé la responsabilità di alcune situazioni locali.

Che cosa prepara Renzi per settembre?



Prepara la “madre di tutte le riforme”, cioè il cambiamento del Fisco. Se ci riesce Renzi ha fatto il “grande slam”, quello che qualsiasi leader politico italiano ha sempre sognato negli ultimi 25 anni.

Che cosa ne pensa di chi afferma che è una riforma di destra?

Penso che dica una fesseria, un po’ come se si affermasse che “è di sinistra aumentare le tasse”. Il taglio delle tasse è benzina per la macchina italiana, che non si riprenderà mai senza questa riforma.

Eppure il taglio delle tasse non rientra nell’ottica dell’ingresso dei verdiniani in maggioranza, con Renzi che intensifica il tiro sulla minoranza Pd?

No, io penso addirittura l’opposto. Non credo che in Senato sia possibile tenere in piedi il governo insieme ai verdiniani ed escludendo la sinistra Pd. Intanto per una ragione di numeri, perché i senatori della sinistra Pd sono 25-30, cioè più del doppio dei dieci verdiniani. Del resto è molto dubbio che Renzi possa approvare la riforma costituzionale contro i voti della minoranza del suo partito, e non credo che ne abbia neppure l’intenzione.

Il governo per quattro volte non ha avuto i numeri sul Dl enti locali. Come valuta quanto è avvenuto?

E’ la documentazione del fatto che Verdini non risolve i problemi di Renzi. Abbiamo un Senato “spappolato” dove la maggioranza è debole, e dunque ieri è saltato il numero legale. Un incidente in larga parte attribuibile al fatto che ieri era un lunedì pomeriggio di luglio.

 

E’ l’inizio di una strada sempre più in salita per il governo?

No, è semplicemente il segno della debolezza del Senato. Palazzo Madama è una sorta di “poltiglia”, i gruppi si sono assottigliati e non controllano più i senatori. Quello di Forza Italia è un gruppo sempre più piccolo e ne sono nati altri dieci “spuri”. Insomma sono tutti i gruppi del Senato ad avere dei problemi e non soltanto quelli di maggioranza.

 

Il premier vuole andare al voto anticipato?

Renzi andrà al voto solo quando avrà un carniere di riforme convincenti da mostrare all’elettorato. Ciò avverrà solo quando nel Paese si determinerà quello che gli inglesi chiamano l’effetto “feel good”. Quando gli italiani si sentiranno soddisfatti della loro condizione, cioè riprenderanno ad arricchirsi e risparmiare, allora Renzi andrà alle elezioni. Questo momento per ora però è lontano. Renzi punta realmente al 2018, ma in qualsiasi punto della strada potrà cambiare idea perché dispone comunque della legge elettorale.

 

L’attacco contro i sindacati su Alitalia e Pompei è un ritorno al Renzi dei tempi più “battaglieri”?

Si potrebbe fissare una legge della politica italiana: “Quando sei in difficoltà, attacca i sindacati”. I sindacati di Alitalia e di Pompei del resto meritano di essere attaccati. Polemizzare con loro funziona per chiunque vuole aumentare la sua popolarità. Anche se poi Renzi si è guardato bene dal fare una legge per evitare l’”imbroglietto” delle assemblee sindacali, che in realtà sono dei finti scioperi senza perdere il compenso per la giornata di lavoro.

 

(Pietro Vernizzi)