“Renzi non ha mai avuto i numeri al Senato, ma li ottiene con il ricatto delle elezioni. Finché ci sarà un Parlamento di impediti, il sistema funziona. Tanto è vero che quando rischia di non avere i numeri chiede il voto di fiducia”. Lo evidenzia Rino Formica, ex ministro socialista delle Finanze e del Lavoro, secondo cui “Renzi è un improvvisatore. Interrogarsi sui suoi progetti è come andare a uno spettacolo senza copione, e chiedersi: ‘Adesso che numero farà l’artista?’”.



Formica, il premier vuole continuare a governare o andare a elezioni anticipate?

Vuole continuare a governare. Finché il ricatto funziona, perché mai dovrebbe andare alle elezioni?

E se la strada iniziasse a farsi in salita?

C’è sempre la soluzione pronta. Il ricorso alla fiducia non è un espediente per semplificare la procedura, bensì un richiamo all’ordine per ricordare ai parlamentari che possono andare a casa.

Non ha in qualche modo le mani legate?

Legate da che cosa? Se questo fosse un Parlamento libero avrebbe le mani legate, mentre non è così.

La minoranza Pd non lo limita nella portata delle riforme?

No. L’opposizione interna ha gridato molto, ma dal punto di vista operativo ha finito per creare una dissidenza più formale che sostanziale. Quando si è trattato di rovesciare realmente un’impostazione di governo, alla fine in tanti si astengono, in tanti non sono in aula, in tanti votano anche se hanno il mal di pancia. Alla fine i numeri si trovano sempre, perché la paura fa novanta.

Che cosa prepara Renzi per settembre?

Renzi è un improvvisatore. E’ come andare a uno spettacolo senza copione, e chiedersi: “Adesso che numero farà l’artista?”. Lo sa solo lui, e non lo sa neanche oggi perché lo saprà domani.

Quale ruolo gioca Mattarella in questo momento generale di crisi?

Il presidente della Repubblica può gestire una crisi, ma non provocarla. Mattarella tra l’altro è di scuola molto corretta dal punto di vista formale. E’ tutt’altro che un intrigante che dal Colle crea una rete di rapporti per determinare degli eventi politici che ritiene utili. Lui sa che dal punto di vista costituzionale il presidente della Repubblica può gestire una crisi, ma non può essere il suo creatore.

Mattarella può aiutare a superare l’empasse?

Il presidente della Repubblica può prendere decisioni su delle situazioni visibili, e non su delle situazioni ipotizzabili. Finché c’è un Parlamento che si fa gestire, sia pure sotto ricatto, il presidente della Repubblica non può denunciare il ricatto stesso. Può soltanto prendere atto del fatto che i voti ci sono o non ci sono. Il centrodestra è sempre più diviso in tanti partitini.

Quale futuro vede per l’opposizione di centrodestra?

Ormai ogni forma di partito tradizionale si è a tal punto destrutturata che gli scheletri tradizionali non ci sono più. L’ultima Opa su un partito a destra l’ha fatta Salvini con la Lega nord e a sinistra l’ha fatta Renzi quando ha conquistato il Pd. Dopo la conquista questi due scheletri si sono sfarinati. Assistiamo a una dialettica nominalistica, i cui termini sono per esempio lo scontro Renzi-Marino e quello Bonino-Pannella, cioè nient’altro che duelli rusticani interni.

 

Eppure Renzi e Salvini hanno un controllo del partito come nessuno prima di loro?

Sì hanno un controllo del partito proprio perché quest’ultimo si è sfarinato. Il loro motto è: “Il re sono io”, proprio perché nessuno è nelle condizioni di rispondere loro: “No, tu non sei il re”.

 

Perché si sono sfarinati i partiti?

Per il prevalere di altri poteri esterni, il primo dei quali è Bruxelles.

 

L’Eurotassa è un’ulteriore imposizione dall’esterno che accelera lo sfarinamento dei partiti?

No, l’Eurotassa è soltanto un diversivo. Noi stiamo vivendo una fase nella quale nulla è organicamente collocato all’interno di una visione, ma tutto è improvvisazione. L’Eurotassa in un sistema di forte unità politica dell’Europa andrebbe bene. Senza un’entità politica sovranazionale non è possibile chiamare il cittadino europeo a pagare una tassa.

 

E quindi?

Le decisioni sono nazionali, o meglio rientrano nell’ambito delle istituzioni territoriali, ma gli effetti sono globali. Un atto con una base territoriale ristretta non può avere effetti su aree sovranazionali più ampie. Il vero conflitto è tra gli effetti degli atti che si determinano e l’autorità politico-istituzionale corrispondente.

 

In che senso?

L’Europa ha deciso di iniziare da euro, area di libero scambio e unione bancaria, e adesso di vuole fare anche l’Eurotassa nell’illusione che ciò l’avrebbe portata all’unità politica, mentre è da quest’ultima che si doveva incominciare.

 

(Pietro Vernizzi)