Un colpo di reni di Berlusconi può ancora rilanciare il centrodestra, togliendolo dalla traiettoria che porta direttamente alla leadership di Salvini. Per Fabrizio D’Esposito, giornalista politico del Fatto Quotidiano, “sono dieci anni che Berlusconi parla del progetto di rottamare Forza Italia e aprire la politica alla società civile. Se il Cavaliere trovasse la forza di arginare Salvini e costruire un polo liberal-popolare, lo scenario potrebbe cambiare”. Dopo la scissione dei verdiniani, il gruppo politico di Forza Italia si trova ancora di più assottigliato. Nel frattempo Salvini lavora alla sua leadership e Alfano sembra sempre più legato alle sorti di Renzi.
Che cosa cambia con l’addio di Verdini a Forza Italia?
La scissione parlamentare di Verdini cambia ulteriormente gli equilibri. Dal 2013 a oggi è la terza volta che Forza Italia subisce un’emorragia. Il rischio per Berlusconi è quello di vedersi svuotare i gruppi parlamentari. Fitto resta comunque all’opposizione, mentre i gruppi di Verdini si ritrovano in maggioranza con quelli di Alfano.
Sul piano elettorale quanto pesa questa scissione per Forza Italia?
Nessuno dei partiti nati da una scissione nei confronti di Berlusconi ha mai avuto successo sul piano elettorale. Ncd ha il 3% e tre ministri, cioè un ministro per punto percentuale, e lo stesso partito di Verdini non sfonderà. Il nome di Berlusconi da solo vale invece almeno il 10%.
Quindi Berlusconi perde poco o nulla?
Il vero problema è che la scissione di Verdini presuppone che se un domani all’Italicum fosse applicato un premio di coalizione anziché di lista, ci si troverebbe con un panorama nazionale paragonabile a quello delle ultime Regionali. Il Pd sarebbe cioè alleato di tutti i cespugli moderati, e dall’altra ci sarebbe la Lega con Berlusconi a rimorchio.
Il leader di Forza Italia è ormai finito?
Se Berlusconi avesse la forza di arginare Salvini e costruire un polo liberal-popolare, lo scenario potrebbe cambiare. L’elettorato di centrodestra si è però allontanato sempre più, facendo perdere 9 milioni di voti al suo schieramento nel corso di questi anni. Queste persone si rifugiano nell’assenteismo, in quanto i cespugli moderati non riescono a intercettarle.
Il centrodestra è al bivio?
Sì. Il centrodestra deve capire quale anima scegliere, se appiattirsi su una prospettiva xenofoba e populista come quella di Salvini, oppure se rimettere insieme i “rimasugli” di centristi e moderati per dare corpo a un’alternativa liberale, con un nome nuovo come Passera, Marchini o Della Valle. Tutto dipende anche dal fatto che Berlusconi riesca o meno a realizzare il progetto L’Altra Italia. Sono dieci anni che dice che vuole rottamare Forza Italia e che vuole aprire la politica alla società civile, e mi domando se ci riuscirà proprio ora. Resta il fatto che se non si scioglie prima il nodo dell’identità del centrodestra moderato, non si può capire neanche qual è il futuro di Salvini.
I vari Verdini e Alfano alle prossime elezioni saranno candidati nel Pd?
Il premio di lista presuppone la nascita del Partito della Nazione. Le polemiche e l’imbarazzo provocati dall’arrivo di Verdini non fanno però pensare a quote riservate ai suoi sostenitori nelle liste decise da Renzi. Mentre per Alfano forse qualche spazio potrebbe aprirsi. Alcuni ministri come la Lorenzin di fatto sono diventati parte del Pd, e la loro speranza è quella di avervi un posto. La stessa speranza hanno anche ex forzisti come Sandro Bondi e Manuela Repetti. In ogni caso tutti questi moderati otterranno ben poco. Il discorso invece cambierebbe se si introducesse un premio di coalizione.
Ma allora che cosa vuole veramente Verdini?
Con cinque procedimenti in corso Verdini ha la necessità di essere rieletto per beneficiare dell’immunità. Stando con la maggioranza in ogni caso nel frattempo ha la garanzia che la legislatura durerà fino al 2018.
Se voleva l’immunità, a Verdini non conveniva rimanere con Berlusconi?
Verdini si schiera sempre con chi è al potere in quel momento. Non a caso è stato lui l’ideatore del Patto del Nazareno, che ha tirato fuori Berlusconi dall’angolo in cui si era cacciato. Verdini ora scommette sul fatto che il berlusconismo ha smesso di essere un modello di società vincente alle elezioni. L’ex coordinatore azzurro non solo vuole salvare la pelle, ma rimanere anche sul carro del vincitore.
Lei prima citava Salvini. Il suo obiettivo non è più fare il sindaco di Milano?
La partita di Salvini è a livello nazionale, e non credo che farà un test a Milano per candidarsi come sindaco. In questo modo infatti depotenzierebbe la sua stessa spinta nazionale. Come ammesso dagli stessi berlusconiani, la candidatura a Milano di Salvini era un modo per ingabbiarlo.
(Pietro Vernizzi)