E’ chiara la posizione della Francia nei confronti della situazione che si sta affrontando in Grecia. Ne ha parlato il Ministro dell’Economia francese, Emmanuel Macron, che invita l’Europa a non praticare una punizione esemplare allo stato ellenico. Ecco le sue parole: “Al di là dell’esito del voto bisogna riprendere subito i negoziati politiv. Non rimettiamo in scena il Trattato di Versailles”. Si riferisce a quanto accaduto alla Germania alla fine della Prima Guerra Mondiale, perchè secondo Macron sarebbe un errore storico schiacciare la Grecia. La necessità più urgente è quella di trovare un compromesso sul debito.
Dopo che si è evidenziato il reale e importante vantaggio del no (oxi) è tornato a parlare Alexis Tsipras che ha esposto il suo parere sul momento vissuto dal paese al Referendum: “Abbiamo dimostrato a tutti che la Democrazia non può essere ricattata”. Questi poi si sofferma sul debito greco: “Il problema sarà analizzato sul tavolo negoziale dopo la pubblicazione dei rapporti del Fmi”. Tsipras ha annunciato che domani incontrerà i leader dei partiti politici presenti per parlare di questa situazione, ribadendo: “Il No non è una rottura assoluta con l’Unione Europea. La gente ha fatto una scelta importante e coraggiosa”. – Arrivano anche le parole importanti del Primo Ministro greco: “Da domani vogliamo sederci di nuovo al tavolo delle trattative. Vogliamo continuare queste con un programma reale. Dobbiamo riarticolare il debito non solo per noi, ma anche per l’Europa. Domani abbiamo l’obiettivo di riportare alla normalità il nostro sistema delle banche”. Commenta anche Yanis Varoufakis, Ministro delle Finanze: “I greci hanno fatto una scelta coraggiosa con un “No”. Un “No” che viene dato a cinque anni fatti di ipocrisia, ma soprattutto all’austerità. E’ un grande segno sì alla Democrazia questa scelta”. Il Ministro ha ricordato anche che per cinque mesi tutti i creditori hanno rifiutato di scendere a trattative.
A più riprese sono cambiati i dati sull’affluenza al referendum senza dare una precisa statistica, ma facendo capire che il quorum era stato ampiamente superato perchè comunque tutti i dati diramati parlavano di una presenza ben oltre al 40% necessario da raggiungere. Secondo quanto riportato dalla televisione greca Ant1 si parla addirittura di un’affluenza che si aggira attorno al 65%. Un dato davvero molto rilevante e interessante da analizzare con la popolazione che ha preso davvero a cuore una situazione delicata, comprendendola e volendo esprimere il suo parere.
Giornata decisiva per il destino della Grecia. E’ un vero trionfo per i supporters del no e quindi anche per Alexis Tsipras. La gente inizia a scendere in piazza per festeggiare ed è tanta la convinzione che questa sia la strada giusta da perseguire come arriva dalla sede di Syriza. Piazza Syntagma è diventata un centro importante per i festeggiamenti dei supporters del no, con le prime immagini che il web sta iniziando a raccogliere e documentare. Rimane incerta l’idea di utilizzare una nuova moneta, con il governo che pare fermo su questa ipotesi negando la possibilità dell’uso di una parallela.
Resta costante il dato relativo all’esito del referendum in Grecia, con il “no” (“oki”) saldo al di sopra del 61%. Manca solo la certezza matematica, quindi, ma la vittoria del fronte del “no”, sostenuto dal governo greco, che ha chiesto ai propri cittadini di non accettare le condizioni imposte al paese ellenico dai creditori, appare vicinissima, con la percentuale di “no” pari al 61,4%, con il 67% delle schede scrutinate. Cosa succederà ora? Verranno riaperte le trattative o le parti resteranno sulle rispettive posizioni? Il vice-cancelliere tedesco Gabriel, ha commentato quanto sta accadendo in Grecia con un perentorio “Addio ad ogni compromesso”, che non lascia presagire una soluzione alla spinosa questione, almeno in tempi rapidi.
Continuano gli scrutini per il referendum greco e la situazione non sembra migliorare affatto. Siamo sempre più vicini alla chiusura con il no (oki) nettamente vincitore tra chi ha espresso il proprio voto. La speranza di poter tornare a una situazione di apparente tranquillità al momento è molto lontana. Il G7 sta preparando un comunicato che non verrà diffuso domani. Intanto per la mattinata di domani è prevista una conference call della Banca centrale europea.
L’Italia non rimane insensibile di fronte alla situazione che sta avvolgendo la Grecia in una crisi difficile da superare. Molti cittadini vedono in questa situazione ellenica un rischio anche per il nostro paese, cosa che il Presidente del Consiglio vuole assolutamente evitare. E’ così che il premier italiano Matteo Renzi ha deciso di convocare alle 9.30 di domani mattina presso Palazzo Chigi Pier Carlo Padoan, Ministro dell’Economia. L’Italia rimane vigile e aspetta i risultati che arrivano dalla Grecia non senza il giusto timore reverenziale.
“No” verso la vittoria nel referendum greco: la percentuale dei greci che ha detto “no” (“oki”) alle condizioni imposte dai creditori della Grecia continua a salire ed è pari al 61,7%, con il 53% delle schede scrutinate. Il capo dei negoziatori greci ha confermato che il governo greco non è intenzionato ad emettere una moneta parallela, e ribadito la volontà della Grecia di sedersi al tavolo delle trattative per scongiurare l’uscita dall’euro. Di parere radicalmente opposto il colosso finanziario JPMorgan, secondo cui la probabilità di uscita dall’euro, da parte della Grecia, è molto elevata. Confermata la validità del referendum, con il quorum ben al di sopra del 40% necessario.
Continua a salire la quota del no (oxi) che ora si attesta attorno al 61,1% rispetto al sì (nai) fermo al solo 38,9%. Intanto giungono notizie sull’affluenza e la presenza al voto, si è raggiunto il quorum. Gli avanti diritto al voto si attestavano intorno ai dieci milioni di persone. Il Ministro dell’Interno ha sottolineato come il referendum sia valido, avendo superato il quorum del 40%. Non si poteva votare a distanza e molti cittadini, soprattutto per motivi di natura economica, hanno dovuto rinunciare al diritto di esprimere una loro preferenza. Intanto il governatore della Grecia ha sottolineato che non c’è l’intenzione di emettere una moneta parallela.
Continua lo spoglio delle schede relative al referendum in Grecia, con la conferma dei dati trapelati dagli exit poll e dai primi scrutini: il “no” (“oxi”) si è stabilizzando attorno al 60%, lasciando profilare un’affermazione del no, sostenuto dal premier greco Alexis Tsipras e dal Ministro dell’Economia Yanis Varoufakis, che avevano annunciato le dimissioni nel caso di vittoria del si. Il no si attesta al 60,53%, quando sono state scrutinate il 23,6% delle schede, un dato leggermente più alto rispetto alle rilevazioni ufficiali precedenti.
Cominciano ad arrivare i primi dati ufficiali sul referendum in Grecia, dopo gli exit poll diffusi dal Financial Times, che davano in vantaggio il “no” con una percentuale compresa tra il 51 e il 53%. Attualmente sono state scrutinate il 7,4% delle schede e il “no” (“oxi”) è in netto vantaggio, con una percentuale pari al 59,7%. Confermata la validità del referendum, con l’affluenza che ha superato ampiamente la soglia del 40% (quorum necessario per la validità del referendum), e si aggira attorno al 65%. Netto vantaggio, almeno momentaneo, quindi, per la cosiddetta linea dura sostenuta dal premier greco Alexis Tsipras e dal Ministro dell’Economia Yanis Varoufakis, non intenzionati ad accettare il piano dei creditori.
Mentre in Grecia gli ultimi sondaggi ed exit poll danno in vantaggio il fronte del “no”, Angela Merkel e Francois Hollande sono pronti ad incontrarsi per fare il punto della situazione e valutare le conseguenze del referendum. E’ stato l’Eliseo a far sapere in un breve comunicato che il presidente francese incontrerà domani la cancelliera tedesca a Parigi. Intanto in Grecia il ministero dell’Interno di Atene ha comunicato che l’affluenza definitiva ai seggi è del 65%, dunque il referendum è valido: era infatti necessario superare la soglia del 40%.
Seggi chiusi in Grecia, dove adesso si attendono i risultati del referendum indetto da Alexis Tsipras che sta tenendo con il fiato sospeso tutta l’Europa e non solo. In attesa dei dati definitivi previsti nelle prossime ore, iniziano ad arrivare i primi exit poll: secondo quanto riportato dal Financial Times, una rilevazione effettuata nelle ultime ore indicherebbe il vantaggio del fronte del “no” che si attesterebbe tra il 51 e il 53%. Si tratta ovviamente di dati non definitivi che dunque potrebbero cambiare velocemente. E’ stato invece Robert Peston della Bbc a far sapere che è in programma nella tarda serata di oggi un vertice tra il ministro delle Finanze ellenico Yanis Varoufakis e la Banca di Grecia.
Con la sua politica “rigida e ideologica”, Alexis Tsipras “sta portando il suo Paese a sbattere contro un muro, ad occhi aperti”. Lo avrebbe detto la cancelliera tedesca Angela Merkel, secondo quanto riportato dal quotidiano Spiegel, durante una riunione della Cdu che si è tenuta di recente alla Konrad Adenauer House di Berlino. “Con questo governo la Grecia non si attiene ai principi dell’Europa”, avrebbe aggiunto Merkel che secondo alcuni presenti si sarebbe detta sconvolta del fatto che Tsipras possa “giocare alla roulette con un intero Paese”.
Circa il 35% degli aventi diritto ha votato in Grecia fino a questo momento, quando manca ancora poco più di un’ora alla chiusura dei seggi. Sembra dunque ormai praticamente sicuro il superamento della soglia del 40% necessaria affinché il referendum sia considerato valido. Dalle 19 ora locale prenderà il via lo scrutinio delle schede e le prime proiezioni dovrebbero iniziare ad arrivare già tra le 20 e le 21. “Deve essere accettato il piano d’accordo consegnato dalla Commissione europea, dalla Bce e dal Fmi all’Eurogruppo in data 25 giugno?”, recita il quesito referendario al quale i cittadini greci sono chiamati a rispondere.
Milioni di greci si stanno recando alle urne in queste ore per votare al referendum indetto dal governo Tsipras sulle proposte dei creditori di Atene. I cittadini aventi diritto sono 9,8 milioni e potranno esprimere una preferenza fino alle 19 di oggi (le 18 in Italia) quando chiuderanno i seggi ed inizieranno le operazioni di scrutinio. Al momento i più recenti sondaggi prevedono un testa a testa tra il fronte del “sì” e del “no”, con il primo leggermente in vantaggio. La partita è ancora però assolutamente aperta, visto che c’è ancora un gran numero di indecisi che potrebbe far pendere l’esito finale del voto da una parte o dall’altra.
“Potere al popolo!”. E’ questo uno dei primi messaggi postati da Beppe Grillo sulla sua pagina Facebook una volta arrivato ad Atene. Il leader del Movimento 5 Stelle è in Grecia insieme ad altri esponenti M5S “per manifestare solidarietà al popolo greco nel giorno del referendum che potrebbe cambiare le sorti dell’Europa”, si legge sul suo blog. Come il premier ellenico Alexis Tsipras, anche Grillo chiede di votare “no” al referendum riportando online anche i commenti di alcuni premi Nobel che la pensano allo stesso modo. “La Grecia deve votare no e il governo deve essere pronto a uscire dall’euro”, ha detto ad esempio Paul Krugman, premio Nobel per l’economia nel 2008. Secondo Joseph Stiglitz, Nobel per l’economia nel 2001, “è abbastanza certo quello che stiamo osservando. È l’antitesi della democrazia: molti leader europei vogliono vedere la fine del governo di sinistra di Tsipras. Dopo tutto, è estremamente scomodo dover trattare con un governo tanto contrario ai tipi di politiche che hanno fatto aumentare le disuguaglianze in tanti Paesi avanzati, un governo impegnato a ridimensionare il potere sfrenato dei più ricchi”.
Se al referendum in Grecia prevarrà il fronte del “sì”, Yanis Varoufakis rassegnerà le sue dimissioni. Lo ha confermato in una recente intervista alla Bild il ministro delle Finanze ellenico che questa mattina ha votato in un seggio a Palaio Faliro, sulla costa ateniese, accompagnato dal padre. “E’ una celebrazione della democrazia”, ha detto riprendendo le parole di Alexis Tsipras. “Per cinque anni i fallimenti incredibili dell’Eurogruppo hanno portato a ultimatum senza senso sui quali il popolo greco non ha potuto pronunciarsi: oggi il popolo si pronuncia sull’ultimo degli ultimatum dell’Eurogruppo e dei suoi soci”.
Qualunque sia il risultato del referendum in Grecia in programma oggi, a partire da domani “si dovrà tornare a parlare e la prima a saperlo è proprio Angela Merkel”. Lo ha detto Matteo Renzi in un’intervista a Il Messaggero, durante la quale ha ribadito che “il lavoro fatto in questi mesi mette l’Italia in condizioni diverse rispetto al passato. Non siamo più sul banco degli imputati”. Un Paese importante come la Grecia “non può finire così”, ha aggiunto il presidente del Consiglio, ma “ovviamente è impossibile salvare la Grecia senza l’impegno del governo greco: la riforma delle pensioni, la lotta all’evasione, il nuovo mercato del lavoro dipendono da loro”.
“Oggi i greci decidono il destino del loro Paese. Votiamo sì per la Grecia, sì per l’Europa”. E’ il breve ma chiaro messaggio di Antonis Samaras, ex premier greco e oggi all’opposizione con il suo partito liberalconservatore Nuova Democrazia. Oltre a lui, anche altri due ex premier ellenici hanno già votato in questo referendum poco dopo l’apertura dei seggi: si tratta di George Papandreu e di Kostas Karamanlis, i quali hanno optato entrambi per il “sì” con il quale per la Grecia si riaprirebbe il tavolo delle trattative con la troika e che porterebbe alle dimissioni del governo Tsipras.
E’ il giorno del referendum in Grecia, atteso appuntamento a cui tutta l’Europa sta guardando con il fiato sospeso. Quasi dieci milioni di cittadini potranno votare dalle 7 (ora locale, le 6 in Italia) fino alle 19, mentre i primi risultati sono attesi in serata già verso le 21. Per essere valido, deve presentarsi alle urne almeno il 40% degli aventi diritto. Da giorni il premier ellenico Alexis Tsipras sta chiedendo alla popolazione di votare “no”, opzione che escluderebbe la Grecia da ogni piano di salvataggio, mentre la vittoria del “sì” porterebbe molto probabilmente alle dimissioni dell’attuale governo. Lo stesso Tsipras si è già recato questa mattina al seggio per votare: “Oggi è un giorno di festa, perché la democrazia è una festa – ha detto lasciando il seggio – perché si può ignorare la decisione di un governo, ma non la decisione di un popolo”.
Il popolo greco è chiamato a decidere decidere tramite il referendum la linea politica da tenere dal Governo di Tsipras rispetto ai creditori internazionali ed in particolare se accettare o meno le politiche che vorrebbe imporre l’Unione Europea. Il risultato del referedum della Grecia viene atteso con particolare attenzione anche dai mercati finanziari volti a capire quali potrebbero essere le eventuali conseguenze per quanto concerne gli altri Paesi tra cui anche l’Italia. Stando agli ultimi sondaggi, ci sarebbe una situazione di grande incertezza per quanto concerne l’esito del referendum, con le due opposte fazioni che sono praticamente appaiate se non divise da forbici davvero molto esigue. Quindi impossibile fare previsioni sul consulto popolare ellenico
Già le parole di Papa Francesco nei giorni scorsi avevano fatto capire che la situazione della Grecia non poteva rimanere una questione puramente economica di accordi tra Ue e stato ellenico ma che portava con sé un tema molto più importante ed elevato, come quello della reale unione degli stati europei, sotto vari punti di vista e non solo di natura economico-politica. Ma oggi il Vaticano ribadisce, tramite l’organo di stampa ufficiale l’Osservatore Romano, che «è in gioco non solo il futuro di un paese come la Grecia ma soprattutto l’idea di un progetto politico e storico come l’Europa. Le due grandi sfide che oggi l’Unione deve affrontare, Grecia e immigrazione, appaiono come le due facce di una stessa medaglia». Per il giornale vaticano se esiste una vera e cruda lezione dietro questo referendum greco è che il progetto europeo deve, a prescindere dal risultato del voto, sapersi rinnovare. E senza pochi fronzoli, è un’urgenza capitale. In attesa che gli elettori greci si esprimano nel referendum di domani e indichino se accettare o meno le condizioni imposte dai creditori europei, sono tantissime le personalità che in questi giorni stanno decidendo di esporsi in prima persona per cercare di indirizzare. verso una strada o verso l’altra, l’elettorato ellenico. È il caso per esempio del cantante Manu Chao, che attraverso il proprio profilo Facebook ha pubblicato un video in cui si impegna nell’esecuzione di “Oxi”, un brano costituito da pochi versi in cui l’artista francese invita in maniera per nulla velata, scrivendo tra le altre cose “Oxi” sulla sua chitarra, a votare “NO” al referendum di domani. “Cosa ci accadrà ora, che altro mi può succedere? In questo circo accaldato che ci tocca condividere, che ci accadrà domani, che ci potrà succedere? Rinnovare le illusioni per non scomparire o libertà? Chiedo la libertà. Chiedo di uscire, apritemi la porta”. Queste le parole della canzone di Manu Chao, clicca qui per vedere l’esecuzione di “Oxi”.
Che la Grecia abbia avuto tempi migliori di questi ormai tutti se ne stanno accorgendo, ma con gli ultimi dati forniti dall’Unicef di certo i giudizi non miglioreranno: in pratica, attualmente sono ben 700mila i bambini greci sotto la soglia di povertà. Nel 2011 erano 400mila, tanto per capire il livello della questione. Durissime i numeri del comunicato Unicef, «L’86,5% delle famiglie povere con figli ha dichiarato in Grecia l’impossibilità di potersi permettere una settimana di vacanza, mentre il 45% di esse non riesce a riscaldare adeguatamente la propria abitazione durante il periodo invernale e oltre la metà dell’intero parco famigliare greco non arriva a garantire neppure a giorni alterni una dieta comprendente carne o pesce». Ecco, non un buon auspicio per il referendum di domani, di certo la serenità in questo momento non alberga in nessun ambito della situazione greca. La calma in questo momento più che mai non fa assolutamente rima con Grecia, né con la lingua e men che meno con semanticamente. Il referendum è alle porte, la Grecia, l’Europa con annessa Italia e varie divisioni interne, gli Usa e in generale il mondo si sta dividendo schierandosi per il “sì” o per il “no” nel voto chiave per il futuro sicuramente greco ma forse anche europeo dei prossimi decenni. Uno dei personaggi più in vista nel dibattito europeo va però contro corrente e invece che alimentare eccessivi psicodrammi prova a soffiare un vento di rilassatezza e relativa calma: è Donald Tusk, il presidente del Consiglio Europeo che in un’intervista al Politico invita l’Unione Europea a «evitare i drammatici messaggi. La vittoria del “no” certamente ridurrebbe lo spazio dei negoziati e tuttavia il “sì” invece avvicinerebbe una nuova fase forse più promettente». Tusk però considera che questo voto non sia in ogni caso la parola fine all’euro, all’Europa e alla Grecia stessa, ma anzi si augura, con qualsiasi risultato, che il dialogo e il confronto continuino in maniera serrata.
Alla vigilia del referendum in Grecia, crescono le preoccupazioni sulle riserve monetarie che servono per pagare stipendi e pensioni. «Dopo lunedì ci sarà un problema molto serio di finanziamento generale nel nostro Paese», l’ammissione dai toni decisamente drammatici del presidente dell’unione delle Banche Greche, Louka Katseli. La situazione è davvero pessima, almeno così riportano molte testimonianze sia di normali cittadini ellenici e sia personalità del mondo economico e bancario greco, proprio come Katseli, il che aumenta lo sconforto generale della popolazione giù vessato dal non poter praticamente più prelevare liquidità. Insomma, il referendum di domani è molto atteso, anche se in generale molti cittadini iniziano a sospettare che in nessuna delle due conseguenze ci saranno buone notizie per la Grecia. L’unica ancora di salvataggio, aggiunge ancora Katseli, sarebbe avere nuova liquidità con l’attivazione dell’ELA (Emergency Liquidity Assistance) da parte della Bce: «le decisione della banca centrale europea, che dovrebbero essere prese lunedì mattina, determineranno il quadro del finanziamento delle banche per i giorni successivi». Insomma, siamo davvero agli sgoccioli e la situazione non è rosea. Con il referendum di domani in Grecia forse cambieranno molti scenari nell’immediato futuro prossimo dell’Unione Europea, impegnata in queste ore a promuovere il sostegno al “sì”, ovvero per accettare le misure di rientro imposte da Bce e Fmi, tramite le dichiarazioni dei più importanti protagonisti. Dalla Commissione, all’Eurogruppo fino all’Europarlamento sono tutti contro le scelte di Varoufakis e Tsipras. L’Europa sta adottando una notevole artiglieria mediatica contro il “no” e le possibili conseguenze di questo voto, con Martin Shultz che sembra essere il più schierato e sbilanciato nelle dichiarazioni: «Non ci sono più le basi per trattare con Tsipras, è imprevedibile e manipola i greci», avrebbe detto in un colloquio a Bruxelles, riferisce l’Huffington Post italiano. Il presidente dell’Europarlamento va poi giù ancora più pesante in un’intervista al giornale tedesco Handelsblatt, in cui afferma che l’offerta fatta dall’Eurozona alla Grecia è molto generosa, ed è un inganno dire al proprio popolo, come fa il premier greco, che ci potrà essere un’offerta migliore dopo la vittoria del “no” al referendum. Insomma, battaglia apertissima fino a domani sera quando si sapranno i risultati ufficiali.
Non deve averla presa bene il ministro greco Varoufakis l’uscita del Financial Times che bollava il rischio di bail-in per alcune banche elleniche e ha pensato di rispondere con un breve ma caustico tweet alle accuse a suo parere ricevute: l’articolo – afferma il ministro delle finanze tra i principali protagonisti e fautori del NO al referendum in atto domani in tutta la Grecia – «è una calunnia che il direttore dell’associazione delle banche greche ha smentito questa mattina». Il tweet non è altro che il seguito delle parole molto più dure pronunciate recentemente dallo stesso Yanis che ha accusato i creditori internazionali della Grecia con il bollino di «terroristi». In un’intervista al Mundo, quotidiano spagnolo, il Varoufakis ha inoltre aggiunto che Bruxelles e la Troika vogliono che vinca il “sì” in modo da poter meglio umiliare la Grecia. Il clima è a dir poco teso, in tutta la Grecia e anche l’Europa che attende il referendum di domani. I media impazzano con previsioni e anticipazioni su eventuali decisioni post-voto: intanto interessante è stata l’uscita di un articolo sul Financial Times, un’indiscrezione per la verità, secondo il quale gli istituti greci si preparerebbero ai piani di ristrutturazione con il coinvolgimento diretto di azionisti, creditori e correntisti. Secondo il quotidiano londinese almeno una banca greca starebbe pensando di tagliare per davvero del 30% il valore dei depositi sopra gli 8mila euro per ricapitalizzare le banche stesse. Questa mossa di “bail in” ovviamente non è bene vista dal governo greco, e lo stesso ministro delle finanze Varoufakis ha bollato come calunnie ogni voce a riguardo di questi progetti di ristrutturazione pre-default.
Circa otto milioni di cittadini in Grecia sono chiamati domani alle urne per il referendum con il quale valutare l’ultima offerta avanzata dai creditori internazionali sul piano di aiuti al Paese. Si vota dalle 7 alle 19 di domenica 5 luglio in 19mila seggi sparsi in tutta la Grecia: affinché sia valida, alla consultazione deve presentarsi almeno il 40% degli aventi diritto. Questo il quesito che verrà sottoposto alla popolazione: “Dev’essere accettato il piano di accordo presentato da Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale nell’eurogruppo del 25 giugno 2015, composto da due parti che costituiscono la loro proposta? Il primo documento è intitolato ‘Riforme per il completamento dell’attuale programma e oltre’ e il secondo ‘Analisi preliminare per la sostenibilità del debito”. Nei giorni scorsi il premier ellenico Alexis Tsipras è apparso più volte in televisione per chiedere ai cittadini di votare “no”, opzione che comunque non significherebbe far uscire il Paese dall’euro. “Domenica il referendum non sarà sulla permanenza della Grecia nell’euro – ha ricordato Tsipras venerdì – Ma sul fatto che accettiamo una politica che ha creato problemi al popolo, se accettiamo la morte lenta dell’economia e della società. Oppure se andiamo a un nuovo accordo che dirà fine a questi cinque anni disastrosi. Chiedo ai greci di votare con calma senza accettare ricatti e ultimatum. Il posto della Grecia è in Europa”. Però, come sottolineato dal presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, se dovesse prevalere il fronte del “no” la posizione della Grecia “sarà drammaticamente indebolita”.