Non deve aver fatto piacere al premier fiorentino Matteo Renzi l’esclusione del nuovo straordinario vertice in corso in questi minuti tra il premier francese Hollande e la cancelliera tedesca Angela Merkel. In ballo ci sono destino della Grecia dopo il voto del referendum clamoroso e di conseguenza anche il destino europeo nei prossimi mesi: insieme i due leader hanno poi chiesto, su pressioni forti anche italiane, che si tenga il prossimo martedì il vertice della zona euro. Aldilà della Commissione europea che vorrà in tutti i modi tentare di mantenere il dialogo aperto per evitare una drammatica e non voluta uscita della Grecia, l’Eurogruppo è davvero diviso al suo interno sui provvedimenti da adottare in questo situazione straordinaria di possibile crisi.
Il tempo cambia radicalmente nel giro di pochissimo tempo: 24 ore fa Yannis Varoufakis, controverso e stravagante ministro delle finanze del governo greco, uno dei principali protagonisti di tutta la crisi greca e dei tavoli con l’Europa, festeggiava la vittoria del “no” al referendum e si aspettava a trovare nuove soluzioni assieme all’amico premier Alexis Tsipras. Stamani invece l’annuncio shock delle sue dimissioni e conseguente rilancio dei rapporti greci con i protagonisti dei trattati internazionali; intorno a pranzo l’endorsement per il futuro, diventato da poco ufficiale, nuovo ministro economico Tsakalotos, e ora le parole di incoraggiamento a tutti i cittadini greci: intercettato dal Tg3 mentre usciva in strada ad Atene ha incoraggiato i propri concittadini con un semplice «Andrà tutto bene. Non preoccupatevi». Ora si attendono le decisioni degli organi di credito internazionali per sapere se effettivamente l’ex ministro rider abbia ragione o torto.
La vicenda greca è una continua matassa che di ora in ora si sbroglia e poi si riavvita: dopo una giornata molto convulsa, arriva una notizia importante e che farà di certo piacere al governo di Tsipras: in una nota del direttore generale Christine Lagarde, il Fmi apre alla Grecia affermando: «Il Fondo Internazionale Monetario ha preso atto del referendum che si è tenuto ieri in Grecia, stiamo monitorando la situazione molto da vicino e siamo pronti ad assistere la Grecia se ci verrà chiesto di farlo». Ufficialmente la Grecia al momento non potrebbe accedere ai finanziamenti del Fmi a causa del mancato pagamento di 1,6 miliardi di dollari: bisogna dunque aspettare la decisione della Bce per capire quale sarà il futuro di questi pagamenti e di eventuali sconti o finanziamenti.
E dunque l’endorsement di qualche ora fa del ministro dimissionario Varoufakis ha avuto effetto: il nuovo ministro delle finanze è stato appena nominato ed è proprio Euclid Tsakalotos, l’attuale capo della squadra negoziale ellenica. Curriculum di tutto rispetto per il neo ministro che si presenta in tutto e per tutto come l’anti Varoufakis: 3 lauree in politica, filosofia ed economia, stile riservato, vestiario a modo e toni ancora più moderati. Insomma, nel momento di massima tensione prima dei nuovi dialoghi post voto tra creditori, Europa e Grecia, il premier Tsipras si affida ad un elemento di sicura diplomazia sia interna che agli occhi della comunità europea.
Lapidario e piuttosto negativo il giudizio del vicepresidente della Commissione Europea sulla situazione che si apre nei prossimi giorni sugli accordi tra creditori e Grecia. Ha infatti affermato Valdis Dombrovskis a Bruxelles che «la vittoria del “no” nel referendum di domenica complica eccome il lavoro. Rischia infatti di non esservi alcun vincitore e ora dobbiamo decidere quale sia la strada da percorrere». L’ex premier lettone ha dunque rinviato ogni decisione passando la “patata bollente” ai paesi creditori che dovranno decidere se dare o meno un mandato alla Commissione perché negozi un eventuale terzo, e a questo punto ultimo, pacchetto di voti.
Nel corso di questo primo pomeriggio, riportano le agenzie Reuters e Bloomberg, il presidente greco dopo ore convulse dovute al riassestamento dei colloqui futuri e dopo anche le dimissioni shock di Varoufakis, ha avuto una conversione telefonica nientemeno che con Angela Merkel, il vero competitor “nemico” dell’intera situazione ellenica. Durante la chiamata i due leader avrebbero concordato che Atene domani porterà al tavolo dell’Eurogruppo convocato in seduta straordinaria delle nuove proposte negoziali. Si attendono dunque aggiornamenti sullo scenario nelle prossime ore, con le relative reazioni degli altri protagonisti del consiglio di domani.
La notizia di stamani è stata forse ancora più ingente rispetto al risultato del voto di ieri per cui la Grecia ha scelto di non accettare le condizioni dei propri creditori: il ministro delle finanze e protagonista di tutte le trattative assieme a Tsipras, Yannis Varoufakis, si è dimesso per facilitare i futuri dialoghi con l’Europa e la Bce. Raggiunto da molti cronisti ad Atene, l’ex-ministro ha annunciato il suo personale endorsement sul suo successore: «Spero di vedervi domani con Euclid Tsakalotos», formando un forte attuale ministro esteri e capo della squadra negoziale ellenica.
Il premier greco Alexis Tsipras, pochissime ore dopo la notizia ricevuta delle dimissioni del proprio ministro delle finanze Varoufakis, prova a riaprire i vari rapporti con i leader internazionali. Fonti del governo ellenico riportano che stamattina Tsipras ha chiamato il presidente della Bce Mario Draghi, all’indomani del voto rivoluzionario del “no” alle prospettive proposte dai creditori della Grecia. Di certo tema del colloquio ha avuto come centro la decisione che nei prossimi giorni la Bce dovrà prendere sul meccanismo di finanziamento d’emergenza ELA: la Bce rappresenta infatti l’unico canale rimasto di approvvigionamento di liquidità per l’intero sistema greco.
Non è passato neanche un giorno dal risultato sorprendente del referendum greco e i leader internazionali si preparano alle reazioni: tra i più reattivi, il presidente russo Vladimir Putin ha richiesto subito un colloquio immediato con il premier greco uscito di certo più rafforzato dopo il voto, Alexis Tsipras. Riferiscono molte fonti di agenzia che in mattina i due leader si siano già parlati telefonicamente, superando la notizia di ieri per cui il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov aveva dichiarato alla Grecia che se avesse voluto un confronto non c’era che da chiederlo. La Russia, ha aggiunto Peskov, rispetta il risultato del referendum anche selle questioni alla crisi greca non sono ufficialmente nell’agenda dei temi nel prossimo vertice Brics e Sco dei prossimi giorni: ovviamente, nulla esclude che il tema non venga sollevato lo stesso durante i lavori.
“La porta rimane aperta”, ma allo stato attuale “non vi sono le condizioni per avviare una trattative su un nuovo programma di aiuti”. Lo ha detto il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert, chiarendo che i prossimi eventuali colloqui dipenderanno dalle riforme che Atene è pronta a mettere in campo. “La Grecia è un paese della zona euro. Tocca alla Grecia rimanerci”, ha aggiunto il portavoce di Angela Merkel in conferenza stampa. Duro anche il commento di Christian Noyer, membro del board della Bce: “Per definizione il debito greco alla Bce non può essere ristrutturato perché ciò costituirebbe un finanziamento monetario”, ha spiegato.
E’ stato convocato alle 13 di domani a Bruxelles un Eurogruppo straordinario per discutere della questione greca all’indomani del referendum che rischia di destabilizzare l’intera Europa. Lo ha fatto sapere su Twitter il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, spiegando che a seguire (verso le 18) si terrà un summit straordinario dei leader della zona euro. “Prendo atto del risultato del referendum greco che è molto deplorevole per il futuro della Grecia – ha detto proprio Dijsselbloem dopo aver appreso l’esito della consultazione – Ora aspetteremo le iniziative da parte delle autorità greche. L’Eurogruppo discuterà la situazione il 7 luglio”.
Dopo le dimissioni di Yanis Varoufakis, il nuovo ministro delle Finanze greco ad interim sarebbe Efklidis Tsakalotos, attuale viceministro degli Esteri. Lo riporta l’emittente Alpha Tv, citando fonti governative. E mentre ad Atene hanno preso il via i colloqui tra il presidente della Repubblica Prokopis Pavlopoulos e i vari leader politici, in Italia Matteo Renzi sta discutendo della questione greca con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, convocato a Palazzo Chigi. L’esito del referendum è stato commentato anche dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni intervenuto ad Agorà Estate su Rai Tre: la decisione di indire la consultazione, ha detto, “è stata una mossa azzardata e imprevista da parte di Tsipras. Non bisogna credere che la vittoria del referendum abbia risolto il problema”.
“Domani la Grecia andrà al tavolo negoziale con l’obiettivo di riportare alla normalità il sistema delle banche”. Lo ha annunciato il premier greco Alexis Tsipras una volta appreso il risultato del referendum che ha visto trionfare nettamente il fronte del “no”. Quella del 5 luglio è “la vittoria della democrazia”, ha aggiunto Tsipras ribadendo che la Grecia da oggi “vuole sedersi di nuovo al tavolo delle trattative: vogliamo continuarle con un programma reale di riforme ma con giustizia sociale”. La vittoria del “no” non rappresenta “un messaggio di rottura con l’Europa ma rafforza il nostro potere” nelle trattative, ha detto ancora.
Dopo la vittoria schiacciante del “no” al referendum, il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis ha annunciato le sue dimissioni. Lo ha fatto con un post pubblicato sul suo blog e con un breve messaggio su Twitter (“Minister No More!”, ha scritto). Questa decisione, ha spiegato proprio Varoufakis, rappresenta “una soluzione che il primo ministro ha giudicato potenzialmente utile per lui per trovare un accordo. Per questo lascio oggi il ministero delle Finanze”. Nonostante ciò, l’esito della consultazione popolare “resterà nella storia come un momento unico in cui una piccola nazione europea si è ribellata alla stretta del debito”, ha scritto ancora l’ex ministro ellenico che continuerà a sostenere “appieno il premier Tsipras, il nuovo ministro delle Finanze e il nostro governo”.
I cittadini greci dicono “no” alla Troika e alle misure di austerità imposte dall’Europa. Quasi 6 milioni e mezzo di persone (l’affluenza è stata del 65%) si sono recate ieri alle urne per votare al referendum indetto dal premier ellenico Alexis Tsipras sulle proposte dei creditori di Atene: alla fine ha avuto la meglio il fronte del “no” con una percentuale vicina al 60% dei voti totali, una vittoria per l’esecutivo greco che nei giorni precedenti alla consultazione popolare aveva chiesto a gran voce di votare per questa opzione che a suo dire permetterebbe alla Grecia di “stare in Europa con dignità”. Sono molte le forze politiche europee che in questo momento stanno esultando e sono diversissime tra di loro. Si va dalle sinistre radicali alle destre estreme anche se le prime vogliono un’Europa che promuova una politica economica e sociale di crescita e non di austerità, mentre i secondi puntano soprattutto sul nazionalismo. Al contrario, una eventuale vittoria del “sì” avrebbe portato alle dimissioni di Tsipras e del ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis. Così non è stato – anzi – a dimettersi è stato Samaras, presidente del principale partito di opposizione e uno dei primi entusiastici commenti al risultato elettorale è stato proprio di Varoufakis. Il ministro dell’Economia della Grecia è cauto ma non manca di tirare una stoccata ai sostenitori europei affermando che hanno anche battuto la campagna terroristica mossa a favore del sì.
Per l’Europa si aprono scenari imprevedibili: la cancelliera tedesca Angela Merkel è già volata a Parigi per incontrare Francois Hollande e valutare le conseguenze del referendum. Nella notte in una nota congiunta Angela Merkel e Francois Hollande hanno fatto sapere che non v’è dubbio che “il voto del referendum greco debba essere rispettato”. Cosa questo significhi, però, non è facile da pronosticare, visto quanto dichiarato dal vicecancelliere Gabriel (presidente dell’SPD) “Tsipras ha distrutto l’ultimo ponte verso un compromesso tra Europa e la Grecia”. E secondo quanto riporta l’agenzia Bloomberg Merkel e Hollande avrebbero chiesto la convocazione del vertice dell’Eurozona nella giornata di martedì.
Sono tantissimi i politici italiani presenti in piazza Syntagma, da Grillo (che ha rilasciato poche dichiarazioni assolutamente compiaciute del risultato del referendum in Grecia) a Nichi Vendola, che ha ampiamente argomentato a commento del risultato che considera la sconfitta delle oligarchie economiche, come delle forze autieuropeiste di estrema destra (in Francia come in Italia). Entro i confini nazionali, la Lega esulta e il primo a parlare è stato Borghezio che ha esaltato il risultato greco che verrà usato come base per combattere quella che secondo lui è un’Europa senza anima. Stefano Fassina, ex PD, è in Grecia per seguire l’esito del voto e sostiene che la vittoria del no dà maggiore spazio a tutti coloro che vogliono cambiare la linea economica della UE e si punti alla crescita economica. Il giornalista Enrico Mentana, nel suo editoriale della sera, interpreta invece il voto come la ribellione di un malato contro il medico che per anni gli ha somministrato delle medicine che invece di migliorare la salute del paziente l’ha peggiorata.
Con la vittoria del no viene messa in discussione non solo la trattativa o il pagamento dei debiti ai creditori quali UE e il Fondo Monetario Internazionale ma la stessa permanenza della Grecia nell’Unione. A questo punto bisognerà capire quali saranno le prossime mosse da parte dei governi europei visto che quello greco ha già annunciato nei giorni scorsi che è del tutto disponibile a riprendere le trattative. È ovvio che dopo la vittoria del no, Tsipras si sente più forte nel portare avanti una trattativa che tenga maggiormente in considerazione le proposte greche di ristrutturazione del debito e di una politica economica tesa alla crescita e non all’austerità. La cancelliera Merkel e il Presidente francese Hollande si vedranno lunedì sera per scegliere una linea comune da tenere con la Grecia, mentre il Primo Ministro italiano Matteo Renzi ha convocato il Ministro dell’Economia Padoan per le 9:30 di lunedì in contemporanea con l’apertura dei mercati. Infatti i movimenti delle borse saranno elementi fondamentali di cui l’UE e l’FMI devono tenere conto per capire verso quale direzione andare, anche se pensare seriamente a fare in modo che la Grecia esca dall’Europa. Visto che la Grecia non ha versato la rata del proprio debito, la BCE non può finanziare la sua economia e questo significa che il rischio che concretamente le banche non eroghino più soldi è alta. A questo punto Atene potrebbe pensare di stampare una moneta parallela all’euro per limitare i danni in attesa di verificare se si riesce a trovare l’accordo che finora non è arrivato.
Un’uscita degli ellenici dall’Euro e un ritorno alla Dracma è sempre più concreta anche perché c’è da chiedersi se davvero per la Grecia sia tanto diverso uscire dall’area euro rispetto all’accettare le condizioni dei suoi creditori. Addirittura, sempre secondo quanto riferisce Bloomberg, l’uscita della Grecia dall’euro è ora lo scenario “più probabile”. Una via di mezzo potrebbe nascere dalle parole il Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble il quale è ha affermato “Non lasceremo andare Atene alla deriva”. Questo potrebbe significare che i tedeschi potrebbero scegliere la strada di fare uscire la Grecia dalla zona euro fino a quando non risolve i suoi problemi economici, magari aiutandoli con una sorta di Piano Marshall. Le conseguenze di un mancato piano di solidarietà potrebbero essere molto pesanti, principalmente dal punto di vista degli equilibri geopolitici.
Arrivano infatti le prime “sirene” extraeuropee che cercano sfruttare a proprio vantaggio la situazione. Dalla Russia è arrivato un commento sul fatto che la Grecia potrebbe uscire dalla zona euro e a molti pare un modo per avvicinarsi ad Atene che da sempre rappresenta uno sbocco sul Mediterraneo di fondamentale importanza per Mosca. Russia e Cina sono molto interessate a portare Atene nella propria orbita di influenza, per avere uno sbocco importante sul Mediterraneo e acquisire ancora maggiore peso nelle scelte dell’Unione, al momento troppo allineata – dal loro punto di vista – con quelle degli Stati Uniti. È anche per questo motivo che durante i giorni scorsi il Presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama ha rilasciato una dichiarazione pubblica affinché si riuscisse a tenere la Grecia nella UE. La questione del bilancio di un piccolo anche se importante Stato europeo sta diventando un centrale problema geopolitico, anche di questo si dovrà tenere conto.
Sono tanti e in gran parte imprevedibili gli scenari che il referendum in Grecia potrebbe aprire nel breve e nel lungo periodo. Gran parte del Paese vuole restare nell’euro (almeno il 65% secondo recenti sondaggi) ma in tanti hanno votato “no” con la certezza di offrire al premier Alexis Tsipras maggior forza davanti ai creditori. Dall’altra parte dell’Adriatico i commenti si sprecano, immaginando il capo dell’esecutivo ellenico che a breve volerà a Bruxelles per trattare: ma su quali basi? E come verrà accolto? Come scrive Sergio Coggiola sulle colonne de ilSussidiario.net (clicca qui per leggere il suo articolo) chissà se questo referendum creerà le condizioni politiche che obbligheranno tutti i partiti greci a sedersi attorno a un tavolo per discutere il futuro del Paese, e non certo il futuro dell’Europa dei burocrati di cui tanto si è parlato in questi giorni. Perché dello spessore politico della “casta” ellenica nessuno ha parlato veramente, senza rendersi conto che in realtà i cittadini hanno dovuto scegliere attraverso il referendum se votare nuove forze politiche “dilettanti” oppure i soliti noti che ormai si conoscono bene. La domanda quindi è: dove si trova esattamente il futuro della Grecia? E dove quello dell’Europa?