Il Governo si prepara a riprendere i lavori dopo la pausa estiva. Uno dei nodi da sciogliere resta quello della riforma costituzionale su cui lo stesso Pd non è unito. Senza dimenticare che la Legge di stabilità, in cui dovrebbe esserci un taglio delle tasse, un intervento che il ministro delle Politiche agricole e forestali Maurizio Martina (ospite oggi del Meeting di Rimini) indica importante per risolvere la “questione settentrionale”. Una zona del Paese in questi mesi al centro del mondo grazie a Expo 2015, che Martina stesso conosce molto bene.



Ministro Martina, lei si è speso attivamente in un tentativo di mediazione tra ddl governativo e minoranza dem per trovare una via d’uscita all’impasse sulla riforma costituzionale. Può dirci come stanno attualmente le cose?

Continuo a pensare che sia possibile costruire una buona intesa nel Pd e in Parlamento. Il superamento del bicameralismo perfetto è necessario per modernizzare lo Stato e le istituzioni. Credo che a settembre, entrando nel merito senza pregiudizi, ci sarà modo di fare il passo avanti necessario. Di certo il Pd deve presentarsi unito al dunque.



Da più parti politiche sono venute sollecitazioni a cambiare l’Italicum, anche in considerazione dei suoi difetti. Cosa può dirci in proposito?

Personalmente non sono convinto sia utile toccare la nuova legge elettorale. Dopodiché vedremo nel corso del dibattito come matureranno gli orientamenti.

Dopo le ultime regionali, il Nord del Paese – che lei conosce bene – sembra ancor più nettamente favorevole alle forze politiche avversarie del Pd. Perché il “partito di Renzi” perde Venezia e la Liguria, non riesce a guadagnare posizioni in Veneto, non sembra ancora in grado di essere competitivo in Lombardia, si appoggia tuttora a leader anziani in Piemonte?



Non sono d’accordo con questa rappresentazione. Segnalo che in Lombardia alle ultime elezioni amministrative abbiamo vinto praticamente tutte le sfide: da Mantova a Lecco e oggi tutti i capoluogo, tranne Varese, sono a guida Pd. Dopodiché penso esista ancora una questione settentrionale da affrontare. È quella che incrocia questione fiscale, sburocratizzazione del sistema, preoccupazione per il nodo sicurezza-immigrazione e rilancio delle politiche di investimento su lavoro e impresa. A questa sfida il Pd sta rispondendo. Ci vuole tempo e determinazione. Ma siamo sulla strada giusta.

Con le sua rinuncia, Pisapia sembra aver messo di fatto in difficoltà i giochi della sinistra a Milano. D’altra parte anche lei, Fiano a parte, sarebbe un possibile candidato. Smentisce? 

Sì, smentisco. Io ho la fortuna di essere impegnato nella sfida di governo nazionale e devo fare bene il mio lavoro nazionale. Il centrosinistra milanese ha persone e idee capaci di rappresentare al meglio la città dopo la buona esperienza di governo della città di questi anni. L’importante è  che il Pd interpreti ancora la sua vocazione a costruire un progetto civico ambrosiano aperto e partecipato. Deve costruire una alleanza civica per Milano 2020, aprendo al protagonismo delle forze nuove della città, che sono tante e disponibili, anche grazie al lavoro fatto in questi anni.

 

Dalla lotta allo spreco alimentare, all’obiettivo Fame zero al 2030 a che punto siamo? E cosa ne sarà del sito di Expo alla fine della manifestazione? 

Expo si sta rivelando un’occasione straordinaria per mettere l’Italia al centro di questo impegno globale per combattere la fame. Il 12 settembre avremo un’altra tappa di Expo delle idee, con trenta tavoli di lavoro per la Carta di Milano, e il 26 presenteremo a New York il nostro atto d’impegno sottoscritto da migliaia di visitatori di Expo. I Paesi si stanno prendendo impegni importanti. Ora bisogna continuare. Quanto all’area, l’idea di un polo internazionale della conoscenza e dell’innovazione mi sembra davvero la strada giusta su cui lavorare.

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