Voltate pagina, la scena è cambiata; non c’è più Berlusconi, ora ci sono io. Questo, secondo Stefano Folli, editorialista di Repubblica, il senso del messaggio di Matteo Renzi al Meeting di Rimini. Una “prima volta” che ha tenuto organizzatori e pubblico con il fiato sospeso, quella del premier nei padiglioni del meeting di Cl. Soprattutto quando, con quel “non volevo venire al Meeting”, Renzi ha giocato la carta del rapporto impolitico con la platea, senza infingimenti o tatticismi. E per questo è stato applaudito.



Folli, come giudica il ritorno di Renzi sulla scena?
Sul piano dei contenuti non è stato un discorso di particolare rilievo, perché ha detto cose già note. Questa volta conta però non tanto il merito, quanto l’occasione. Il fatto di aver parlato alla platea del Meeting di Rimini ha il suo significato; si è rivolto a un mondo che non è vicino a lui e l’ha fatto senza nessuna captatio benevolentiae, e questo mi è piaciuto. 



Però a Pesaro ha esteso il programma di riduzione della pressione fiscale: via la Tasi e l’Imu per tutti. Ha trovato l’accordo con gli enti locali? O si prepara a fare più deficit?
Niente di tutto questo, per ora. A me sembra che in questa fase Renzi si sia limitato a elencare una serie di princìpi, dalle riforme all’Europa e al rilancio del paese, da tener fermi con la ripresa dell’attività politica.

Quindi?
Il fatto di non aver detto sostanziali novità sul tema della riforma del Senato significa che oggi, a fine agosto, non c’è un accordo, ma nemmeno una rottura. Siamo esattamente nella situazione che c’era un mese fa. 



Vuol dire che Renzi o tiene le carte coperte, o non ha carte da giocare.
Penso che al momento non abbia un piano B, il che non significa che tra un mese non l’avrà. Vuol dire che agosto è passato senza che ci siano stati contatti risolutivi, che lui stesso probabilmente non ha nemmeno cercato.

Oltre a polemizzare contro i frenatori, ha difeso l’Italicum in modo spavaldo.
Ha difeso la sua creatura, facendo l’unica cosa possibile. Se non c’è un accordo complessivo alle viste, perché dovrebbe dire di essere disponibile a cambiare l’italicum? Lo dirà se e quando avrà in tasca un’intesa con la minoranza interna o con una controparte in Parlamento.

I sondaggi precedenti la pausa estiva davano il suo consenso in calo. Quanto è preoccupato il presidente del Consiglio?
Renzi è molto preoccupato, e risponde a modo suo. Al Meeting si è visto propio questo, il discorso di un politico che punta tutto su se stesso, con la spavalderia e la baldanza che conosciamo. Per questo è andato al Meeting: per riguadagnare il consenso perduto rilanciando un’azione che faccia di lui il protagonista della scena politica. Non una parola sul Pd, perché il partito di Renzi è Renzi. Poi, naturalmente, esiste il Parlamento, la necessità di trovare i voti, ed è chiaro che a settembre dovrà tentare di averli.

Altrimenti?

Altrimenti lo scenario è la crisi di governo.

Comunione e liberazione, almeno in parte, è politicamente orfana di Berlusconi. Renzi ha mostrato di saperlo molto bene e su questo punto ha attaccato. Perché?
Perché non intende concedere nulla a un mondo che ha sostenuto Berlusconi in passato, nondimeno lavora perché quel mondo domani voti per lui. Sono io adesso il protagonista, voltate pagina, la scena è cambiata, e sulla nuova scena ci sono io. Io ho cambiato il centrosinistra, se volete cambiare il paese dovete cambiare voi stessi e seguirmi: è questo il messaggio di Renzi al Meeting di Rimini. 

Addio quindi alla strategia del “nessun nemico a sinistra”.
Certamente. Cercare i voti al centro è costitutivo del renzismo. E per fare questo Renzi non ha bisogno di blandire Berlusconi, anzi ha redarguito il movimento di Cl per aver sbagliato. Sono io il vero riformatore, quello che Berlusconi non è stato capace di essere.

Come vede lo scenario breve termine?
L’ho detto, molto complicato. La strategia di Renzi la conosciamo, ma i fatti reali portano per ora in tutt’altra direzione. Quando si ha una strategia così personalistica ma così poco flessibile, occorrono risultati, se i risultati non ci sono, se non passa la riforma del Senato che porta con se anche l’Italicum, ci sono le elezioni anticipate. Ma in questo momento il voto mi sembra un azzardo per tutti, a cominciare da Renzi.

Siamo insomma in un vicolo cieco.
Diciamo che siamo in un punto in cui il sentiero si stringe di molto. Ci vorrà molto buon senso, e penso che il presidente della Repubblica potrà dare a Renzi i consigli più opportuni al momento giusto. 

Renzi lo ascolterà?
Io penso di sì, perché Renzi è un politico spavaldo ma anche un politico di spessore e spero per tutti noi che abbia anche la dote principale di un buon politico, che è quella di saper fare, talvolta, un passo indietro per farne due avanti.

(Federico Ferraù)