“Quello nei confronti di Marino è un commissariamento di fatto, con un’effettiva perdita di sovranità da parte del sindaco in modo del tutto diverso da ciò che è avvenuto a Milano per l’Expo”. Lo afferma Guido Gentili, editorialista ed ex direttore de Il Sole-24 ore, secondo cui “la situazione è tale che al primo errore del sindaco, Renzi potrebbe essere tentato di rompere l’ultimo filo che lo lega alla giunta Marino e quindi consumare uno strappo anche con Orfini”. Intanto il sindaco Marino rimane in vacanza tra gli Stati Uniti e le Hawaii nonostante la grave crisi di credibilità che sta attraversando la Capitale. Ieri il primo cittadino di Roma ha commentato così la decisione del governo di affidare al prefetto Gabrielli i poteri di coordinamento della città: “Sono soddisfatto per le decisioni che arrivano dal governo: si è tolta dal tavolo l’ipotesi dello scioglimento del Campidoglio e le parole di Alfano spazzano via i rumors sul commissariamento”.



Gentili, ritiene che Marino vada lasciato governare fino al termine naturale della legislatura?

No. Siamo alla terza giunta in poco più di un anno e mezzo. Roma è una città attraversata dalle inchieste della magistratura, ma soprattutto afflitta da problemi di deficit di bilancio e amministrativo. Basta guardare allo stato e al decoro della città, al modo in cui sono ridotte le strade, insomma a tutti i problemi con cui si confrontano ogni giorno i cittadini. Abbiamo superato i livelli di guardia della cattiva gestione politica, e non credo che si potrà tirare avanti per altri tre anni in queste condizioni.



Qual è il vero obiettivo di Renzi in questa vicenda?

Renzi mostra un certo malumore nei confronti della giunta Marino, e non certo da oggi. D’altra parte vorrebbe evitare che quello di Roma diventi un caso politico nazionale prima di arrivare alle elezioni. Nell’ottica di un voto nel 2018, il premier ha cercato di evitare le elezioni anticipate a Roma in quanto dà per scontato che dopo l’esperienza di Marino, il risultato del Pd sarebbe molto negativo.

Quanto conta il sostegno che Matteo Orfini ha dato a Marino?

Il presidente del Pd Orfini negli ultimi mesi è diventato il grande difensore di Marino, e quindi Renzi ha dovuto mantenere una maggiore cautela proprio per non rompere definitivamente i rapporti anche nei suoi confronti. La situazione è tale che al prossimo giro di boa negativo in quanto caratterizzato da un deficit gestionale, per esempio un ritardo nell’avvio dei quartieri del Giubileo, Renzi potrebbe essere tentato di rompere l’ultimo filo che lo lega alla giunta Marino e quindi consumare uno strappo anche con Orfini. La situazione di Roma alla lunga logora fortemente l’immagine di Renzi, e quindi è da mettere in previsione un possibile strappo.



Quali giochi politici ci sono dietro la volontà di Renzi di non rompere con Orfini?

La situazione all’interno del Pd non è tranquilla, come vediamo in queste ultime ore. Giovedì a Milano, pur senza nominarlo, D’Alema ha attaccato Renzi in modo molto evidente. Quella nel Pd è una situazione di divaricazione interna, e questo al di là del dibattito sulla cosiddetta minoranza. Lo stesso Orfini, che è anche lui di derivazione dalemiana, in questo frangente ha fatto asse con Renzi ed è il presidente del partito. E’ una situazione che alla lunga esige un chiarimento.

 

Renzi è riuscito a risolvere la questione Expo nominando un commissario ad hoc. Riuscirà a fare lo stesso anche per il Giubileo?

L’assessore alla Legalità di Roma, Alfonso Sabella, ha affermato appunto che in fondo quanto sta avvenendo nella Capitale è la stessa situazione che c’è a Milano, in quanto si replica il modello Expo. Il ruolo di “tutore” del Campidoglio affidato al prefetto di Roma, Franco Gabrielli, non implicherebbe dunque alcun commissariamento. In realtà ritengo che le situazioni di Milano e di Roma non siano simili.

 

Perché?

Ci sono delle differenze di fondo importanti tra le gestioni di Milano e Roma. Milano non ha accumulato i problemi che ha avuto Roma in questi ultimi anni, anzi ha tentato di risolverli. In secondo luogo questo “commissariamento di fatto” della Capitale è una novità assoluta.

 

Che cosa cambierà?

Alcuni settori quali i campi nomadi, l’immigrazione, la casa e l’ambiente sono stati infiltrati dalla mafia come documenta l’inchiesta Mafia Capitale. Su queste vicende il sindaco non giocherà più in modo autonomo, ma dovrà raccordarsi con il prefetto. E’ quindi una vicenda diversa da quella di Milano, perché c’è una chiara perdita di “sovranità” da parte del sindaco, il quale dimostra comunque di essere sempre un grande incassatore, facendo finta di nulla e tirando diritto per la sua strada.

 

E’ una scelta vincente?

No, anche perché la situazione reale è ben diversa. Quello che è avvenuto è un commissariamento di fatto, con contraccolpi giuridici che sarebbero tutti da verificare.

 

Che cosa sarebbe da verificare sul piano giuridico?

C’è chi ha sollevato problemi di legalità per quanto riguarda la disposizione del governo. Questo tipo di intervento non è previsto dalla legge, e in più il ministro dell’Interno Alfano afferma che ci sarebbero i presupposti per il commissariamento ma che ha deciso di non farlo. E’ una situazione che mi domando se possa reggere a lungo. Di fatto Marino è un po’ meno sindaco di ieri, il prefetto Gabrielli lo è un po’ di più, e quindi c’è questa inedita governance a quattro mani che rappresenta un unicum giuridico.

 

(Pietro Vernizzi)