Pd ancora una volta spaccato nell’elezione dei membri del cda Rai: il partito di maggioranza vota Guelfo Guelfi, Rita Borioni e Franco Siddi, la minoranza dem non ci sta e vota Ferruccio de Bortoli (non eletto). Entrano anche Carlo Freccero con i voti di M5s e Sel, Paolo Messa, votato da Area popolare e Arturo Diaconale insieme a Giancarlo Mazzuca in rappresentanza del centrodestra. Oggi tocca al governo, indicando il presidente e il direttore generale. Matteo Orfini ha criticato ancora una volta la minoranza del partito, “abituata ormai ad esercitare veti”, mentre dal Giappone Renzi ha ironizzato definendo la minoranza dem “una parte della minoranza di un anno fa”. Federico Fornaro, senatore Pd, comincia dalla Rai e va oltre.
Senatore Fornaro, perché de Bortoli?
Ieri (lunedì, ndr) la riunione del gruppo del Pd in commissione Vigilanza Rai si era conclusa con l’intento unanime di cercare un consenso unitario su candidature di alto profilo e inattaccabili. Questo dovrebbe valere sempre, a maggior ragione dovendo votare sulla base della legge Gasparri che il centrosinistra ha sempre detto di voler cancellare. Lealmente con questa impostazione, la minoranza ha proposto Ferruccio de Bortoli. Bene, abbiamo ricevuto un no secco senza possibilità di discussione.
De Bortoli ha qualcosa che non va?
E lo chiede a me? Pensi che il collega Martini ha votato Guelfi perché è un suo amico di infanzia, fiorentino come lui. Logiche legittime, per carità. Io e Gotor, non volendo partecipare a nessuna logica spartitoria o correntizia, abbiamo detto che non ci adeguavamo ai nomi fatti da Rosato e abbiamo votato de Bortoli. Evidentemente il suo nome non è stato ritenuto all’altezza.
Per Renzi l’anomalia era rimandare, meglio votare con la Gasparri e poi cambiarla. Bisognava fare il contrario?
Noi avevamo proposto in tempi non sospetti il sistema duale (consiglio di sorveglianza più consiglio di gestione, ndr). Se la riforma avesse avuto un iter parlamentare più sollecitato dal governo, alla Rai si sarebbe potuto dare una svolta vera, in senso più riformatore e innovativo.
Invece?
Abbiamo un ircocervo: approviamo una riforma grazie a una norma transitoria che dirà che quando la riforma della governance sarà diventata legge, il dg assumerà i poteri dell’ad. Mi pare che la montagna abbia partorito il topolino.
Siete voi minoranza ad essere i guastafeste del Pd, oppure c’è un accanimento nei vostri confronti?
Il dissenso è della maggioranza, che con le sue scelte ha contravvenuto alle indicazioni di ieri (lunedì, ndr). Sfido chiunque a dimostrare che de Bortoli non era adeguato. E’ vero che ha scritto alcuni editoriali contro il presidente del Consiglio… nondimeno è una figura che non deve niente a nessuno. Sarebbe stato sicuramente più coerente con il modello Bbc delle scelte fatte dalla maggioranza.
Siete quattro gatti, ha detto Renzi in Giappone…
C’è una campagna di svilimento delle nostre posizioni. Ma noi crediamo nell’unità del Pd e siamo convinti che solo attraverso l’unità del Pd si possano rilanciare le riforme. Se qualcuno vuole andare avanti a suon di schiaffi e strappi, non so dove si arriverà.
Non vi sfiora la tentazione di uscire dal partito?
Il Pd è casa nostra. Combattiamo perché resti di centrosinistra e sia coerente con questa impostazione anche nell’azione di governo. Quando al Bundestag una cinquantina di deputati facenti capo alla Merkel le hanno votato contro sugli aiuti alla Grecia, non ho letto proclami di espulsione, insulti, derisioni.
A proposito di riforme. Cosa pensa della legge elettorale e della riforma del Senato?
A suo tempo ho contestato le dimensioni dei collegi e sono felice che la simulazione della Camera abbiano confermato le mie proiezioni: sulla base dei voti delle europee 2014 oggi saremmo un parlamento composto per il 60 per cento da capilista e per il 40 per cento da eletti con le preferenze. Vuol dire che l’Italicum ci restituisce un parlamento che in maggioranza non è scelto dai cittadini. Non solo.
Dica.
E’ un sistema che con il premio alla lista e non alla coalizione, e la non possibilità di apparentamento al secondo turno, pone un rischio elevato di vittoria di partiti anti-sistema. E’ l’unico sistema elettorale che può consentire a Grillo di vincere le elezioni e di avere il 55 per cento. Il che è legittimo, ma ci si poteva pensare prima. Risultato: dovevamo semplificare e invece ci vedremo di nuovo proporre delle liste-contenitore. Già c’è all’orizzonte quella di Lega e FI, il Pd dovrà fare degli accordi altrimenti da solo rischia di non farcela.
E sul prossimo scoglio del Senato?
Un mese fa abbiamo presentato il documento dei 25, chiedendo di controbilanciare in termini costituzionali una Camera eletta dando un premio di maggioranza a un solo partito. Abbiamo chiesto un Senato a elezione diretta, con poteri limitati ma rispettosi delle garanzie e a tutela delle autonomie. Era il nostro contributo al partito, a un mese di distanza non ci è stata data ancora nessuna risposta.
Stando ai sondaggi il Pd è in calo, perché secondo lei?
Il Jobs Act e la Buona Scuola hanno dato colpi molto forti alle fondamenta di una parte significativa del consenso del centrosinistra. Anche nei momenti di maggiore difficoltà oltre il 60 per cento del mondo della scuola era per noi. Quando lei porta in piazza i sindacati e così tanta gente, vuol dire che è riuscito in un capolavoro.
E Renzi?
Le ultimi amministrative dicono che la grande spinta che ha fatto arrivare il Pd al 40,8 si è esaurita, e che Renzi da personaggio attrattivo è diventato divisivo. Giocare tutto sull’assenza di alternativa alla lunga rischia di non essere una scelta vincente.
E’ come se il premier non riuscisse a trovare le risposte giuste alla crisi economica.
Perché occorre il coraggio di dire la verità al paese, senza annunciare cure miracolistiche. Questa crisi è lunghissima e ci vorranno anni per uscirne. Renzi, da bravo comunicatore, dovrebbe riflettere.
Cosa pensa di Verdini in maggioranza?
Tutto il male possibile… Non è per questo che abbiamo fatto il Pd e preso il voto degli elettori.
Tuttavia sembra che anche con Verdini in casa, Renzi non possa fare a meno di voi.
Spero che nessuno abbia fatto questo calcolo, perché un conto è il consenso sulle riforme, altra cosa che qualcuno possa pensare di sostituire con lui i nostri voti senza discutere con noi nel merito delle questioni.
Forse è un merito giudicato troppo di sinistra?
Dire che il senato elettivo è di sinistra mi pare fuori luogo. A Palazzo Madama abbiamo votato tutte le fiducie che sono state poste. E’ che a volte Renzi si dimentica di essere segretario del Pd e a volte anche uomo di sinistra. A volte ne parla come se fosse “altro da sé”.
Le cito due grane: Roma e la Sicilia.
Si pone una questione vera: è la prima volta che sperimentiamo la sovrapposizione dei due ruoli, presidente del Consiglio e capo del partito. Non aiuta. Vedo è una debolezza del ruolo di guida nazionale del partito.
Di guida e dunque decisionale.
Ci sono delle volte in cui il partito deve farsi sentire e anche farsi dei nemici. Il rapporto tra Marino e Pd è ambiguo e non è una bella cosa. Anche sulla vicenda Crocetta c’è una tendenza cerchiobottista che non aiuta. Paradossalmente, il Renzi decisionista di Palazzo Chigi diventa molto meno decisionista quando si sposta al Nazareno.
(Federico Ferraù)