“Carlo Freccero eletto? E’ la lottizzazione perfetta. Significa che da oggi nel club della partitocrazia entra anche M5s”. E’ il commento amaro che Paolo Becchi, filosofo del diritto, riserva al fu movimento di Grillo e Casaleggio. Una metamorfosi politica visibile a occhio nudo, salutata senz’altro con favore — dice Becchi — da chi sta al potere, cioè Matteo Renzi. Grillo sparito, tutto il potere al direttorio, interviste secondo i crismi della “grande” stampa, rete addio. Nel giorno dell’elezione del nuovo cda Rai, simbolo dell’Italia in cui comandano i partiti, Becchi spiega come (e perché) il nuovo corso ha tradito la vocazione originaria.



Professor Becchi, Freccero è stato indicato da Grillo, altro che deciso dal web.
Lo spartiacque sono state le europee del 2014, dove Grillo ha perso e Renzi ha vinto con ampio margine. Alla faccia dei pronostici della vigilia. Uno choc. Da cui l’idea di trasformarsi, lentamente. Quello che era nato come un movimento di base che credeva nei valori della democrazia diretta è diventato parte integrante del sistema che criticava, trasformandosi a tutti gli effetti in partito politico. Il direttorio prima e poi Rousseau (la piattaforma web di M5s, ndr) ne sono state le tappe chiave.



Ma politicamente parlando, era meglio prima o è meglio adesso?
Per dirlo bisognerà attendere i risultati delle prossime elezioni. C’è da dire che le ultime regionali hanno dimostrato una cosa: M5s non ha vinto l’ultima tornata, ma si è stabilizzato all’interno del panorama politico italiano. E’ destinato a durare. 

Però ha avuto una flessione. E rispetto alle politiche del 2013 ha perso quasi due milioni di voti.
Il destino dei movimenti è quello di fare quello che devono fare e poi di scomparire. Oggi invece M5s è una realtà politica consolidata. Ma che si sia trasformato in un partito, è paradossale. Proprio quel movimento che diagnosticava il fallimento e la morte dei partiti, diventa lui stesso partito.



A che prezzo?
Questa è la domanda giusta e me lo chiedo anch’io. C’è stato un periodo in cui la rete ratificava, pur senza essere organo decisionale come voleva lo statuto. Ora invece, e il caso Freccero è emblematico, la rete viene messa di fronte al fatto compiuto, prendere o lasciare. Per chi ha creduto in un movimento che voleva restituire ai cittadini la politica…

Come lei?
…sì, come me, per costoro è un’involuzione. Se però, organizzato così, M5s possa vincere le prossime elezioni, ora non si può sapere. Certo è in forte ascesa perché la corruzione, mafia capitale e quant’altro lo ha riportato apparentemente in prima linea.

Eppure, mai come ora M5s ha la possibilità di incidere nelle partite più importanti, come Roma e la Sicilia. Non è meglio così? 

Se non altro avrebbe dovuto dichiararlo: stiamo cambiando, diventiamo altro per tentare il colpo  alle politiche. Ma questo non succede: si va in tv e si partecipa a tutti i talk show, intanto però la democrazia diretta è finita. E poi guardi, è difficile dire quello che potrà succedere a Roma o in Sicilia. M5s poteva vincere le regionali in Liguria se solo Grillo fosse sceso in campo, invece ha regalato la regione a Forza Italia. E’ vero, il vento sembra soffiare in poppa a M5s, ma si ricorda che topica alle europee? Grillo sembrava alle calcagna di Renzi, poi i risultati li abbiamo visti. 

Attualmente lei cosa vede?
Renzi che si frega le mani, sapendo che sull’inanità delle opposizioni può continuare a vincere. Oggi la migliore forza anti-sistema potrebbe paradossalmente essere un’alleanza tattica tra Lega e M5s, perché queste due forze separate non fanno altro che avvantaggiare Renzi. 

Ma quale sarebbe l’M5s che disturba di più il manovratore?
Quello che apre una discussione su due temi nevralgici per il nostro paese come l’euro e i migranti, e ne fa i suoi cavalli di battaglia. Farebbe saltare il sistema. Renzi invece approfitterà di queste due opposizioni che servono a garantire la parvenza del sistema democratico, ma che appaiono in realtà funzionali al mantenimento del suo potere. 

Quello che lei dice contravviene al primo comandamento di Grillo, stare da soli.
I movimenti non fanno alleanze e M5s ha sempre detto di non volerne fare, ma se diventi un partito il discorso cambia. Renzi non ha bisogno di alleanze perché si è fatto un partito personale, un post-partito che è egli stesso. M5s e Lega insieme farebbero saltare il sistema, ma non succederà. 

Lei stesso sembra combattuto tra Grillo vecchio e nuovo, dica la verità.
Ma Grillo non c’è più, ora c’è solo Casaleggio. Prenda l’intervista di Fico sul Corriere di domenica scorsa. Tolga il nome di Roberto Fico e ne metta un altro a suo piacimento, vedrà che non c’è più differenza, i toni e le parole di quell’intervista sono i paludamenti tipici del politico di professione. Bravo! Ma per favore non parlate più di rivoluzionare il paese. Il portavoce delle istanze dei cittadini è diventato il soggetto decisionale, ma su quale programma? Non lo sappiamo, anzi sì che lo sappiamo: la presa del potere. Che come tale qualifica tutti i partiti, come diceva Adriano Olivetti.

Ma il programma di rinnovamento diretto della democrazia era realistico? Non crede che la realtà abbia avuto ragione?
Io sono rimasto di un’altra idea: come si diceva una volta, siate realisti, chiedete l’impossibile. Si continua a dire che nel movimento non è cambiato niente, ma è un errore, perché è cambiato tutto. Su che cosa M5s ha preso 9 milioni di voti? Sulla carica dirompente che ora non c’è più, sullo Tsunami Tour di Grillo, non sui giochetti politici. 

E adesso?
Adesso M5s interpreta perfettamente una vocazione minoritaria. Ovvero, ho il 15, il 20 per cento, vado al massimo al ballottaggio e faccio opposizione. Ma non è così che si cambia il paese.

(Federico Ferraù)