Renzi dà appuntamento ai parlamentari della maggioranza a dopo le vacanze “per una legge di stabilità che proseguirà nel taglio delle tasse”. La più grande riduzione di tasse della storia italiana sarà però annullare gli aumenti delle imposte fatte da Renzi. Ricordiamo l’aumento dell’aliquota Tasi dello 0,8 per mille su tutte le tipologie di immobili. Poi l’aver tolto il tetto ai comuni nella determinazione della Tari. Poi l’aumento della tassazione sul risparmio dal 20% al 26%, inclusi conti correnti e depositi postali.
E non bisogna dimenticare: l’ampliamento delle categorie di imprese soggette all’Irap; la riduzione delle detrazioni Irpef per i redditi superiori a 55.000 euro; l’aumento della tassazione sui fondi pensione dall’11% al 20%; l’aumento della tassazione del fondo Tfr dall’11% al 17%; l’aumento della tassazione sulle casse previdenziali dei professionisti dal 20% al 26%; l’introduzione della tassazione dei proventi corrisposti ai beneficiari di polizze vita; l’aumento della tassazione sui diritti di imbarco nel trasporto aeroportuale.
Senza contare poi che le clausole di salvaguardia dell’accordo raggiunto dal governo con l’Ue prevedono un aumento della pressione fiscale di 51,6 miliardi in tre anni dati dall’aumento dell’Iva dal 10-13% al 22-25,5% e dall’aumento delle accise su alcool e bevande alcoliche, tabacchi, benzina, e prodotti energetici ed elettricità.
L’obiettivo di togliere 50 miliardi di tasse in tre anni è insomma a fronte del fatto che ne ha già messe per 75. Logico che si pensi al Pd come al partito delle tasse! Certo la straordinaria capacità mimetica di Renzi cercherà ancora una volta di venderci fischi per fiaschi, ma un dato è inoppugnabile. Al tavolo della politica italiana non vi sono avversari per Matteo Renzi, ma c’è un ospite indesiderato: la realtà.
La strategia del Presidente del consiglio peraltro è abile: proprio perché la realtà non gli corrisponde ne crea una virtuale nella quale può chiamare riduzioni gli aumenti e sperare di arrivare a elezioni prima di pagare pegno all’opinione pubblica e continuando a scaricare tutto sui gufi. Può farcela se un’opposizione titubante e incapace di entrare nel merito dei problemi gli faciliterà le cose. Soprattutto se la coscienza civile di una nazione riterrà più conveniente avere un nuovo principe piuttosto che saldi princìpi. Primo fra tutti il principio di realtà, cioè andare a vedere come stanno le cose.