La gita in Crimea, al di là delle inquietudini sul piano internazionale, restituisce un Berlusconi in versione Silviomir, deciso cioè a riproporsi alla veneranda età di 79 anni leader e alternativa al “giovin signore”di Firenze.
Lo si capisce non tanto dalla battuta fatta all’amico Vladimir Putin, quanto dalla ripresa di iniziativa politica. No alle pretese egemoniche della Lega. No al ruolo di comparsa nella discussione sulla Costituzione. Apertura nei confronti dei fuoriusciti di Ncd sbandati dopo la conversione al renzismo dei suoi ministri (notevole in questo senso la partecipazione di Roberto Formigoni al compleanno della pasionaria berlusconiana Licia Ronzulli). Berlusconi capisce insomma che è il tempo di agire per ridare senso alla presenza di Forza Italia nelle istituzioni dopo la prolungata emorragia di deputati e senatori.
Certo il compito è arduo. L’intero centrodestra difetta di credibilità. Ma nel dibattito sulla Costituzione può ritrovare le ragioni della propria unità. Anche se appare ancora lontano da un’apprezzabile proposta di governo. Cosa fare quindi? Forzare per provocare la caduta del governo Renzi ed andare al voto col consultellum, o fare una dignitosa opposizione in attesa di tempi migliori e autorizzare qualche senatore ad assentarsi nel momento del voto delle riforme? Lotta dura senza paura, o lotta normale per non farsi male?
L’uomo descritto a volte come il manifesto del decisionismo, a volte come l’alfiere dei re tentenna è solo con decisioni da prendere che rappresentano non solo l’epilogo del suo destino personale, ma anche quello della sua creatura politica: che non è la sola Forza Italia, ma il centrodestra tout court. In un paese dove nel dopoguerra centro e destra sono state a lungo distinte e distanti, è Berlusconi che ha operato questa sintesi. Addirittura mettendo insieme nazionalisti di An e federalisti della Lega. Ora il giocattolo si è rotto, e il settantanovenne Silvio non può rimetterlo insieme. Ma il rinato Silviomir? Chissà.
E l’occasione buona, la sola probabilmente, è nella modifica costituzionale il cui esito è legato a quell’Italicum tanto temuto dai parlamentari da far pensare che il canto di una vecchia sirena possa essere oggi più gradevole del giovanile fraseggio toscano. Senza modifica della legge elettorale non c’è spazio per la rielezione di quasi tutti gli attuali centristi. “Volgo disperso che nome non ha”. Il Pd è in overbooking. La Lega non li vuole e loro non si sentono compatibili. Casini e Alfano si professano ormai socialdemocratici da lustri. Rimane la Silviomir: la vecchia nave che, partita dai porti di Crimea, può essere ancora la speranza per i tanti naufraghi del parlamento italiano.