“Siamo pronti a dare battaglia per fare approvare i nostri emendamenti non solo sull’eleggibilità del Senato, ma anche sul suo ruolo. Il combinato disposto di Italicum e riforma costituzionale può avere degli influssi negativi sui livelli di democrazia nel nostro Paese”. Lo afferma Felice Casson, senatore del Pd e pm, a proposito della riforma istituzionale che oggi entra nella sua fase più delicata. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ieri durante la conferenza stampa con il premier lussemburghese Xavier Bettel ha commentato: “A chi dice state facendo troppo veloci rispondo: non per cattiveria, ma questa riforma è attesa da 70 anni. La prima commissione fu fatta nell’83, io e Xavier andavamo alle elementari”.
Senatore Casson, qual è il contenuto ideale della vostra battaglia?
Noi abbiamo presentato anche l’anno scorso una serie di emendamenti che confermano l’impostazione generale di questa riforma. Siamo cioè favorevoli all’eliminazione del bicameralismo perfetto e alla riduzione del numero dei parlamentari, ma non solo dei senatori bensì anche dei deputati. Nello stesso tempo chiediamo di avere un Senato eletto direttamente dai cittadini, perché è un organo di massimo livello rappresentativo. Vogliamo inoltre che Palazzo Madama abbia funzioni adeguate al bilanciamento dei poteri dello Stato.
Ncd e Forza Italia hanno chiesto di cambiare anche l’Italicum. Lei che cosa ne pensa?
Il combinato disposto tra Italicum e questo pezzo di riforma costituzionale è fortemente negativo. Anche la riforma dell’Italicum, così come è stata votata, può avere dunque degli influssi negativi sui livelli di democrazia nel nostro Paese.
Se la modalità di elezione di Camera e Senato è la stessa, che senso ha fare due camere con poteri differenti?
Questo già esiste in altri panorami internazionali. C’è la possibilità che il compito legislativo e il voto di fiducia al governo siano espletati da una sola camera, mentre l’altra svolga funzioni di rappresentanza territoriale o di garanzia. In Spagna e Polonia per esempio il Senato è eletto in modo diretto, eppure ha compiti diversificati rispetto alla Camera.
Secondo alcuni un Senato eletto direttamente dai cittadini deve anche poter votare la fiducia.
E’ un’idea del tutto inventata, perché esistono tranquillamente situazioni in cui il Senato è eletto in modo diretto dai cittadini ma non vota la fiducia.
Quale sarà la vostra strategia in aula?
Noi voteremo gli emendamenti che sono stati presentati in commissione.
Vi aspettate che Grasso riapra alle modifiche sull’articolo 2?
Grasso ha una sua autonomia ed è in grado tecnicamente di decidere e di riaprire la questione dell’articolo 2, sia in senso stretto a norma di regolamento, sia sulla base di precedenti parlamentari. Ciò quindi sia per quanto riguarda il comma che è stato modificato dalla Camera, sia per quanto riguarda l’intero articolo 2 che dovrà comunque necessariamente essere rivotato. L’esito non sarà affatto scontato.
Avete i numeri per riuscire a modificare l’articolo 2?
In questo momento i numeri con certezza non li conosce nessuno. E poi il problema non è solo l’articolo 2, prima c’è l’articolo 1 dove si parla di funzioni e di ruolo del Senato. Anche su questo tema ci saranno delle battaglie politiche molto importanti.
Ieri, a Bettola, Bersani ha abbracciato Renzi. E’ il segno di una “resa”?
Non credo proprio.
Il Pd rischia la spaccatura?
Un governo non dovrebbe intromettersi nelle riforme del Parlamento. Le modifiche della Costituzione e degli organismi costituzionali sono attività legislative tipicamente parlamentari, e quindi il governo dovrebbe stare “all’esterno” rispetto a queste proposte di riforma.
Ma i rischi di una spaccatura del Pd sono da escludere?
Non lo so, non ne ho la minima idea.
Quella della sinistra Pd appare anche come una sfida per la sopravvivenza.
Non conosco queste dinamiche di partito.
In prima lettura lei come aveva votato su questa riforma?
Non avevo votato.
Questa volta invece come voterà?
Se la riforma rimane così com’è, certamente non a favore.
Non a favore vuol dire che potrebbe non votare?
A favore certamente no, poi bisognerà vedere quello che emergerà dai lavori all’interno dell’aula e se ci saranno o meno delle modifiche al testo. Dipende insomma dall’esito che avranno i pochi emendamenti che abbiamo depositato e che depositeremo, per un totale di circa 17.
Se in prima lettura non ha votato, vuol dire che non era così contrario …
No, io questa riforma non l’ho mai votata. Comunque ci sono dei punti positivi come il superamento del bicameralismo perfetto, la riduzione del numero dei parlamentari, il voto di fiducia espresso da una sola camera. Il problema sono gli altri punti che dicevo prima.
(Pietro Vernizzi)