“La riforma costituzionale è il tassello più importante del mosaico delle riforme. Parleremo all’esterno di qui, lo faremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Lo faremo nella campagna referendaria perché noi metteremo la faccia e voglio vedere chi presiederà i comitati del no”. Lo ha detto Matteo Renzi nel suo intervento durante la direzione del Partito Democratico in corso a Roma. Parlando del nodo centrale della riforma, il premier ha ribadito che l’elezione diretta dei senatori “non può sussistere”, perché è già avvenuta una “lettura in doppia conforme”. “Il presidente del Senato ha lasciato intendere che potrebbe aprire alle modifiche su un articolo già passato due volte per le Camere – ha spiegato Renzi – Sarebbe un fatto del tutto inedito, e in quel caso dovremmo convocare una riunione congiunta di Camera e Senato. Noi sappiamo perfettamente che l’elezione diretta non è possibile”.
E’ iniziata la direzione del Partito Democratico a Roma, ma Pierluigi Bersani non si è presentato. A quanto si è appreso negli ultimi minuti, l’ex segretario parteciperà invece alla chiusura della Festa del Pd di Modena e quindi non sarà nella sede di via S. Andrea delle Fratte. Ha intanto preso la parola Matteo Renzi che ha iniziato a parlare della Buona Scuola, ringraziando coloro che hanno reso possibile la riforma: “Vorrei dirvi grazie per avere insistito”, ha detto il premier. Il commissario del Pd romano Matteo Orfini ha invece fatto sapere che alle 19 si voterà sulla relazione del segretario.
Sta per prendere il via la direzione del Partito Democratico a Roma, convocata nei giorni scorsi da Matteo Renzi per tentare di trovare un accordo sulla riforma del Senato. “Se si vuole, le soluzioni tecniche ci sono. Ma una cosa deve essere chiara. Quel che è stato oggetto di doppia lettura conforme non è modificabile. Assunto questo, se si vuole, ci sono gli spazi per discutere”, ha detto in una intervista a La Repubblica Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, respingendo al mittente le richieste della minoranza interna che vorrebbe ripristinare l’elezione popolare dei senatori. “Siamo allo snodo decisivo – ha aggiunto – E mi auguro che tutto il Pd abbia consapevolezza di questo passaggio e che tutti concorrano a completare un percorso che ha già avuto la doppia lettura parlamentare in un anno di lavori e che porterà al superamento del bicameralismo paritario e a un sistema istituzionale più efficiente”.
La riforma del Senato sarà al centro della direzione nazionale del Partito Democratico che si riunisce alle 15.30 di oggi nella sede di via S. Andrea delle Fratte a Roma. Si rinnova lo scontro interno allo schieramento guidato da Matteo Renzi che oggi torna ad affrontare la minoranza dem: se la riforma non dovesse passare, “indubbiamente dovremo trarre tutte le conseguenze del caso. Ma per quanto mi riguarda questo non succederà. La nostra agenda, ripeto, prevede di arrivare al 2018″, ha detto ai microfoni del Gr1 Rai la vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani. “Non so se qualcuno si vuole assumere la responsabilità di far fallire la riforma – ha aggiunto – Il governo andrà avanti fino al 2018, e il Partito Democratico ha un’agenda piena di progetti che riguardano l’interesse del Paese”.
E’ stata convocata per le 15.30 di oggi la direzione nazionale del Partito Democratico. Una decisione presa nei giorni scorsi dal premier Matteo Renzi che ha preferito organizzare un confronto diretto con gli esponenti della minoranza alla vigilia dell’arrivo nell’aula del Senato della riforma costituzionale. Una riunione quindi per sondare il terreno, valutare eventuali proposte di modifiche e ribadire la linea del governo. “L’esito della Direzione di lunedì? Servirà solo a ribadire la linea della maggioranza Pd”, ha detto all’Adnkronos Vannino Chiti, esponente della minoranza, convinto che la riunione non avrà conseguenze sul piano parlamentare perché “sulla Costituzione c’è libertà di voto. Si possono fare anche venti direzioni ma se non c’è la volontà di arrivare a un accordo…”. “Quando avevo visto la proposta di Tonini – ha aggiunto Chiti – mi ero illuso che finalmente potessimo trovare un punto di intesa e invece quella proposta è sparita dal tavolo: ma se Renzi ha a cuore l’unità del partito quella resta la strada. Poi se questo interesse non c’è…”.