Dice una frase terribile il senatore Mario Mauro (Popolari per l’Italia), mentre si discute delle riforme istituzionali che stanno concentrando il dibattito politico italiano: “Noi dobbiamo necessariamente fare un riferimento al 1992. Dopo quel momento, dopo quel passaggio storico, la democrazia che si basava in Italia sui partiti, che si articolava nel dibattito tra i partiti, ha cominciato a perdere consistenza. Forse non ci siamo accorti che l’Italia si stava trasformano in una oligarchia. Io vorrei discutere della Costituzione, del cambiamento della Costituzione, ma mi rendo sempre più conto che è diventato problematico. Anche questo fatto di ridurre a tecnicismi un dibattito di tale portata significa non tenere conto della partecipazione dei cittadini alla vita politica”.

Senatore Mauro, sono in molti che criticano la riforma istituzionale che sta per essere approvata. Rino Formica, personaggio storico della storia repubblicana italiana, spiega che alla fine ci sarà un restringimento degli spazi di democrazia e di libertà. Lei che cosa ne pensa?

Credo che si possa affermare che alla fine del percorso costituzionale in atto saranno proprio ridotti gli spazi di libertà a di democrazia. Il problema emerge del rapporto tra legge elettorale e legge costituzionale. Pare quasi inevitabile che si concentrerà il potere nella mani di poche persone.

Tutto nasce da una questione di “pesantezza” delle nostre istituzioni, di lentezza nell’approvazione delle leggi. Almeno questo è quello che è stato detto in questi anni e soprattutto negli ultimi mesi.

Si possono citare esempi ben differenti. Attualmente una legge, con il doppio passaggio, si  approva in 109 giorni. Questi sono riscontri che tutti possono avere. Non sono questi gli argomenti decisivi. Quello che si nota invece è che esce dalla riforma una vocazione quasi “punitiva” dell’esecutivo, del governo sul Parlamento.

Si riferisce ai poteri del presidente del Consiglio?

Beh, sono quasi più forti di quelli del presidente della Repubblica. Si profila una irresponsabilità del premier senza contrapposizioni reali.

Vengono messi in discussione i rapporti tra i poteri dello Stato?

Alla fine l’esecutivo ha il potere di eleggere i giudici costituzionali, i membri non togati del Consiglio superiore della magistratura. I pesi e i contrappesi vengono modificati nei rapporti tra i poteri dello Stato. E’ questo che, tra combinazione di legge elettorale e modifiche costituzionali, porta alla riduzione degli spazi di democrazia e di libertà.

Nella configurazione della legge elettorale, con il premio di maggioranza ai partiti e neppure alla coalizione, si affacciano poi altri rischi. 

E’ evidente che si va incontro a rischi grandi per la politica italiana. Con l’astensione che ormai è diventata endemica e che non andrebbe affatto considerata, come si sta facendo superficialmente, come una sorta di “modernità” elettorale, può uscire la sorpresa di un exploit di M5s. Si sta navigando tra arroganza e superficialità.

 

In una situazione come questa si impone una grande battaglia?

Bisogna farla, anche con le forze a disposizione, che sono logorate e poco inclini a contrapporsi a una svolta che rafforzerebbe l’oligarchia che si è formata nel 1992. Renzi e il suo seguito sono straordinariamente preparati per il potere, meno per il governo ed il rischio che diventino uno strumento nelle mani di quelle oligarchie è molto forte.

 

(Gianluigi Da Rold)