“Anche Renzi è figlio del berlusconismo, proprio come Blair è stato figlio del thatcherismo”. Lo afferma Antonio Polito, vicedirettore ed editorialista del Corriere della Sera, secondo cui “anche sul taglio delle tasse sulla casa Renzi si presenta come la prosecuzione del leader di Forza Italia”. Per Polito, “sulla riforma del Senato alla fine il premier non andrà alla conta dei numeri, ma cercherà di mediare staccando una parte della fronda Pd e di Forza Italia”. Mentre sull’abolizione di Imu e Tasi sulla prima casa Polito osserva: “La condizione che può porre l’Europa sono i saldi complessivi. Sarà cioè difficile sfuggire al fatto che per tagliare le tasse bisogna tagliare anche la spesa”. Intanto, la Bce ha rivisto al ribasso le stime sul Pil dell’Eurozona dall’1,5% all’1,4% per il 2015 e dall’1,9% all’1,7% per il 2016.
Che cosa cambiano le nuove stime della Bce per le politiche economiche che ha in mente Renzi?
Sono una brutta notizia anche per noi. E’ immaginabile che la debolezza del Pil europeo ci riguardi, proprio perché coinvolge i Paesi che hanno scambi commerciali con l’Italia. Anche il rallentamento dell’inflazione è una brutta notizia per i nostri conti pubblici, in quanto il deficit è calcolato sul Pil nominale che contiene anche l’inflazione. Quest’anno il governo contava di realizzare una crescita del Pil nominale dell’1,4%, composto da uno 0,7% di crescita reale e da uno 0,7% di inflazione. La crescita reale sembra confermata, ma se l’inflazione scende cala il Pil nominale, e quindi il nostro deficit tende ad aumentare.
L’annunciato funerale delle tasse è più un segno della forza del premier o della sua difficoltà?
Tutte le organizzazioni internazionali, quali Ocse, Fmi e Ue, consigliano di preferire una riduzione delle tasse sul lavoro, piuttosto che sulla ricchezza immobiliare. Il taglio delle tasse sul lavoro produce infatti un’influenza maggiore sulla crescita e sull’occupazione. Tutto questo è ben noto anche al governo, il quale ritiene che invece per ragioni anche psicologiche in Italia l’elevata tassazione della casa avvenuta negli ultimi due-tre anni abbia frenato i consumi.
Quali margini di azione ha Renzi in Europa?
La condizione che può porre l’Europa sono i saldi complessivi. Sarà cioè difficile sfuggire al fatto che per tagliare le tasse bisogna tagliare anche la spesa, e non credo che ci sarà concessa spesa in deficit se non entro un certo limite. Una volta rispettati i parametri generali, l’Ue non può però obiettare più di tanto sulla composizione di questo taglio fiscale.
Sul fronte del partito invece D’Alema e Bersani hanno polemizzato con Renzi. Il disagio nel Pd quanto può impensierire il leader?
La loro forza all’interno del partito è molto limitata, ricordiamo che D’Alema e Bersani hanno perso il congresso. Le maggioranze sono in modo schiacciante a favore del segretario. Resta il problema dei gruppi parlamentari di Camera e Senato, dove invece la minoranza ha un peso decisivo perché dispone del numero di voti necessari per fermare il governo sulla riforma del Senato. Da questo punto di vista lo scontro nel partito per Renzi è pericoloso, perché rende meno facile un compromesso sul Senato.
Secondo lei sul Senato Renzi andrà alla conta?
No, tenterà di evitarla raggiungendo un compromesso se non con tutti i suoi oppositori almeno con una parte. Ciò avverrà staccando una parte dei parlamentari Pd dalla fronda e una parte dei parlamentari di centrodestra e Forza Italia, ottenendone se non il voto almeno l’astensione.
Nel lungo periodo invece che cosa accadrà nel Pd?
Come diceva Kennedy, nel lungo periodo saremo tutti morti. Battute a parte, la minoranza Pd conta di fare una battaglia congressuale per riprendersi il partito. Alle condizioni attuali però non mi sembra che sia abbastanza forte da vincere.
Con le polemiche su berlusconismo e anti-berlusconismo, Renzi è sembrato voler mettere in difficoltà la sinistra Pd. Che cosa ha in mente?
Renzi punta a ricordare costantemente ai suoi oppositori il loro fallimento. D’altra parte Renzi non può avere lo stesso giudizio sul berlusconismo che hanno avuto D’Alema o Prodi, in quanto il premier stesso appartiene a una generazione diversa. Da molti punti di vista Renzi è una prosecuzione del berlusconismo con un altro leader, come ha scritto il politologo Mauro Calise. Anche sul taglio delle tasse della casa si presenta come la prosecuzione del berlusconismo.
Lei condivide il giudizio di Calise?
Sì, nel senso che Renzi è figlio di una stagione segnata dal berlusconismo, esattamente come Blair è figlio di una stagione segnata dal thatcherismo. Nelle democrazie, quando un lungo dominio politico ha cambiato il panorama, ciò segna lo scenario in modo tale che quando poi si ricomincia lo si fa a partire da quel punto.
A Renzi serve un Marino tenuto artificialmente in vita?
Marino è ancora al suo posto perché Renzi non è riuscito a mandarlo via. Il premier è consapevole del fatto che ogni giorno in più che Marino fa il sindaco a Roma, la situazione per il Pd si aggrava. Con questo commissariamento di fatto attraverso Gabrielli, Renzi ha delegittimato Marino e gli ha tolto la rappresentanza del suo partito.
(Pietro Vernizzi)