“Il dibattito sul reato di immigrazione clandestina è soltanto un’arma di ‘distrazione di massa’ attraverso cui si vuole far dimenticare il cedimento di Alfano sulle unioni civili, rispetto a cui sono in gioco dei principi di civiltà”. Lo evidenzia Gaetano Quagliariello, ex ministro delle Riforme istituzionali, ex coordinatore di Ncd e attualmente all’opposizione in Senato dopo avere creato il movimento “Idea”. Per Quagliariello, occorre un approfondimento su diversi aspetti delle unioni civili e in particolare sull’utero in affitto. Il senatore spiega infatti che il ddl Cirinnà, appoggiato dalla maggioranza di cui fa parte Alfano, consente di adottare il figlio del compagno nato all’estero attraverso la pratica dell’utero in affitto.



Partiamo dai rapporti tra Renzi e Alfano. Lei come li vede in questo momento?

Renzi non vuole passare da un governo del premier a un governo di coalizione, mentre Alfano non vuole lasciare il governo. Cercano, per questo, di rendere digeribili tali volontà dall’opinione pubblica con un po’ di intelligenza e molta furbizia.



Lei ritiene necessario tornare a un governo di coalizione?

Ritengo che un esecutivo di coalizione sarebbe una condizione necessaria, anche se non sufficiente, per una forza diversa dal Pd — che rappresenta una fascia diversa di elettorato, altre esigenze programmatiche e altri principi — per stare al governo. Il problema è che Renzi pensa che il centro sia lui e per questo non concede a nessuno, tantomeno a Ncd, questo spazio: qui sta la vera differenza tra il suo governo e quello del suo predecessore Enrico Letta.

Adesso i riflettori sono sul reato di immigrazione clandestina. Lei ritiene che vada depenalizzato?



Quel reato, così come è costruito, può avere delle conseguenze diverse da quelle che lo avevano ispirato. Il tema andrebbe chiarito e approfondito, e andrebbe spiegato all’opinione pubblica che attraverso strumenti più efficaci si potrebbero più facilmente espellere dal nostro Paese coloro che delinquono. Mattarella non a caso ha parlato della necessità di contemperare la solidarietà nei confronti dei nostri simili con un atteggiamento molto duro, che preveda l’espulsione nel momento in cui un migrante non rispetti le nostre leggi.

Perché Alfano ha difeso a spada tratta il reato di immigrazione clandestina?

Per dare l’impressione, alla vigilia del dibattito sulle unioni civili in Senato, di contare qualcosa. Io credo che Ncd si prepari su questo a cedere a una maggioranza Pd/M5s, nonostante lo stesso ministro dell’Interno abbia riconosciuto che nel ddl Cirinnà siano in gioco principi di civiltà. Nella gerarchia delle priorità politiche la civiltà viene prima dei governi. Se si vuole sovvertire quest’ordine, bisogna quantomeno mostrare, su un altro tema, di avere una influenza. Ncd lo ha fatto rispetto al reato di immigrazione clandestina.

Lei ritiene che quella sulla clandestinità sia una discussione strumentale?

Lo stesso Alfano, con onestà intellettuale, ha ammesso che la discussione risale allo scorso mese di novembre. Io credo sia stata posta adesso sotto ai riflettori con lo scopo politico di distogliere almeno in parte l’attenzione dal cedimento che si prepara sulle unioni civili.

 

Lei in concreto come agirebbe nei confronti del ddl Cirinnà?

Lo rimanderei in Commissione. Per come la vedo io il testo sarebbe da riscrivere, ma, a prescindere dalla mia posizione, è evidente che vi sono una serie di questioni che vanno chiarite. Faccio un esempio: qualcuno continua a dire che questo testo non c’entra nulla con l’utero in affitto. Il ddl Cirinnà, invece, permette di andare in un Paese dove la pratica dell’utero in affitto è consentita, fare un figlio, tornare in Italia e farlo adottare dal proprio partner.

 

Presto il nodo-riforme tornerà sotto ai riflettori. Che cosa si aspetta dal prossimo referendum?

Mi impressiona l’uso strumentale che il presidente del consiglio sta facendo di questa scadenza, prescindendo del tutto dai contenuti della riforma. Mi sembra un modo per coprire le sue difficoltà e per “scavallare” la prova delle amministrative. Queste ultime hanno certamente un significato di tipo locale, ma nessuno può negarne la valenza politica. Tale atteggiamento del presidente del consiglio, così cinicamente politico, rischia di fargli perdere il sostegno di alcuni che, se ci fosse attenzione per gli equilibri costituzionali e l’intenzione di completare la riforma, avrebbero potuto votare sì al referendum.

 

Secondo lei Renzi come andrà alle amministrative?

Lo vedo in grosse difficoltà in alcune città come Roma e Napoli. E soprattutto mi auguro che alle amministrative la vera novità possa essere l’emersione di una diversa alternativa alla sinistra, che si basi sull’accordo tra la buona politica e il civismo. E’ questo l’obiettivo cui il movimento “Idea” sta lavorando in modo inclusivo.

 

Idea sarà un partito di massa o un circolo di intellettuali?

Idea non sarà un partito e soprattutto non sarà un partitino dell’1%. Sarà un movimento che proverà ad aggregare quella parte del Paese che si sente alternativa a Renzi, ma che non pensa che questa alternativa possa limitarsi al vecchio centrodestra. Se ci si ferma alla piazza di Bologna — Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia — si è sconfitti. Serve qualcosa che si aggiunga e che trasformi l’alternativa alla sinistra. Un circolo di intellettuali no, perché la politica ha le sue regole che vengono prima di ogni finezza. Ma se c’è qualcuno che contribuisce a immettere nella politica un po’ di cultura, questo non fa male né alla politica né tantomeno al Paese.

 

(Pietro Vernizzi)