“L’M5s è garantista per sé e giustizialista per gli altri. Questo doppio standard è il risultato di una forza politica che non ha ancora capito che per fare un passo in avanti deve cambiare qualcosa al suo interno”. Lo afferma Lorenzo Battista, ex segretario del gruppo dei Cinque Stelle al Senato, che dopo la sua espulsione dal movimento è passato nel gruppo Per le Autonomie. Continua a montare la polemica sulle presunte infiltrazioni della Camorra nel Comune di Quarto, governato dall’M5s. In una telefonata intercettata dalla Dda, il sindaco Rosa Capuozzo parlando al telefono con il consigliere dell’M5s, Alessandro Nicolais, il 16 dicembre scorso avrebbe detto: “Io non ce la faccio più, è finita. Io posso reggere qualsiasi cosa, ma non finire in galera per colpa di qualcun altro. E’ inaccettabile”.
Senatore Battista, che cosa ne pensa del caso Quarto?
Vorrei sapere quale sarebbe l’atteggiamento dell’M5s se una cosa analoga fosse successa a un’altra forza politica. L’M5s si è sempre posto come un movimento politico puro e intaccabile. Ora che è stato coinvolto direttamente, in un primo momento ha detto di essere parte lesa. Sostenere una cosa del genere e poi chiedere le dimissioni del sindaco Rosa Capuozzo è un atteggiamento contraddittorio. Si è creato questo corto circuito e credo che lo stesso M5s faccia fatica a gestirlo.
Quale immagine esce della capacità amministrativa dell’M5s?
Se su 16 Comuni amministrati da M5s, due sindaci sono finiti nei guai, io qualche domanda me la farei. Purtroppo si va avanti per slogan: l’antipolitica ha portato a questo.
Se in un piccolo Comune come Quarto succede quello che abbiamo visto, che cosa avverrebbe se l’M5svincesse a Roma?
Io auspico che a Roma vinca l’M5s, così lo metteremmo alla prova. I Cinque Stelle si troverebbero a gestire la Capitale e quindi finirebbero nell’occhio del ciclone. L’unico Comune dove l’M5s sta facendo qualche cosa di positivo è Parma, il cui sindaco Pizzarotti è però mobbizzato dai leader stessi del movimento. Per il resto non vedo delle amministrazioni targate M5s che abbiano fatto delle rivoluzioni.
Che cosa bisognerebbe cambiare all’interno dell’M5s?
L’M5s sconta un grave limite. Il fatto di aumentare la partecipazione dei cittadini alla vita politica non è compatibile con la gestione di Casaleggio. Finché ci sarà un’unica persona a dettare la linea, spiegando quando votare online o quando non votare, non avremo mai un processo migliorativo, ma si continuerà ad avere un gruppo di attivisti che seguono una linea molto di parte.
La votazione online non basta a garantire un processo democratico?
Sarebbe un processo democratico qualora ci fosse una regola chiara e certa su quando ricorrere a questo strumento. Io fui espulso proprio per avere criticato il modo in cui fu usata la votazione online per decidere se partecipare o meno a un incontro con Renzi. Mentre i due gruppi parlamentari discutevano se partecipare o meno al confronto con il premier, uscì un post sul blog di Grillo in cui si lanciava una votazione online.
In che modo si può uscire dall’autoreferenzialità dei leader dell’M5s?
Dobbiamo capire se nell’M5s esista o meno una democrazia rappresentativa. Almeno sulle scelte più importanti bisognerebbe votare all’interno dei gruppi parlamentari, e non online. Il problema è che Casaleggio lascia che si voti nella riunione dei gruppi solo quando vuole lui. Le espulsioni all’interno dell’M5sS, come quella più recente di Serenella Fucsia, sono avvenute in barba agli statuti dei gruppi parlamentari.
Secondo lei chi c’è veramente dietro a Casaleggio?
Non lo so, ma non penso che quello che sta facendo sia tutta farina del suo sacco. Se uno attacca i poteri forti e poi va a Cernobbio, non mi sembra così immune dai legami con quelle stesse forze cui dice di opporsi. Non penso quindi che Casaleggio si muova da solo, ma ha sicuramente contatti con il mondo imprenditoriale ed economico.
(Pietro Vernizzi)