Un nuovo disegno di legge sull’Eutanasia è pronto per essere discusso a marzo alla Camera dei Deputati in Italia: questa è la notizia di oggi, con la calendarizzazione del ddl in aula annunciata dal capogruppo di Sinistra Italiana, Arturo Scotto che è anche uno dei firmatari della proposta in un tweet. «Per la prima volta la Camera discuterà dell’argomento» esulta il deputato assieme all’intera Associazione Coscioni dei radicali che da sempre spingono per riuscire ad ottenere una legge sulla gravosa questione dell’Eutanasia. Insomma, dopo le Unioni civili in discussione in questi giorni in parlamento, ora anche la legge sulla richiesta di morte che da tanti anni viene battuta come una assoluta battaglia per molti ambienti della sinistra italiana e non solo; a cominciare dal caso limite di Eluana Englaro qualche anno fa che quasi portò in Parlamento la questione del testamento biologico e dell’eutanasia di cui però poi non se ne è più fatto nulla. Fino ad oggi, quando il governo ha accettato di calendarizzare il disegno legge: la stessa presidente della Camera, Laura Bordini, non ha mai nascosto il suo favore per la legge in questione, ribadendo di recente, come ricorda Avvenire, che «il Parlamento non può più nascondersi». La decisione è arrivata e le polemiche sull’ennesimo caso di questioni etiche che viene affrontato nelle ultime settimane in Parlamento certamente scoppieranno già dalle prossime ore: la proposta di legge numero 2.973 si chiama “norme in materia di eutanasia” e verrà presentata il prossimo marzo, ad un anno esatto dalla presentazione di questa richiesta da un gruppo di 13 deputati, tutti del gruppo Sel-Sinistra Italiana. Cosa prevede questo disegno di legge? La dichiarazione anticipata con la quale “ogni persona maggiorenne, qualora tema di perdere la propria capacità di intendere e di volere può esprimere la volontà che gli venga praticata l’eutanasia”. Le condizioni per la richiesta di morte – noi continuiamo a chiamarla così, perché questo è il fatto nel merito, ndr – sono la presenza di una patologia grave e incurabile e di sofferenze fisiche o psichiche insopportabili; l’incapacità di intendere e di volere; la diagnosi medica di patologia con prognosi infausta di irreversibilità, ovvero la fase terminale. Commenta a caldo Paolo Binetti, di Area Popolare: «Proprio mentre prodighiamo ogni sforzo per garantire assistenza e cure, ecco una iniziativa che segnerebbe il fallimento della relazione umana e della medicina». Polemiche e tanti che invece accolgono la notizia come una liberazione: libertà per l’appunto – al di là di tutti i casi complessi che verranno articolati – siamo sicuri che facccia il paio con autodeterminazione?