“Il presidente della Repubblica pone sul tavolo del presidente del Consiglio i problemi reali degli italiani. Renzi è abituato a liquidare qualsiasi critica con la sua propensione alla battuta fulminante, ma in questo caso non potrà cavarsela così facilmente”. E’’ il commento di Rino Formica, ex ministro del Lavoro e per due volte ministro delle Finanze, al discorso di fine anno del capo dello Stato, Sergio Mattarella. Per Formica, “nel discorso di fine anno del premier Renzi c’era il vigore di chi ha in mano le leve del comando, ma non ha gli orientamenti per gestirle. Il presidente della Repubblica al contrario pone il problema dell’etica della responsabilità nel legame essenziale tra politica estera, istituzionale e sociale”.
Che impressione ha avuto del discorso di Mattarella?
Nel suo primo messaggio agli italiani, Mattarella si è presentato come Papa Francesco a Santa Marta. Questo è già un punto distintivo, in quanto a caratterizzarlo sono il rigore indispensabile ai governanti in tempi di difficoltà e un annuncio della necessità di cambiare stile di vita. Il vero protagonista del discorso di Mattarella è il popolo sofferente.
In che senso?
C’è un nesso tra la politica estera, le responsabilità di chi governa il Paese e la parte trascurata del popolo sofferente. In questo vedo un differenziarsi tra la conferenza stampa di tre ore tenuta da Renzi e i tre discorsi legati da un unico ragionamento di Mattarella. Nel discorso del premier c’è tutto il vigore e l’esplosione di chi ha in mano le leve del comando, ma non ha degli orientamenti ben saldi e radicati in quanto è affetto dal sincretismo politico. Il presidente della Repubblica al contrario pone nel legame essenziale tra politica estera, nazionale e sociale il problema dell’etica della responsabilità.
In che cosa consiste questa responsabilità?
Consiste nel fatto di non eccedere nel trionfalismo di Renzi, quando ci sono problemi irrisolti e drammatici della gente. Senza voler stabilire degli antagonismi forzati, non c’è dubbio che siamo in presenza di due mondi diversi. L’Italia di Renzi non è evidentemente quella di Mattarella.
Quali sono le differenze tra l’Italia di Renzi e quella di Mattarella?
E’ lo stesso linguaggio dei due a risultare diverso. Per Mattarella le riforme rappresentano un coinvolgimento delle istituzioni con i problemi della gente. In Renzi c’è una finzione riformista, basata sulla semplificazione delle procedure che accorcia le catene di comando. L’obiettivo è spegnere la forza dei controlli ed evitare di dover faticare per il consenso. Il Paese del premier coincide con il cerchio magico, con il “giglio” della provincia che aggredisce le istituzioni per ridurre lo spessore dei problemi. Nel discorso di Mattarella c’è tutto l’opposto.
Quali sono i valori essenziali per Mattarella?
Sono il costituzionalismo democratico, la fatica della costruzione della democrazia, la complessità dei problemi nelle società moderne. Quando fa riferimento ai compiti di una grande nazione nella politica estera, incluso lo stesso coinvolgimento diretto nella soluzione dei problemi internazionali, Mattarella pone un problema di interventismo responsabile. Quando ricorda che le nuove generazioni sentono il bisogno di una tutela costituzionale, va al fondo della questione che è l’indissolubilità dei diritti politici e sociali.
Esiste un conflitto tra le posizioni di Mattarella e Renzi?
Tra i due non c’è una polemica becera, ma un distacco di livello. Non è insomma una contrapposizione tra due figure che esercitano un potere di direzione del Paese, bensì una netta distinzione dei ruoli. Quando però si governa un Paese bisogna avere una visione, e a partire da quella stabilire un rapporto tra pensiero e azione. Il presidente della Repubblica è meditato e riflessivo, quanto il presidente del Consiglio è esattamente il suo opposto.
Quindi è una differenza nel modo di essere prima ancora che nelle singole scelte politiche?
Sì. Renzi “spezza” un problema da un altro come se avessero una loro autonomia e non invece un nesso reciproco. Lo documenta il fatto che ha detto che del voto nelle città non gliene importa nulla, in quanto si attende il plebiscito dal referendum sulle riforme. Nel discorso di Mattarella c’è invece il nesso tra le questioni. Renzi sembra uno studente che va agli esami, e pretende di essere promosso sulla base della materia che gli piace di più, per esempio la ginnastica, dicendo invece che di matematica, latino e filosofia non gliene importa nulla.
Der Spiegel ha criticato Renzi dicendo che la sua è stata una conferenza stampa senza contraddittorio. Condivide questa definizione?
Renzi non vuole il contraddittorio su niente. Avendo una disponibilità toscana alla battuta, il premier se la cava sempre in corner. Il discorso di Mattarella però non può essere risolto con una battuta, perché mette sul tavolo del presidente del Consiglio i problemi reali del Paese.
(Pietro Vernizzi)