Rosa Capuozzo ha deciso di dimettersi da sindaco di Quarto dopo le polemiche delle ultime settimane e l’espulsione da parte dei Cinque Stelle. Nel corso di una conferenza stampa ha annunciato: “Mi dimetto dalla carica di sindaco. Questa è una sconfitta politica ma anche una vittoria della camorra”. Nel frattempo Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare Antimafia, ha ordinato che gli atti dell’audizione siano trasmessi alla Procura di Napoli. Secondo la Bindi sarebbero emersi dei particolari da approfondire, e sui quali la Commissione si riserva di svolgere ulteriori analisi. Abbiamo chiesto un commento a Paolo Becchi, professore di filosofia del diritto nell’Università di Genova ed ex iscritto dell’M5S.



Che cosa ne pensa delle dimissioni del sindaco Capuozzo?

Sono il risultato della strategia che ha seguito il movimento dopo che lei non si è dimessa con le buone. Si è scelto di farle terra bruciata intorno, costringendo un consigliere dopo l’altro ad andarsene alla spicciolata. Alla fine il primo cittadino si è trovato senza la sua maggioranza. Questo gioco ha funzionato, la Capuozzo si è resa conto che ormai non c’era più niente da fare ed è stata costretta alle dimissioni perché probabilmente non avrebbe avuto più la maggioranza per continuare.



Come valuta il metodo seguito dall’M5S?

E’ un metodo da vecchia politica. Conferma la tesi che ormai non siamo più di fronte a un movimento bensì a un partito che reagisce come qualsiasi altro.

I vertici dell’M5S hanno detto che non conoscevano la reale portata di quanto stava avvenendo a Quarto. Lei lo ritiene vero?

Come ho scritto su Mondo Operaio, il movimento sapeva già tutto sulla vicenda di Quarto. La notizia era già apparsa il 4 novembre scorso sul blog di Grillo. Si sapeva già della casa, dei problemi di abuso edilizio, delle minacce e di altre forme di intimidazione.

Considera che le modalità scelta dal Movimento nell’espellere i suoi aderenti siano corrette?



La modalità in cui sono espulse le persone dall’M5S è veramente pazzesca. Sono riuscito ad avere i due documenti delle lettere che lo staff manda per formalizzare le espulsioni di un iscritto non parlamentare. A balzare agli occhi è soprattutto lo stile staliniano.

In che senso?

Nella prima missiva si scrive: “Ci risulta che lei abbia utilizzato il simbolo in maniera erronea. La invitiamo a presentare le sue controdeduzioni”. Chi riceve questa comunicazione non sa nulla della questione cui ci si riferisce. Risponde quindi mandando tutta la documentazione possibile e immaginabile, con centinaia e centinaia di pagine. Ma indipendentemente da tutto quello che manda, la settimana dopo arriva una nuova lettera: “Ci risulta che lei non ha risposto alle nostre richieste di controdeduzioni e quindi è da considerarsi espulso”.

In molti si chiedono chi ci sia veramente dietro a Casaleggio, il vero deus ex machina dell’M5S…

Grillo diceva di essere contro la Nato. Ora però è significativo che Di Maio lo smentisca e proprio sul Blog di Grillo affermando che il nuovo partito non intende mettere in discussione il patto atlantico. Un’affermazione poi ribadita da Luigi Di Maio sul Financial Times. La ritengo una scelta precisa, non si è certo trattato di un’intervista uscita sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung. Il Financial Times è l’organo ufficiale della finanza mondiale, e certamente non ha pubblicato l’intervista per la bella faccia di Di Maio. I commentatori si sono soffermati sul fatto che la traduzione fosse o meno letterale: quello che conta non è però la traduzione ma il messaggio.

 

 

La grande finanza globale ha interesse in un rafforzamento dell’M5S?

Penso di sì. Se Renzi dovesse cadere, c’è bisogno di un sostituto e al momento quello ideale è l’M5S. Tornano quindi buoni i rapporti dei Cinque Stelle con le ambasciate e con l’intero mondo anglosassone. La linea è molto semplice: o Renzi riesce a portare a compimento il colpo di Stato organizzato da Napolitano nel 2011, e quindi con la riforma costituzionale non ce ne liberiamo più per i prossimi 20 anni, oppure se dovesse fallire tutto ci vuole un’alternativa. Non a caso il Financial Times ha scritto che i Cinque Stelle “stanno maturando”. E soltanto una settimana prima il New York Times aveva attaccato duramente Renzi. Sono segnali importanti.

 

(Pietro Vernizzi)