“A oggi non è stato ufficialmente presentato nessun emendamento al testo sulle unioni civili” aveva detto giovedì la senatrice Pd Monica Cirinnà. Detto, fatto: ieri scadeva il termine e c’erano circa 6mila emendamenti depositati. Nel Pd è scontro. “Per il Pd la legge non è rinviabile — ha detto ieri Renzi nella direzione del partito —. Si devono cercare fino all’ultimo punti di intesa, ma poi si deve andare in aula e votare. E la ricerca del compromesso non può essere lo strumento per non arrivare a un voto”. Gianfranco Rotondi, leader del movimento politico “Rivoluzione cristiana”, sta con Berlusconi e si definisce cattolico liberale. Smaschera il gioco di Renzi e dice che non sarà in piazza.
Onorevole Rotondi, che cosa sta succedendo?
Renzi ha scelto sulle unioni civili una via massimalista. Una legge su questioni etiche per essere autorevole ed essere recepita, deve unire la società, non dividerla. Per arrivare a una legge condivisa bisogna mediare, mediare e ancora mediare. Invece qui si parte con un testo che addirittura supera il dibattito sulle unioni civili e sconfina nel tema delle adozioni. Questo causa la rottura di un possibile fronte bipartisan e persino dell’unità del Pd.
Renzi vuole la riforma, però ieri a Rtl 102.5 sul tema delicato della stepchild adoption ha detto che ci sarà libertà di coscienza. E’ in difficoltà o sta seguendo la via giusta?
E’ un Renzi uguale a quello di sempre, il campione delle furbizie. Il mio sospetto è che abbia consapevolmente scelto un testo massimalista per non arrivare a nessuna legge e uscirne a mani piene: con il consenso del popolo arcobaleno per essersi spinto dove nessuno aveva osato, e con la simpatia del fronte conservatore per avergli concesso la vittoria morale facendo saltare il ddl Cirinnà.
Renzi dunque gioca per l’ennesima volta al rialzo?
Come può non aver riflettuto sui rischi che un testo del genere provoca sulla tenuta del Pd? Se avesse proposto un testo più prudente, avrebbe avuto il sì di Berlusconi e di Forza Italia.
Secondo lei il ddl Cirinnà apre all’utero in affitto?
Di fatto sì. In astratto apre solo ad un affido al coniuge maschio del padre in caso di morte di quest’ultimo, o al coniuge femmina della madre in caso di morte di quest’ultima, quindi sembra un’ipotesi residuale. Ma se per avventura il genitore fosse padre o madre perché il bambino è stato partorito all’estero da una donna che ha affittato l’utero, la legge varrebbe anche in questo caso, risultando di fatto uno sprone all’utero in affitto.
E per quanto riguarda la costituzionalità?
Penso che i requisiti siano rispettati, perché il ddl non riformula il concetto di famiglia che c’è in Costituzione. Mutua da quel concetto alcuni diritti, trasferendoli e applicandoli a situazioni nuove.
Dal Quirinale però sono filtrate perplessità e un invito alla prudenza.
Il Colle è consapevole della negatività di un testo di legge respinto con forza da una parte del paese che addirittura si mobilita per andare in piazza. Il capo dello Stato rappresenta l’unità del paese, e spaccare il paese su questioni etiche è una responsabilità grave da qualsiasi parte venga assunta.
Fioroni (Pd) ha detto che voterà no al ddl perché così non va bene. Ha detto pure che si sarebbe dovuto fare un referendum consultivo e che andrà in piazza al Family day.
Fioroni dice una cosa giusta, e cioè che il testo non va bene, e due cose sbagliate. La prima è che andrà in piazza: lo trovo grottesco, lui è uno dei leader del Pd, poteva e doveva spendere la sua autorevolezza per indurre il suo partito a presentare un testo accettabile per i cattolici. Non l’ha fatto e ora va in piazza a prendersi qualche applauso facile. La seconda è il referendum consultivo. Per favore, teniamo i piedi per terra.
Dunque anche per lei va fatta una legge.
In tutta Europa c’è una legge sulle unioni civili, è inutile che tentiamo con astuzie da parrocchietta di sottrarci al dovere di legiferare su una questione che esiste. Dobbiamo farlo da cattolici e da persone che sanno distinguere le questioni pratiche, prevalentemente di diritto privato, delle unioni civili dal valore costituzionale della famiglia.
Lei non parteciperà al Family day?
No, sono allergico alla piazza e la considero quasi sempre fonte di errori. Quando la Dc imboccò la via del referendum sul divorzio e spaccò il paese, commise un errore storico. Sono un cattolico liberale, mi riconosco nelle grandi scelte di De Gasperi, Vanoni, Moro e Fanfani, tranne l’errore sul divorzio.
Ci spieghi.
La Dc non nasce come partito dei cattolici, un partito cioè che deve fare leggi cattoliche, traducendo in legge i precetti della Chiesa, ma come un partito laico formato da cattolici che interpretano la missione storica di tenere unito il paese. Compresi i comunisti, che allora erano mangiapreti e anticlericali. Io resto affezionato a questa idea del cattolicesimo politico. L’uso sguaiato della bandiera della famiglia è una tentazione ricorrente nei movimenti cattolici. Solo che in passato questa e altre tentazioni sono state tenute a bada dalla laicità della Dc.
Ma la Dc non c’è più.
E si vede.
Non sarà in piazza, dunque. Qual è il rischio?
Il rischio? Parlerei prima del danno: una piazza divisiva e un calcio in faccia al Giubileo. Papa Francesco tende la mano al mondo e la piazza del Circo Massimo lo vuol dividere in due, stabilendo pregiudizialmente di stare dalla parte di Dio… Non mi ritrovo in questa sostituzione della famiglia ai precetti evangelici. Cos’è la famiglia, l’ultima frontiera di resistenza che la Chiesa sceglie in una società scristianizzata?
Ce lo dica lei.
A me pare che Francesco abbia rimesso la partita a favore della Chiesa, perché invece di rifugiarsi nella ridotta della difesa dei valori, sta giocando un formidabile spariglio. Rompe tabù, parla con gli omosessuali, con le prostitute, con le donne che hanno abortito. Annuncia il vangelo.
Galantino e Bagnasco sono complementari o alternativi?
Non mi sono mai prestato ad analisi tendenti direttamente o indirettamente a spaccare la Chiesa. Anche quando non ho condiviso le sua posizioni.
Per esempio?
Quello sui Di.Co (ddl presentato dal governo Prodi nel 2007, ndr) era un testo accettabile e moderato, ma venne osteggiato dalla gerarchia. Allora non dissi una parola e anche adesso non partecipo al gioco di stare con Galantino o con Bagnasco, perché considero la Chiesa un tutt’uno con sensibilità diverse.
Lei tace, ma nel mondo cattolico la temperatura sta crescendo.
Noto che c’è un’attenzione spasmodica per la piazza del Family day, guarda caso, solo sui giornali che pubblicano ogni giorno un editoriale contro papa Francesco.
(Federico Ferraù)