“Si è voluto a tutti i costi incardinare il ddl Cirinnà senza un’adeguata discussione in parlamento e senza quella necessaria attenzione per un tema così delicato. E la conseguenza sarà che, quando si andrà allo scrutinio con il voto segreto, molti senatori che non hanno avuto la voglia e il coraggio per dire la loro voteranno no”. Lo afferma Ernesto Preziosi, deputato del Pd e per 30 anni direttore delle relazioni pubbliche dell’Istituto Toniolo, ente fondatore dell’Università Cattolica. Per Preziosi, “la responsabilità è anche della destra che ha fatto il muro contro muro in commissione Giustizia impedendo un confronto costruttivo per migliorare la legge”.
Onorevole Preziosi, che cosa le piace e che cosa non le piace del ddl Cirinnà?
Sono positivo nei confronti del riconoscimento dei diritti, che anzi reputo tardivo. La modalità in cui la legge assegna questi diritti crea però un problema di sovrapposizione rispetto all’istituto matrimoniale. Il riconoscimento delle unioni civili può essere fatto anche con l’indicazione individuale dei singoli diritti, ma senza il rimando alle norme del codice civile sul matrimonio. Anche perché quel rimando, che nel ddl Cirinnà risulta davvero pedissequo, rischia di creare alcuni elementi di non facile attuazione.
Uno degli aspetti più controversi è la stepchild adoption. Lei come lo valuta?
Quella normativa avrebbe più esatta collocazione in una legge specifica che riguardi i minori e che regolamenti affido e adozioni, anziché in una legge relativa agli adulti. Siccome a questo è difficile creare una legge ad hoc, ritengo che si possa introdurre qualche elemento di chiarificazione nell’interesse del minore, che in un ordinamento giuridico è il primo a dover essere tutelato. La mia non è una posizione ostile al riconoscimento dei diritti. Ho soltanto due preoccupazioni, una riferita alla non sovrapposizione con l’istituto matrimoniale e l’altra relativa alla stepchild adoption.
Questa legge secondo alcuni incentiva l’utero in affitto. Lei che cosa ne pensa?
Un conto è fare una legge che regoli un figlio che una persona gay ha avuto da un’unione preesistente, mentre la realtà dei bambini ordinati “su misura” comporta un altro problema. In questo caso a essere in gioco non è soltanto il diritto del minore, ma anche il diritto della madre a non essere usata come un mero luogo per partorire, vedendosi poi sottratto il proprio figlio.
Quindi cosa ritiene che si debba fare?
L’utero in affitto è un fatto preoccupante dal punto di vista umano. Io sono contrario all’adozione di figli nati all’estero attraverso una pratica già inibita dalla legge 40. Il legislatore ha il dovere di segnalare gli aspetti problematici legati all’utero in affitto. C’è infatti un pericolo per la salute della donna, e nello stesso tempo c’è il rischio che si crei un mercato di nascituri che è veramente indegno.
Il presidente Renzi è intervenuto di recente su unioni civili e stepchild adoption. Qual è il suo progetto?
Da parte di Renzi c’è stata la volontà di portare avanti una legge sulle unioni civili, che io condivido. Nello stesso tempo c’è stata una sottovalutazione degli aspetti problematici presenti nel ddl Cirinnà. Bastava un’attenzione maggiore e sarebbe stato possibile correggerlo in modo tale da riscuotere un consenso più ampio.
Il Pd esce male da questa vicenda?
La responsabilità è anche del centrodestra che nella commissione Giustizia del Senato ha fatto uno sbarramento ostruttivo, impedendo a tutti di lavorare per migliorare la legge. Se il centrodestra avesse avuto più flessibilità, anziché fare un muro contro muro, non si sarebbe arrivati in aula così.
Lei voterà a favore o contro?
Se il ddl sarà sufficientemente emendato e quindi ne uscirà una proposta accettabile lo voterò, ma non sono in grado di dirlo adesso perché non so quale sia il testo che ci sarà sottoposto in aula.
Da che cosa dipenderà il fatto che lei voti sì o no?
Qui c’è una riflessione da fare: che cos’è un figlio, che cos’è il diritto ad avere un figlio, che cos’è il diritto di un figlio ad avere dei genitori che siano un uomo e una donna come avviene in natura. Ci sono degli aspetti che vanno messi insieme con attenzione e su cui dovremmo provare a compiere un approfondimento. Tutto ciò meritava una riflessione ulteriore. Invece si è arrivati invece a due posizioni nettamente contrapposte, con la gente che va in piazza a protestare contro l’una o l’altra posizione.
Come valuta questo fatto?
Valuto negativamente il fatto che si sia arrivati a questo risultato. Non si doveva arrivare a questo punto, si poteva lavorare meglio al Senato, per non parlare del fatto che si è incardinata subito questa legge senza un dibattito effettivo all’interno del Parlamento. E la conseguenza è che in questo modo, quando si andrà a votare a scrutinio segreto, molte persone che non hanno avuto voglia o coraggio di manifestare il loro dissenso finiranno per votare no.
Lei parteciperà al Family Day?
No. La prima ragione è che c’è un rischio eccessivo di strumentalizzazione, tale per cui sarebbe meglio che i politici non ci andassero lasciando la partecipazione ai soggetti sociali. Per questo non avevo partecipato neanche nel 2007. In secondo luogo io sto lavorando per migliorare la legge in Parlamento, e non vedo perché dovrei andare anche in piazza. Alle organizzazioni che organizzano il Family Day ho detto: “Vi chiederei di fare qualcosa a favore, non contro”. In questo Paese non abbiamo bisogno di dividerci su temi delicati come i diritti civili.
(Pietro Vernizzi)