A un giorno dal Family Day e il giorno dopo l’inizio dell’Iter della legge sulle unioni civili in Parlamento, viene pubblicata la relazione finale della Conferenza Episcopale Italiana conclusione del proprio consligo tenutosi a Roma nei giorni scorsi. Dopo la prolusione di Bagnasco che aveva appoggiato il Papa nel difendere l’indissolubilità della famiglia, ora il documento della Cei che certifica un netto giudizio su cosa sono le unioni civili secondo il Vangelo e la Chiesa, anche se si tratta dell’ennesima ripetizione di quanto è già scritto e testimoniato dal cattolicesimo da sempre. «L’equiparazione in corso tra matrimonio e unioni civili con l’introduzione di un’alternativa alla famiglia, è stata affrontata all’interno della più ampia preoccupazione per la mutazione culturale che attraversa l’occidente». Secondo i vescovi italiani, negli interventi in cui hanno parlato del ddl Cirinnà hanno riaffermato “la consapevolezza ecclesiale di dover annunciare il vangelo del matrimonio e della famiglia, difendendo l’identità della sua figura naturale, i cui tratti sono recepiti nella stessa Carta costituzionale”. 



Dopo l’esordio di ieri oggi è già stop per la legge sulle unioni civili con il ddl Cirinnà che è stato spostato come esame delle pregiudiziali a martedì prossimo, per permettere una miglior preparazione alla norma e anche su accordo tra Lega e Pd per lasciare i senatori padani liberi di partecipare alla due giorni della Destra europea che si ritrova a Milano con Marine Le Pen. Ebbene, ma come è stata calendarizzata dunque la legge che sta portando, anche ad un giorno dal Family Day di Roma, polemiche, discussioni e fortissima tensione sociale? L’intenzione del Partito Democratico, che ancora sta cercando un accordo interno sulla stepchild adoption, è quella di approvare il ddl entro l’11 febbraio, riferiscono fonti di agenzia. La settimana che parte con il primo di febbraio sarà quella decisiva per la discussione in Aula dei vari emendamenti, con il ritiro della norma “canguro” di Marcucci (Pd) assieme al contemporaneo stralcio del 90% di emendamenti d’ostruzione presentato dalla Lega e da Forza Italia, in modo da ristabilire un dibattito per lo meno in partenza ragionevole. Se davvero i 6104 emendamenti generale verranno ridotti a poche decine, allora dopo la prima settimana di discussione, ci potrà essere da settimana prossima (8-12 febbraio) potrebbe essere quella decisiva per le votazioni. 



Arrivano chiare e nette le parole del Cardinal Scola sulla legge per le unioni ciivli, che da ieri è in discussione in Senato: i primi voti ed emendamenti arriveranno da martedì prossimo in poi, ma la polemica sull’impianto di alcuni punti del ddl Cirinnà non si placa. Secondo l’arcivescovo di Milano, una legge che riconosca i diritti di ciascuna persona è lodevole e giusta, ma no ad un impianto di legge che ricalchi l’istituto famigliare. Intervistato dal portale della diocesi di Milano, Scola ha voluto dare un giudizio sulla realtà quotidiana in politica di questi ultimi tempi, dicendo che «la famiglia è il rapporto stabile e aperto alla vita tra l’uomo e la donna che, oltre ad approfondire l’amore tra i coniugi, si fa carico dell’educazione dei figli, genera vita e si prende cura di due differenze fondamentali, la differenza sessuale e la differenza tra le generazioni”. Inoltre, “la differenza sessuale nella coppia genitoriale è insostituibile per il figlio. I cristiani e i vescovi su questo si stanno esprimendo all’unisono». Secondo il porporato la legge che fornisca diritti agli omosessuali deve esserci, come per tutte le altre persone: «i diritti devono andare alla persona e garantire la persona. Due i punti che comunque devono essere evitati: costruire un impianto di legge che ricalchi l’istituto familiare e ammettere la stepchild adoption, via per giungere massicciamente all’adozione – attraverso la pratica dell’utero in affitto – dei figli per le coppie omosessuali. Corriamo due rischi, il dissolvimento della società e al tempo stesso di mettere al mondo figli orfani di genitori viventi. Il legislatore deve tenere conto di questi dati».

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